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KTM RC8R Track Trofeo Bridgestone Franciacorta

La gara di casa, complicata dal meteo inclemente, finisce con un nulla di fatto. Siamo protagonisti fin dalle prove, ma non basta

Un istante. Un secondo. Forse meno. Vorresti premere il tasto rewind, tornare indietro e non rifare la stessa scelta. Invece no, il tasto non c’è. In compenso quella scena ti batte in testa come un disco incantato che continua a far sentire la stessa strofa, come un loop psichedelico che si ripete ossessivo. Raccontare le gare è sempre bello, soprattutto quando c’è il lieto fine. Ma non sempre va a finire proprio così: a volte il finale non è lieto per niente e invece di una possibile vittoria ti trovi a raccontare un'amara sconfitta. Franciacorta, domenica, 10 del mattino. Siamo al settimo giro di una gara decisiva per il campionato. In bagarre Flavio Gentile e io, le nostre KTM RC8R viaggiano a stretto contatto. Gli altri, tutti, sono già lontani, staccati di 5 secondi più o meno.

La situazione è complicata, molto: è un week end bagnato (tanto per cambiare) e dopo che la pioggia è scesa per tutta la notte, un pallido sole sta tentando di asciugare la pista, senza riuscirci del tutto. A tratti il circuito Daniel Bonara è asciutto, ma c’è qualche pozza, e alcune zone sono ancora interamente bagnate. È una lotta di nervi, oltre che di polso e io so benissimo che, dopo aver faticato nelle prove, Flavio in gara non è certo uno che sta dietro.

 

 

La RC8R Track è al parco chiuso, ala spezzata dall'high side.

Infatti mi ha appena passato facendomi vedere che lui c’è. Gli rendo il favore alla staccata del “cavattappino”, l’ultima totuosa esse che porta al rettilineo di arrivo. Anche io ci sono.  Non per molto, purtroppo. Dopo aver condotto la gara in testa per 7 giri, sempre alla stessa staccata del cavatappino arrivo un po’ lungo: uno, due metri al massimo. In quella zona le auto hanno letteramente sgranato l’asfalto, ci sono sì e no 40 centimetri buoni dove poter passare con la moto, e mettere le ruote nella zona rovinata significa rischiare molto. Sono largo ma l’istinto mi dice di chiudere lo stesso la curva. E sbaglia, perché appena la ruota posteriore finisce sulla zona rovinata (che tra l’altro è ancora piena d’acqua) perde aderenza. In un sol colpo sono sceso dal podio, dalla testa del campionato e… dalla moto che, incolpevole, mi lancia con il più classico degli highside.

 

Siamo talmente vicini in quel momento, Flavio e io, che la sua RC8 passa sopra alla mia, e cade pure lui. Senza danni gravi alla moto riesce a ripartire e nonostante il cambio resti bloccato in terza marcia a causa della caduta finisce sul podio, anche se sul gradino più basso. Io invece mi ritrovo con il semimanubrio destro spezzato e non posso fare altro che abbandonare, prendendo mesto la via dei box. Ho sbagliato tattica? Potevo semplicemente andare largo, far passare il mio avversario e giocarmela negli ultimi giri? Sicuramente sì. A mente fredda tutto tutto è più semplice, il ragionamento prevale sull’istinto. Ma quando sei lì, con il manubrio tra le mani, nella testa di un pilota ragione e istinto combattono una autentica battaglia. A volte ha la meglio l’istinto, quando ti fa osare, quando ti aiuta a fare cose che non crederesti possibili. Altre volte sarebbe meglio che la ragione prevalesse. Certo è che la guida in pista non lascia tempo per riflettere. Spesso mentre stai pensando stai già agendo, un buon allenamento per il cervello, una buona lezione quando sbagli.

E così archivio con le orecchie basse la “gara di casa” – l’autodomo di Franciacorta è sicuramente quello che frequento di più – che poteva essere un buon match ball per il campionato e invece mi lascia con un sapore amarissimo in bocca e 6 punti di distacco dal nuovo leader.

