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Prova Yamaha MT-03

Torna la Yamaha MT-03 ma questa volta ha un cilindro in più e un po’ di cc in meno. Agilità, maneggevolezza e un motore pepato sono gli ingredienti per conquistare il possessore di patente A2, ma non solo. Il Dark Side è alla portata di tutti
 LIVEInevitabile. Dopo aver lanciato la sportiva R3 lo scorso anno, Yamaha la spoglia e crea la MT-03. La famiglia delle MT continua a crescere e ora ha raggiunto i cinque elementi. Si va dalla piccola MT-125 alla corpulenta MT-10 (che proveremo presto), passando per MT-07 e MT-09. A Yamaha sono bastati due anni per ridefinire completamente la gamma naked.
Come dite? Vi pare di averlo già sentito? Bravi. Il nome non è nuovo: chi ha memoria ricorderà che apparteneva a un’apprezzata e originale monocilindrica da 660 cc, che possiamo considerare assieme alla MT-01 la madre di tutte le MT. Ora questa sigla è perfino più centrata che in passato, visto che la MT-03 monta un pimpante bicilindrico da 321 cc, con potenza di circa 42,2 cv a 10.750 giri e 29,6 Nm di coppia a 9.000 giri, lo stesso che muove la R3, appunto.

YamahaMT03-005Medesima base tecnica ma, in questo caso, aspetto da naked aggressiva, anche se la promessa è di una seduta rilassata con manubrio largo e sella bassa (780 mm) che possa essere amichevole per tutti. Amichevole anche il peso perché con 168 kg in ordine di marcia la MT-03 è una delle più leggere del segmento. Non solo il motore, anche la ciclistica è in comune con la R3. Il telaio è in tubi in acciaio da 35 mm di diametro e sfrutta il motore come elemento stressato; il forcellone è asimmetrico con il braccio destro dotato di capriata di rinforzo, l’impianto frenante si affida a due dischi, 298 mm davanti e 220 mm dietro. Inevitabili i richiami alla serie MT con cui Yamaha ha sfondato sul mercato: la MT-03 appare ben disegnata, ben costruita, in linea con tutti i progetti Yamaha in cui l’attenzione alle finiture e ai dettagli è sempre massima. A 5.090 euro.RIDEQuasi irriconoscibile, a prima vista, tanto è diversa nell’estetica, frastagliata, con mille spigoli. Osservando bene la meccanica e la ciclistica della MT-03 si scorge che sotto si nasconde la YZF-03, perché la sostanza tecnica è quella, non si scappa. L’impatto visivo, come proporzioni, è quello di moto di maggior cilindrata (500-600 cc), ma di dimensioni compatte, come si usa oggi sulle naked sportive (vedi ad esempio alcuni modelli MV Agusta).Saltando in sella l’impressione è confermata: i dislivelli sono alla portata di utenti di bassa statura e, quasi magicamente, la nuda Yamaha riesce ad accogliere anche piloti più alti, che trovano buon margine di arretramento lungo la sella. Per dare un’idea: sono alto 182 cm ma dalle foto in azione si capisce che sulla moto mi trovo ugualmente bene inserito. Diciamo che al di sotto dei 185/188 cm si riesce, oltre diventa più disagevole, specialmente se si vuole assumere una posizione sportiva. A quelle altezze sono molte le moto che vanno strette.YamahaMT03-103All’avviamento il bicilindrico suona talmente ovattato da nascondere le vere intenzioni della moto. Il frontemarcia si sta solo nascondendo. Salendo di giri, infatti, si fa sentire eccome, soprattutto quando dai 6-7.000 giri in poi aumenta di vigore, fino a dare il suo meglio dagli 8.000 in poi, dove la spinta lievita con eccezionali doti di allungo fino alla zona rossa, a 13.000. Ben abbassato, con un po’ di slancio, non ho faticato più di tanto a superare i 170 km/h orari indicati, che dovrebbero essere intorno ai 160 effettivi, non male davvero per un “trecentino”. L’ergonomia è perfetta per un uso trasversale, a partire