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Dario Pegoretti, Mister Acciaio

Persino Indurain, Pantani e Cipollini hanno pedalato le bici del telaista veronese, che ci racconta perché, ancora oggi, l’acciaio non è inferiore ad alcun altro materiale: ciò che conta è l’idea…

Luigino: si chiama così il telaio più classico, per forme e tecnologia costruttiva, della gamma Pegoretti. Porta lo stesso nome del suocero, la persona che gli ha insegnato il mestiere molti anni fa, quando le biciclette da corsa si costruivano solo così, con i tubi d’acciaio e le congiunzioni. Basta varcare la soglia dell’azienda, che oggi fa base a Caldonazzo, vicino a Trento, per scoprire un luogo accogliente, ricco di quadri alle pareti e progetti sparsi qua e là, e intuire che ciò che cerca Dario Pegoretti non è solo un omaggio allo stile vintage, ma qualcosa che ha a che fare in profondità con la tecnologia e con l’arte. Lo incontriamo qui, il guru dell’acciaio, l’uomo che ha “servito” alcuni tra i più grandi ciclisti del mondo, tra cui Miguel Indurain, Marco Pantani, Mario Cipollini e molti altri. Lui ci spiega perché l’acciaio ha ancora molto senso.Dario, perché costruire oggi una bici da corsa in acciaio? Semplice, perché quando ho iniziato, nel 1975, esistevano solo i tubi l’acciaio per costruire le biciclette. Oggi è il materiale che conosco meglio, visto che lo utilizzo da quasi 40 anni, e probabilmente non potrei far rendere al meglio gli altri.Nel frattempo sono arrivati l’alluminio, il titanio e soprattutto il carbonio: perché costruire biciclette da corsa in acciaio?Perché no? In termini di prestazioni l’acciaio non ha nulla in meno degli altri materiali. E in termini di peso? Non lo so, non peso mai i miei telai.Perché l’acciaio è utilizzato, ormai, per una percentuale minima dei telai da corsa, spesso riservato ai nostalgici e agli appassionati del vintage?I costruttori scelgono principalmente carbonio e alluminio perché sono tecnicamente più veloci da lavorare, richiedono meno passaggi, meno tempo; la procedura in generale è meno complessa. E poi oggi le biciclette si costruiscono principalmente nel Sud Est asiatico, dove sono meno esperti nella lavorazione dell’acciaio di quanto lo siamo in Italia e nei Paesi anglosassoni; formare le maestranze necessarie oggi sarebbe molto costoso.L’acciaio non è inferiore agli altri materiali, ma cosa lo caratterizza rispetto al carbonio o all’alluminio?Non è che l’acciaio abbia in sé delle proprietà che lo rendono migliore o peggiore di altri materiali. Il materiale in sé non conta.L’unica cosa importante è avere un’idea e poi saper utilizzare il materiale che hai a disposizione per farlo rendere al meglio delle sue possibilità. È per questo, ad esempio, che esistono bici in carbonio sbagliate o bici in alluminio validissime e così via.E qual è questa idea?L’idea da cui sono partito è stata quella di dividere i ciclisti in varie tipologie, quattro per l’esattezza, perché le esigenze sono diverse. Faccio un esempio legato ai motori: se fai il rappresentante e devi percorrere 600 km di autostrada, avrai un’auto comoda; se invece vuoi fare il giro del lago di Caldonazzo con una ragazza, è meglio un’auto sportiva.   Dall’idea alle biciclette?I quattro modelli originari, che, seppur continuamente aggiornati, rimangono ancora in produzione sono:un prodotto “tirato”, studiato per il racing, che ha come obiettivo la prestazione pura; uno per quei ciclisti che, pur avendo il gusto della bici da corsa, si accontentano di pedalare a 28 km/h e magari prima di fare rientro a casa non disdegnano una sosta in trattoria (sorride mentre me lo dice, forse insinuando che sia la bici adatta per me, NdR).La terza bicicletta ha un telaio studiato appositamente per le persone pesanti (120-130 kg). In Italia questo problema non è quasi avvertito, ma negli USA, il primo mercato in cui ho esportato, sì. E poi c’è un telaio super classico, omaggio alla tradizione italiana, a congiunzioni (Luigino). Negli anni ho inserito nella gamma un telaio in alluminio e uno in acciaio inossidabile, quest’ultimo quando Columbus si è messa a commercializzarlo.Il telaio in acciaio è eterno e non ha bisogno di manutenzione: è vero?Niente di più falso: è molto resistente ma richiede alcuni fondamentali accorgimenti per evitare il pericolo più grande: la ruggine; non quella che viene dall’esterno, visto che le superfici esterne sono protette dalla vernice e in quel caso la ruggine è comunque visibile. Il problema è l’interno, dove la condensa che si forma nei tubi, soprattutto nei luoghi con alta percentuale di umidità e di sale nell’aria, può essere dannosissima. Il problema si è accentuato negli ultimi anni con lo spessore dei tubi che si è assottigliato. Oggi ci sono tubi da 0,5 mm di spessore.Come si rimedia al problema della ruggine?Si rimedia applicando una pellicola protettiva una volta all’anno. L’operazione è facile perché ogni tubo del telaio ha un buco (necessario per il processo di saldatura a TIG) e quindi basta versargli dentro un apposito liquido, ma va bene anche un qualsiasi olio idrorepellente. Se si utilizzano tubi in acciaio inossidabile, che non arrugginisce, il problema della corrosione ovviamente non esiste.La tecnologia dei telai in acciaio è ferma a quarant’anni fa o c’è stata un’evoluzione?Mi definisco un conservativo, punto molto sulla sicurezza dei telai, ma la tecnologia è in continua evoluzione. A volte è fatta di piccoli cambiamenti, altre di svolte epocali, come quella della saldatura a TIG (Tungsten Inert Gas, di cui Pegoretti e i suoi uomini sono maestri, procedimento che consente giunture di grande qualità e la possibilità di utilizzare infinite forme di tubi, mentre nei vecchi telai, per far coincidere tubi e congiunzioni, le forme dovevano essere standard – NdR).Svelaci un segreto o una particolarità del MXXXXXO (il telaio “tirato”)Il tubo orizzontale è veramente orizzontale: non è affatto provato che il telaio “slooping” (con il tubo orizzontale inclinato) sia migliore e incida in qualche modo sulle prestazioni. Tanto vale allora rispettare la nostra tanto lunga e ricca tradizione italiana.  

 

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