Dico la verità quando sostengo che a inizio stagione al campionato non pensavo affatto. L’idea era più che altro di correre con una KTM RC8R Track, senza alcuna modifica, e vedere cosa si poteva fare con una moto di serie sì, ma pronto gara. La gara di Franciacorta non era nemmeno nei miei programmi, troppo a ridosso delle vacanze (sono rientrato venerdì sera e ho saltato anche le prove libere). Ma poi, ovviamente, quando sei lì che te la stai giocando è chiaro che provi a vincere. Quando sono sbarcato in autodromo venerdì sera – sotto l’acqua, tanto per gradire: ricordate cosa scrissi a proposito degli anni bagnati? – la situazione era questa: Cordara in testa al campionato con 10 punti di vantaggio su Gentile. Con due gare ancora da disputare e 50 punti in palio niente è deciso, ma un buon risultato qui avrebbe potuto darmi una certa sicurezza in vista dell’ultima gara del Mugello. Sicurezza relativa, perché come dimostra proprio questa gara può succedere di tutto. Ero fiducioso e i turni di qualifica sembravano darmi ragione.

Dopo un mese in cui ho guidato solo mountain bike, esordisco direttamente con le prove ufficiali e con le rain montate, perché la pista è bagnata. Un trauma. Per fortuna che queste curve le conosco bene e che l’asfalto di Franciacorta è ottimo con il bagnato. Le Rain Bridgestone (eccellenti) fanno il resto e il risultato è che dopo qualche giro inguardabile riprendo il feeling e guido benino, chiudendo terzo. Molto meglio va nel secondo turno, non piove e la pista è quasi totalmente asciutta, anche se lungi dall’essere gommata e veloce. Rimontiamo le R10 (che in queste situazioni vanno alla grande) e in pochi giri riesco a spingere senza troppi problemi.

La KTM è perfetta, e come ho già detto, ha uno dei suoi punti di forza nella capacità di portarti subito a guidare al limite. Inoltre dopo che abbiamo trovato il giusto equilibrio ciclistico mi rendo conto che da pista a pista cambiamo pochissime cose: qualche click, un giro di molla e basta. Oltretutto la moto austriaca è leggerissima (alla pesa delle verifiche tecniche 176,2 kg in ordine di marcia, siamo poco lontani dal limite dei 165 kg delle SBK, con una moto di serie!): significa dai 10 ai 15 kg in meno rispetto alle quattro cilindri che hanno sì più potenza ma anche molta meno agilità. Come ho sempre detto, i cavalli in più servono sicuramente in rettilineo, ma il peso in meno lo senti sempre, in rettilineo, frenata e curva.

Onestamente Franciacorta è la pista perfetta per mettere in mostra le potenzialità della RC8, che infatti non tardano ad emergere. Qui non serve molta potenza, ma una ciclistica a punto e tanta agilit,  doti che appartengono senza dubbio alla sportiva austriaca, soprattutto quando equipaggiata con le Bridgestone che la rendono se possibile ancora più svelta. Pochi giri e sono già veloce. Quando sventola la bandiera a scacchi sono in pole position con 1.15.2, 8 decimi di vantaggio sul secondo qualificato Rossano Albanese, poco più sul terzo William Marchesi e un secondo netto su Flavio Gentile, che partirà proprio dietro di me in quarta posizione.

C’è di che star tranquilli? Manco per niente, un po' perchè quando sono in Pole (ed è accaduto molto di rado) succede semrpe qualcosa. Un po' perché con Franciacorta mi escono sempre gare strane, un po' perchè so come poi puntualmente si verifica che in gara Flavio sarà protagonista. Non sono affatto tranquillo.  E pensare che ho pure azzeccato la partenza… La pista è davvero insidiosa e facciamo un po’ l’elastico; nei tratti asciutti sento il rumore della sua KTM che si allontana, in quello bagnato lui è più coraggioso e bravo di me e si rifà sotto. Nonostante il fondo imperfetto giriamo quasi sui tempi della qualifica, insomma stiamo andando forte e dando spettacolo. Almeno fino a quel maledetto settimo giro…  Del resto il motosport è così, chi sbaglia paga e in campionati così corti non ci si possono permettere errori, uno zero è pesante. La gara. Vincerà William Marchesi (Honda), secondo Rossano Albanese (Aprilia), terzo Flavio Gentile. Ci vediamo al Mugello, di sicuro non ci diamo per vinti.

 

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