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Aston Martin Thunderbolt: il ritorno di Henrik Fisker

Dopo il flop dell’originale Karma, il designer danese rispolvera il passato tornando a lavorare su di un’Aston Martin. La Vanquish così rivista abbina un fascino esclusivo a finiture d’iper lusso. Immutato il V12 5.9 da 576 cv.

L’elettrica ad autonomia estesa Karma non ha avuto successo? Henrik Fisker, padre della BMW Z8, non demorde e, dopo il fallimento nel 2013 della Casa automobilistica con il proprio nome, torna a proporre una supercar. Questa volta ripercorrendo i propri passi, vale a dire tornando a lavorare su di un’Aston Martin; brand per il quale il designer danese è stato per anni responsabile dello stile.AstonMartinV12VanquishThunderbolt-001Basata sulla supercar Vanquish, la one off Thunderbolt può contare sull’assetto ribassato di 15 mm, i cerchi in lega dedicati da 21 pollici e, soprattutto, l’inedita linea affidata a pannelli della carrozzeria integralmente in fibra di carbonio. Materiale, quest’ultimo, appannaggio anche della vettura originaria. Nessuna modifica sotto il cofano, dove pulsa il classico – per la Casa di Gaydon – 12 cilindri a V 5.9 da 576 cv, abbinato a una trasmissione automatica sequenziale a 8 rapporti e garante di uno scatto da 0 a 100 km/h in 3,8 secondi a fronte di una velocità massima di 324 km/h.AstonMartinV12VanquishThunderbolt-009L’abitacolo è quanto di più raffinato: ai rivestimenti in pelle pregiata dell’italiana Natuzzi si accompagnano un inedito touchscreen curvo Panasonic da 11,6 pollici, cuore del sistema d’infotainment, e un esclusivo cronografo Maurice Lacroix integrato nella plancia. La Thunderbolt non è destinata a essere prodotta in piccola serie, bensì a rimanere un esemplare unico. Almeno sulla carta, dato che la factory californiana Galpin Motors è pronta a realizzare su ordinazione i kit di trasformazione.

 

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