dal contesto urbano, dove la Yamaha 300 a manubrio alto si trova a suo agio, con una ottima capacità di districarsi nelle situazioni più caotiche, per via della notevole maneggevolezza: insomma sarà l’impostazione, sarà il bilanciamento, ma la MT-03 fa sentire meno dei suoi quasi 170 chili di peso.Il vero divertimento, comunque, deve ancora arrivare. Quello vero, intendo, a dimostrazione (l’ennesima, se mai ne fosse ancora bisogno) che nei percorsi misti tortuosi, con una motina bella equilibrata e una quarantina di cavalli a disposizione si riesce a fare una scorpacciata di curve con grande gratificazione e la soddisfazione (garantita) di mettere in dura difficoltà eventuali compagni di “merende”, anche se molto più di dotati di motore. Provare per credere. Si frena praticamente dentro la curva e si riaccelera quasi subito, con una velocità di percorrenza da supersportiva.Bisogna dire che, nei tratti dove abbiamo tenuto un ritmo veramente sostenuto, le gomme Michelin Pilot Street di primo equipaggiamento hanno mostrato qualche limite di aderenza in fase di percorrenza: insomma non molto rigore nel tenere la linea impostata e, talvolta, un feeling ridotto. Ma, ripeto, solo tenendo un passo vicino al limite della moto. Il contesto? Le strade della Costa Blanca spagnola, tra Altea, Benidorm e Alicante. Il cambio è spaziato correttamente: se si tiene un passo turistico il motore gira fluido sin dai bassissimi regimi, anche se sotto è logicamente un po’ pigro nel riprendere, per via della piccola cilindrata. Non male la frenata, che all’occorrenza si fa adeguatamente incisiva, mentre l’ABS, oramai indispensabile per qualsiasi mezzo su ruote a motore, trasmette la tranquillità di poter forzare l’azione evitando il temuto bloccaggio, con relative chiusura dell’avantreno.YamahaMT03-100Inutile dire che non si può contare sulla benché minima protezione aerodinamica, perciò bisogna rassegnarsi a farsi prendere a schiaffi dall’aria, ma è pur vero che con moto come queste difficilmente ci si avventura in prolungate percorrenze autostradali. Idem per la capacità di carico: per caratteristiche esteriori della moto sarebbe un insulto al design applicare qualsiasi appendice al retrotreno, al limite ci può stare la classica borsa da serbatoio o… un capiente zaino. Il livello di vibrazioni, più che altro sulle pedane, è al di sotto della norma per un bicilindrico di piccola cilindrata, perciò non ci si può lamentare. La strumentazione è ricca soprattutto considerando il segmento di appartenenza: contagiri analogico e due quadranti LCD con tutte le informazioni del caso, compreso l’indicatore di marcia, e addirittura il consumo medio e istantaneo di carburante, due trip contachilometri e persino la temperature del motore: a proposito, tenendo un passo mediamente sportivo, difficilmente con la MT-03 si percorrono meno di 25 km/l. Niente male, direi.Insomma la MT-03 è la moto perfetta per fare da link tra le 125 e le medie cilindrate, oppure si propone come primo approccio per un’utenza femminile di qualsiasi età, che sarà agevolata dalla facilità di guida e dalla dolcezza globale dei comandi e dell’erogazione. Soprattutto, della MT-03 ci piace la maneggevolezza. Per i patiti di guida sportiva rimane l’opzione YZF-R3, ancora più entusiasmante per look e impostazione ma ovviamente meno comoda. E poi è un attimo, dopo un paio di sane stagioni di patente A2, passare a una MT-07, 09, 10… Insomma, Yamaha, con questa serie, ne ha veramente per tutti! A questo punto attendiamo, a completamento della famiglia MT, a maggio, l’arrivo della bombardona derivata dalla R1, ossia la MT-10.

 

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