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Perché la benzina si chiama benzina (e la ricerca di alternative)

Benzina o diesel, questo è il dilemma. Fino a un certo punto: perché è da tempo che GPL e metano sono alternative plausibili (ed ecosostenibili). Senza dimenticare i combustibili da biomasse

Siamo talmente abituati a convivere con lei da averne dimenticato perfino l’origine del nome. Buffo, vero? Di benzina giocoforza viviamo (beh, non direttamente, ok), ma non è così scontato sapere da dove essa derivi. Due sono le ipotesi più accreditate: la prima vuole che “benzina” sia l’equivalente di “sostanza di Benz”, dove il Benz in questione di nome faceva Carlo e di professione l’inventore di ciò che sarebbe presto diventata automobile. La seconda, forse più scientifica e articolata ma certo meno affascinante, affonda le radici nel “benjuì” con cui gli spagnoli chiamavano l’incenso di Giava, un unguento aromatico di origine vegetale: era la storpiatura in chiave ispanica dell’originale vocabolo indonesiano.

Idrocarburi aromatici

In tandem con l’italiano “benzoi”, divenne ben presto “benzoino”. Il vocabolo contraddistinse (e ancora contraddistingue) la pianta da cui si estrae l’unguento. La sperimentazione portò poi ai composti chimici noti come acido benzoico e benzene. Il benzene è stato il primo degli idrocarburi aromatici; in seguito venne estratto anche dal petrolio.

Per chiudere il cerchio, una frazione di distillazione di esso, ad alto contenuto di benzene, venne chiamato benzina. Se agli storici va il compito di dipanare la questione, è inconfutabile che la benzina trovò dimensione come combustibile nel motore a scoppio. Prima, la stessa sostanza si chiamava “spirito di petrolio” e veniva smaltita come sottoprodotto di scarto della distillazione. Dalle stalle (anzi, dai fiumi, per dirla tutta) alle stelle nel giro di pochi anni. Fino ai giorni nostri, con l’elettrico che la minaccia seriamente; anche se in realtà, almeno per qualche anno, non ci saranno grandi cambiamenti, sul mercato.

L’auto elettrica è davvero più sostenibile di una Diesel o a benzina?

Il gasolio, la prima alternativa alla benzina

Ben presto, con la diffusione dell’autotrasporto, si è pensato a carburanti alternativi alla benzina. Tanto presto che, verso la fine dell’Ottocento, un altro tedesco pensava a un motore a combustione interna che sfruttasse il principio della compressione. Dunque non le scariche elettriche delle candele d’accensione per indurre l’accensione del combustibile. Il combustibile in questione era il gasolio e il tedesco Rudolf Diesel, il cui motore veniva brevettato nel 1892 e attirava l’attenzione di varie Case automobilistiche a partire dagli anni Venti.

Il gasolio per autotrazione, già realtà da alcuni anni (equipaggiava autobus e autocarri), debuttava su una vettura di serie nel 1936: la Mercedes-Benz presentava a Berlino la 260 D. Difficile parlare oggi (ma anche allora…) del gasolio come di un combustibile alternativo: di fatto – e con buon margine di approssimazione – la scelta tra benzina e diesel ha ben presto diviso gli automobilisti in guelfi e ghibellini – o, se il cuore è più sportivo – in coppiani e bartaliani.

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