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Martina Grimaldi, oro e simpatia

Stare in acqua 5 ore? Normale. Ecco come Martina Grimaldi, campionessa mondiale sui 25 km di nuoto, si racconta nella nostra intervista, svelandoci un segreto. Lo sapevate che anche in acqua si sfrutta la scia?

Medaglia d’oro nella 25 km a Barcellona, ma alle spalle molti altri titoli mondiali sulle lunghe distanza: Martina Grimaldi è stata una delle protagoniste della recente kermesse iridita. L’abbiamo raggiunta per farci spiegare cosa significa vincere una gara sovrumana come la 25 chilometri di fondo, che impone oltre cinque ore di permanenza in acqua.
5 ore in acqua, cosa significa?
Per noi è piuttosto normale, gli allenamenti durano almeno 2 ore e mezza. E ne facciamo uno al mattino e uno al pomeriggio, per cui alla fine stiamo in media 5 ore in acqua al giorno. Durante la gara va considerato che il ritmo non è sempre “a tutta” dall’inizio alla fine: le prime ore sono un po’ più tranquille, praticamente un “bagnetto”…  Bisogna dosare al meglio le energie per farsi trovare pronti nel finale.La cosa incredibile è che dosi le energie ma poi, come a Barcellona, la gara può finire al fotofinishSì, se non riesci a staccare nessuno prima arrivi al fotofinish.

Ne parli come se fosse una cosa normale… In realtà non è tanto normale, non capita spesso che arrivino tre atlete sulla stessa linea.
Spesso, però, arriviamo in un gruppetto, ma c’è sempre qualcuno che scatta e quindi si passa la linea del traguardo in modo un po’ più diluito, certo non con un decimo di distacco una dall’altra.
Ci si abitua a vincere? 
Diciamo che ci si prova e si lavora per poter fare sempre bene. La mia gara, in realtà, è più la 10 km (dove ha vinto davvero tanto, ndr). Ho continuato a fare la 25 km ma in realtà puntavo al risultato sulla 10, che invece non è andata bene. Avevo da fare la 25 e l’ho affrontata con un po’ più di rabbia, proprio per il risultato non positivo della 10. Ma l’ho affrontata anche a cuor leggero: due gare le avevo fatte e non erano andate benissimo, ho detto proviamo e vediamo come va. Ed è andata bene…
Quali sono le malizie necessarie per gareggiare in mare aperto?
Una delle cose più importanti è stare più “lunghi” possibile (bracciate più ampie e più lente), perché se aumenti il numero di bracciate sono solo energie che perdi. Poi se riesci a trovare qualcuno da seguire questo aiuta non poco, sperando che faccia la rotta giusta.
Quindi anche nel nuoto si sfrutta la scia?
Sì, da noi si può: come su terra quello davanti taglia l’aria, nel nuoto taglia l’acqua.
Che ne pensi delle tue compagne che nuotano in piscina ma che hanno paura dell’acqua profonda?
Se si è in compagnia non si ha paura: anche io all’inizio quando mi trovavo da sola in un posto con l’acqua molto profonda percepivo un po’ di fastidio, soprattutto in occasione delle prime gare. Però quando sei in gruppo non ci pensi più.
Cosa significa per te la parola “estremo”?
Per me è estremo il verticale, gli atleti che arrampicano sulle montagne appesi a un “filo” e basta. Non soffro di vertigini ma l’arrampicata per me è veramente estrema.
Che rapporto hai con il gruppo sportivo Fiamme Oro?
Mi trovo veramente bene in questo gruppo, perché oltre a darmi la possibilità di prepararmi con il mio allenatore Fabio Cuzzani, mi consente di fare trasferte importanti. Ad esempio ora sto partendo per il Canada ed è proprio il gruppo sportivo che mi consente di andare là ad allenarmi con i miei colleghi. Ed è proprio un bel gruppo, ci troviamo molto bene insieme.
Un’atleta al tuo livello può vivere di sport?
Nel nostro sport se non si fa parte di un gruppo sportivo si fatica parecchio.
Se ti dico moto, auto e bici quale scegli?
Sicuramente le moto, mi piacciono! Ne sono attratta ma temo che non sarei proprio in grado di guidarle. Infatti uso sempre la macchina. Però la moto mi piacerebbe provarla, anche perché mi piace la velocità, e credo mi farei prendere la mano…
Ti piace la velocità ma per le tue gare hai scelto una disciplina “lenta”.
Sì, non ho una gran velocità di base, quella per intenderci che serve per fare le gare in vasca, quindi mi sono spinta all’estremo opposto con il fondo.

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