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Paton S1, la stradale di Pattoni

Livrea verde, immancabile, e una linea che è un omaggio alle racer degli anni Sessanta. Così Paton, artigiano meneghino, lancia la sua prima stradale, una bicilindrica 650 da 72 cv e 158 kg

Nostaglia degli anni Sessanta? Eccovi serviti dalla prima Paton stradale, un vero e proprio omaggio alle racer di quell’epoca. Si chiama S1 e segna il debutto della Paton nel mondo delle moto omologate. Fino a oggi, infatti, le creature della famiglia Pattoni – prima del mitico Peppino, oggi del figlio Roberto che ne prosegue l’attività – erano state riservate solo ed esclusivamente alle competizioni. Per chi non lo sapesse, ma chi ha qualche primavera sulle spalle se lo ricorda certamente, la famiglia Pattoni, fortemente legata alle sue radici milanesi, ha sempre mangiato pane e corse.

Di artigiani dediti alle competizioni è sempre stata piena l’Italia. La differenza, Pattoni l’ha sempre fatta nel “dove” correva: Tourist Trophy e GP classe 500, il top dei campionati dove Honda, Yamaha e Suzuki se le davano di santa ragione e dove in griglia c’erano anche le verdi moto milanesi. Altri tempi, in cui al Mondiale ci si andava con la roulotte e un meccanico al seguito. Tempi in cui anche la classe regina aveva la griglia piena. L’esperienza Paton nel Mondiale è terminata nel 1997, ma la factory milanese non ha mai smesso di lavorare, sia per operare sulle proprie moto d’epoca, sia per produrre le altrettanto milanesi CR&S VUN, aggiungendo nel 2010 una provocazione con la 500 Gran Premio, una GP quattro cilindri due tempi destinata a un manipolo di appassionati. Il 2014 segnerà, invece, il debutto della prima moto Paton stradale, dopo un volo radente alla scorsa EICMA – dove faceva bella mostra di sé allo stand Officina Moto Italia assieme a CR&S, Magni e Zaeta – la Paton S1 è pronta per arrivare sul mercato a un prezzo da vero amatore, oltre 20.000 euro.

Italiana ma non del tutto, la S1 è equipaggiata con un motore Kawasaki bicilindrico in linea da 650 cc, lo stesso montato sulla ER-6n e capace in questa versione di erogare 72 cv a 8.500 giri, che la possono spingere fino a 215 km/h. Una scelta probabilmente non in linea con l’italianità del progetto (ve la immaginate una Paton con il tre cilindri MV?) ma che sicuramente è una garanzia di affidabilità e ha risolto un bel po’ di problemi di omologazione.

Il motore è stato inserito in una ciclistica che più classica non si può, composta da un telaio a doppia culla in acciaio e forcella tradizionale (ma completamente regolabile), pinze rigorosamente assiali e una coppia di ammortizzatori (Ohlins) anche loro completamente regolabili. Anche il forcellone è in acciaio, materiale che non ha impedito a Paton di fermare la bilancia a soli 158 kg in ordine di marcia: la S1 è una vera piuma. In ossequio allo stile del progetto le ruote sono rigorosamente a raggi: unica concessione alla modernità il diametro da 17 pollici con pneumatici da 120/70 e 160/60.

Attorno a questo pacchetto tecnico, Pattoni ha costruito una moto dal look prettamente classico: l’impatto è notevole, la S1 appare come una vera e propria racer del passato. Al giorno d’oggi, in un momento in cui le Café Racer e le moto artigianali piacciono molto, la Paton potrebbe avere un suo perché.

 

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