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Yamaha R1 2015

Ecco la tanto attesa risposta giapponese alle SBK europee. La nuova Yamaha R1 2015 trasforma in realtà la fantascienza, con materiali, prestazioni ed elettronica mai così evoluti. Una M1 con targa e fanali? Ci siamo davvero molto, molto vicini..

Assopiti, frastornati. Abituati in passato ad essere bombardati dalle novità provenienti dal Sol Levante, ci sembrava molto strano che le Case giapponesi potessero lasciar fare così impunemente agli europei nel segmento a loro tanto caro. Yamaha e Honda, che si prendono a schiaffi da anni in MotoGP (lasciando agli altri solo le briciole), sembravano voler rimanere a guardare mentre gli europei si sbizzarrivano con prodotti di serie sempre più potenti, equipaggiati e ricchi di elettronica. Concentrate su altre priorità? Probabile, i numeri contano e far tornare i conti per aziende globali come sono quelle giapponesi è importante quanto vincere la MotoGP. Ma chi conosce i jap sa che non stanno a guardare e che per loro partecipare non conta: vogliono essere protagonisti. Dai sogni non si può fuggire, prima o poi tornano. Le maxi sportive sono morte? Se ne vendono poche? E chissenefrega! Alziamo anche noi l’asticella, creiamo moto esclusive, per pochi, esagerate. Moto per cui il termine Superbike trova un nuovo significato, analogo a quello che nel mondo auto assegniamo alle Supercar. La crisi ha forse fatto smettere Ferrari, McLaren e Pagani di produrre auto da sogno? La risposta è no, anzi! Quindi sotto con le moto da sogno, anche se si vendono le sportive da 300 cc, poco importa. Moto come la nuova Yamaha R1 DEVONO esistere per dare un senso ai sogni di ciascuno di noi.La risposta alla prepotenza europea poteva arrivare solo da Yamaha, la Casa giapponese che ha sempre dimostrato di saper osare più delle altre quando si parla di tecnologia applicata alle moto di serie. Anche lei si era un po’ assopita, ma ora è come se l’avessero svegliata con una secchiata di acqua gelida in faccia.A Iwata si sono rimboccati le maniche e pure i pantaloni, e si sono messi a ridisegnare completamente la R1, partendo da zero e mantenendo come legame con il precedente modello solo la cilindrata (998 cc) e la tecnologia “crossplane” dell’albero motore con fasatura a 270°-180°-90-180° a scoppi irregolari. Poi cambia tutto: testa, distribuzione (ora con bilancieri a dito e valvole di aspirazione in titanio), cilindri, lo stesso albero motore (inerzia ridotta del 20%), bielle (in titanio -40% di peso). Cambiano anche il rapporto alesaggio e corsa (79×50,9 più superquadro),  il rapporto di compressione (13:1) e la frizione alleggerita del 19% e naturalmente dotata di dispositivo antisaltellamento. Tutto per una potenza dichiarata di 200 cv “statici” ossia con airbox non in pressione. Limite, questo, che i costruttori giapponesi si sono imposti di non superare con un gentlemen agreement.Se la meccanica è di per sé interessante, l’elettronica della nuova R1 fa davvero impressione. La promessa di rendere la tecnologia da MotoGP disponibile per tutti è in questo caso stata mantenuta, perché la piattaforma inerziale (battezzata IMU, come quella Ducati…) a sei assi che Yamaha ha montato sulla nuova R1 è qualcosa che fino a oggi non si era mai visto. Tre giroscopi e tre accelerometri misurano rollio, beccheggio e (novità) imbardata. Questo consente alla centralina di monitorare per 125 volte al secondo la posizione della moto e di conseguenza adattare erogazione, posizione farfalle, intervento del traction control (che funziona in relazione all’angolo di piega), dell’ABS-UBS (anch’esso capace di gestire le frenate in curva) e di un nuovo sistema di controllo brevettato da Yamaha e battezzato SCS (Slide Control System) che gestisce la derapata. Non un traction control, quindi, ma un sistema “performance oriented” che riesce a gestire lo spostamento laterale della moto in accelerazione. Un sistema che, secondo quanto affermato da Yamaha, è stato inserito sulle M1 da MotoGP solo due anni fa e ora arriva per la prima volta su una moto stradale. A questo si aggiungono quickshifter (cambio elettronico), launch control, e Lift control ossia il controllo della impennata in accelerazione. Tutto è ovviamente regolabile dal pilota che potrà contare su 4 mappature di base comunque personalizzabili a piacimento fino ad arrivare a mappature completamente custom.Potrebbe bastare? Potrebbe, se non fosse che Yamaha ci ha dato dentro anche con la ciclistica, cercando di alleggerire al massimo la nuova R1, che infatti ferma la bilancia a 199 kg in ordine di marcia (179 a secco) grazie all’utilizzo importante di materiali pregiati. Il serbatoio è in alluminio ma la vera chicca è il magnesio utilizzato per ruote (-900 grammi rispetto al passato), telaietto reggisella e coppa dell’olio. In titanio è realizzato lo scarico.Il telaio Deltabox in alluminio è stato ovviamente ridisegnato per adattarsi al nuovo layout del motore (molto più compatto che in passato) ma la moto è stata compattata in generale con un interasse da record per una 1.000 cc: solo 1.405 mm, 10 in meno della R1 precedente, la stessa misura di cui si accorcia il forcellone ora di 570 mm, mentre non cambiano le misure di avancorsa e inclinazione del cannotto. Nuovo è il mozzo anteriore da 25 mm di diametro scelto per aumentare la sensibilità di guida. Le sospensioni (ovviamente regolabili) sono firmate KYB e le pinze freno sono monoblocco. Per i più competitivi è disponibile (optional) anche il sistema CCU (Communication Control Unit) che ha funzione di acquisizione dati con GPS e può interfacciarsi con un tablet via WiFi per scaricare i dati di guida (tempo sul giro, velocità, angoli di piega) ma anche per gestire le mappature. In sostanza si possono scaricare, caricare e condividere le mappature della moto con altri piloti. Le informazioni sul funzionamento della nuova R1 passano anche attraverso il display TFT con base di ben 109 mm.YAMAHA R1MPensare di andare oltre è quasi impossibile, ma è la stessa Yamaha a superarsi proponendo una versione praticamente “pronto gara” della nuova R1. La Yamaha R1M parte dalla base della R1 standard (ma si può definire standard una moto del genere?) e aggiunge il sistema CCU di serie, carenatura e parafango in fibra di carbonio, serbatoio spazzolato e soprattutto sospensioni Ohlins semi attive battezzate ERS (Electronic Racing Suspension), gestite anch’esse dalla piattaforma inerziale. La R1M è una edizione speciale con disponibilità limitata ordinabile via internet e con una gestione esclusiva post-vendita. Chi riuscirà a entrarne in possesso potrà partecipare alla YRE (Yamaha Racing Experience), una sorta di campus dove oltre a girare in pista seguiti da istruttori d’eccezione, si potrà approfondire la conoscenza dei setting della R1 con personale Yamaha.Non vi prudono le mani?

 

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