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12H Cycling Marathon, febbre contagiosa

Due team ufficiali RED, due piazzamenti di rilievo e un'esperienza indimenticabile. La seconda volta alla 12H Cycling Marathon è stata ancora più memorabile della prima e, ora che abbiamo raggiunto il gruppo, lo seguiremo a Misano

Il PROLOGOSabato, ore 10:45. Disteso sul lettino dell’estetista la guardo mentre mi stende una cera rossastra e bollente sullo stinco. “Beh – mi dico – dolore sopportabilissimo…”Un attimo dopo estrae da una confezione una striscia di carta bianca, la fa aderire con cura alla gamba e strappa con decisione. “Porcavacca – mi correggo – che male bestiale!!!”L’asciugamano che mi copriva le pudenda era già finito sulla fronte per asciugare il sudore freddo che cominciava a imperlarla. I successivi venti minuti sono trascorsi dissimulando il dolore, dandomi dell’idiota per ciò che stavo facendo e cercando di non pensare a quanto mancasse alla fine del rito al quale avevo deciso di sottopormi.Ecco, questo era lo spirito con il quale il RED Team aveva deciso di affrontare la seconda edizione della 12H Cycling Marathon. Messo da parte quello decoubertiano dello scorso anno, che ci aveva comunque portato vicinissimi ai 40 all’ora di media e al 50° posto in classifica, abbiamo deciso che ci saremmo impegnati per fare bella figura. Ci siamo così caricati che abbiamo coinvolto colleghi e amici al punto di dover comporre due team per il numero di adesioni nettamente superiore alle aspettative…12H_Monza_2016_00I PREPARATIVIDei sette componenti del team originario eravamo rimasti in cinque (io, il Corda, il Boglia, il Carta e il Miglia), gli altri undici erano arrivati da ogni dove, accomunati da due requisiti: gamba tonica e spirito giusto. Ecco dunque l’Edo (esigente e incontentabile come Mou, per lui solo il top), il Silvio (falso imbranato, mosso in realtà da un preciso obiettivo), il Sormani (notaio/giornalista/viveur), la Giulia (triatleta da Iron, amante delle sorprese…), il Cribiù (cuoco dal quadricipite mostruoso), l’Aigor (superbiker con e senza motore), il Jack (dalla Sicilia con furore e 18.000 km all’anno), il Banfi (compassato manager dalla gamba depilata), il Gianni (atleta dal body facile), il Genti e il Chiesa (il dinamico duo).L’unico ammesso senza dover esibire curriculum, anche se si schermiva di non possedere i requisiti, era il Silvio (sulla patente Selvetti), che in bici diceva di esserci andato solo alle elementari! Gli abbiamo trovato un signor mezzo, lo abbiamo messo in sella e gasato come una bustina di Idrolitina, al punto che gamba e spirito sono arrivati in fretta (per qualcuno, anche troppo…).12H_Monza_2016_03Pensavamo che l’esperienza acquisita nella prima edizione e un allenamento quasi serio ci avrebbero portati a un buon risultato e questo, innescato dallo slancio competitivo di Edo, che aveva vincolato la sua partecipazione all’obiettivo di puntare ai piani alti della classifica, ci ha spinti a fare sul serio. Così sono cominciate le uscite serali, quelle in pausa pranzo e il commuting a pedali fra casa e redazione, per sfruttare il poco tempo libero a disposizione. Ciliegina sulla torta, la divisa ufficiale by Dama, con la “R” in bella vista e gli occhiali con lenti fotocromatiche by Ekoi.A meno tre giorni dal via, la prima tegola: il Carta si fa arrotare da un’auto (per fortuna senza gravi conseguenze) e quindi uno dei due team avrebbe corso senza una delle sue punte di diamante. A meno due dal via, la seconda tegola: Giulia, dopo aver malauguratamente scoperto che esisteva anche la categoria “solo”, ha deciso che avrebbe pedalato senza compagni, ossia senza di noi! Il suo animo gentile l’aveva però spinta a trovare un sostituto, il Roma (della famiglia dei triatleti infaticabili) così la nostra squadra avrebbe corso al completo.12H_Monza_2016_10aAd aumentare la tensione, insieme al conto alla rovescia, c’erano le previsioni meteo, che minacciavano uragani e che instillavano terribili dubbi su pneumatici e pressioni… Per fortuna, il giorno della gara il quadro era per incanto migliorato e sembrava che l’avremmo scampata. Alle 17 eravamo già tutti in autodromo, qualcuno col mazzo delle iscrizioni a fare la coda, gli altri ad allestire il box, che condividevamo con una coppia formata da una lei e un lui con massaggiatore personale. Arredato a fatica il nostro monolocale, per colpa delle cinque cassette di frutta fresca portata da Gianni, preparate le bici e attaccati numeri e luci si sono decise le strategie. Quest’anno, per dare l’idea di quanto fossimo seri, i cambi non li abbiamo più scritti su un foglio di Scottex ma su un foglio Excel, con tanto di logo, preparato dall’ingegnere (il Corda). Noi della squadra da otto avremmo fatto sei giri a testa, per poco più di 50′ a turno, così da restare il più possibile con il gruppo; il RED team orfano del Carta avrebbe invece replicato la tattica dello scorso anno, quindi 4 giri ciascuno.Cliccate sulle foto per leggere le varie fasi della gara

 

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