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Prova Volkswagen e-Golf

Fuori è una Golf, sotto al cofano ha un motore elettrico che assicura fino a 190 km di guida a emissioni zero. L’abbiamo provata per scoprire che l’anima Golf non è andata perduta, anzi…

LIVE30 milioni di auto vendute nel mondo, quasi 2 milioni e mezzo solo in Italia dove ne circolano ancora oltre 600.000. L’unica auto al mondo con 5 differenti alimentazioni: benzina, Diesel, metano, elettrico e ibrido). Ne ha fatta di strada la Volkswagen Golf da quel 29 marzo 1974, anno in cui la prima auto uscì dalle catene di montaggio di Wolfsburg. Se c’è un modello che merita l’appellativo di “auto del popolo” (Volkswagen, appunto) è proprio la Golf, splendida quarantenne che è stata capace di entrare nel cuore degli italiani se si pensa che, parlando di auto nuove, una su tre acquistate nel Belpaese è proprio una Golf. E Volkswagen ovviamente si coccola la sua primadonna regalandole tutte le attenzioni del caso. Da quando è arrivata la Golf VII la famiglia non ha mai smesso di crescere, con la berlina prima (comprese le versioni sportive GTI GTD e R da 300 cv), poi con la Variant e infine con la monovolume Sportsvan, la monovolume. L’arrivo dell’elettrica e della GTE ibrida non è, quindi, che il completamento naturale della gamma verso una mobilità più attenta all’ambiente.Già in vendita in Italia a 37.000 euro, la media a zero emissioni di Wolfsburg è mossa da un motore elettrico da 115 cv e 27,6 kgm di coppia; analogamente alla vettura standard prevede la trazione anteriore. Scatta da 0 a 60 km/h in 4,2 secondi e da 0 a 100 km/h in 10,4”, mentre la velocità massima è autolimitata a 140 km/h. Prestazioni che tengono fede all’animo sportiveggiante che ha sempre caratterizzato la Golf e che non penalizzano più di tanto l’autonomia, visto che la e-Golf promette 170 km dichiarati che possono diventare 190 nel caso si opti per un pacco batterie maggiorato. Non male se si pensa che il pendolare medio non percorre oltre i 50 km al giorno. Confermando una dotazione simile a quella delle Golf a combustione, la e-Golf aggiunge qualcosa in più: è, infatti, l’unico modello della gamma a disporre di serie del sistema di radio-navigazione Discover Pro di altissima qualità. Un sistema che si potrà godere al massimo visto che sulla e-Golf anche in movimento regna il silenzio assoluto.Come spesso accade con le elettriche, anche la e-Golf può essere gestita interamente da uno smartphone tramite l’app Volkswagen Car-Net e-Remote che consente di avviare da remoto il caricamento delle batterie, la climatizzazione autonoma a motore spento (durante la carica) oppure di visualizzare tutti i dati, compreso lo stato della carica. Prestazioni e consumi possono essere gestiti da tre mappature (Normal, Eco, Eco+) che consentono di scegliere tra performance o consumi bassi. Per limitare al massimo l’assorbimento di energia, la e-Golf è dotata di fari sia anteriori sia posteriori a LED. Interessante la garanzia, specie sulle batterie: 8 anni o 160.000 km.DRIVELa cosa bella della e-Golf è che… è ancora una Golf. Finiti i tempi delle auto a forma di supposta (motivata ovviamente dalla ricerca della migliore efficienza aerodinamica) e con ruote da bicicletta, ora le auto elettriche assumono finalmente connotati normali, che le rendono oltre che più ecologiche anche dotate di maggiore appeal per un pubblico normale. La e-Golf, infatti, non si fa notare se non per qualche particolare come i copricerchi più aerodinamici e l’immancabile mascherina chiusa tipica di tutte le auto elettriche che non hanno radiatori da raffreddare.Chi come me ha avuto la fortuna di provarne un po’ dovrebbe averci fatto il callo, tuttavia girare la chiave e non sentire alcun rumore lascia sempre piacevolmente sorpresi. Quando partiamo per il test la batteria è piena ma l’autonomia indicata è di 151 km con la mappa Normal. Volante, posizione di guida, cruscotto: tutto è estremamente familiare a chi con le Golf ha sempre avuto a che fare. Solo che al posto del contagiri c’è l’indicatore di assorbimento/carica delle batterie e sul display centrale si possono vedere gli immancabili flussi di energia, che ci indicano se siamo particolarmente bravi (o spreconi) nell’utilizzo dell’energia. Leva del cambio in “D” (non ci sono marce, le elettriche sono monomarcia) e siamo pronti a partire. Il motore elettrico da 115 cv non si fa aspettare, sfiori l’acceleratore con piede felpato e la e-Golf si muove morbida nel totale silenzio, affondi con decisione e lo scatto è perentorio, con prestazioni paragonabili a quelle di un buon turboDiesel.La sportività, quindi, non è venuta meno. Soprattutto non è venuto meno è il bilanciamento dinamico che regala alla versione elettrica la stessa precisione di guida e lo stesso equilibrio delle Golf a combustione. Merito sicuramente di una disposizione azzeccata di tutti gli elementi tecnici – le batterie sono piazzate posteriormente sotto al pianale, quasi all’altezza dell’asse posteriore – e di un telaio che anche in versione “elettrica” si fa apprezzare.Come con tutte le auto elettriche la guida diventa una sfida, con la batteria e con il computer di bordo che ci ricorda di continuo che l’autonomia cala. Quando si viaggia a elettroni vanno un po’ resettati i parametri: meno frenate brusche e più rallentamenti “lunghi” per dare modo alla decelerazione di ricaricare le batterie. Pratica che può essere aiutata se si piazza il cambio in “B”, la posizione più “rigenerativa” che aumenta il freno motore e quindi ricarica le batterie con maggiore efficacia quando si molla l’acceleratore. Una posizione, questa, che richiede un minimo di assuefazione, perché rilasciando il “gas“ la decelerazione è piuttosto consistente, ma si fa presto ad apprezzarla quando si inizia a guidare praticamente solo con l’acceleratore. In ogni caso sulla e-Golf la frenata rigenerativa è molto meno invadente che su altre auto elettriche provate ultimamente, dove lasciare il pedale del gas equivale a frenare molto (su alcune si accendono addirittura gli stop).È una alternativa alle normali auto a combustione? La risposta è: dipende. Anche senza ricorrere alla batteria maggiorata, 170 km di autonomia non sono pochi e difficilmente chi si muove in ambito urbano (ma anche chi è pendolare a breve raggio) riesce a percorrerne più di 100 al giorno, per cui si disporrebbe di autonomia sufficiente ad affrontare qualsiasi “imprevisto” (perché pare che il terrore di tutti sia “e se mi invitano a mangiare una pizza come faccio ad andarci se ho le batterie scariche”?). Il problema ormai non sono le auto, ma le infrastrutture per caricarle. Ma, viste le percorrenze medie di chi guida in città, non solo riuscirete ad andare a mangiare la pizza, ma riuscirete anche a fare un bel dopocena.

 

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