La tanto attesa Suzuki Jimny a 5 porte è stata finalmente svelata. La Casa di Hamamatsu l’ha presentata infatti oggi all’Auto Expo 2023 di Nuova Delhi. Aspettate però a vestirvi in fretta e furia per correre in concessionaria, perché Suzuki non porterà questa versione in Italia e neppure nel resto dell’Europa. Prima di analizzare la questione commerciale, facciamoci del male fino in fondo e scopriamo come sarà l’auto che guideranno gli indiani, gli africani e gli abitanti del Sud America.
Suzuki Jimny 5 porte, cambia solo al centro
La nuova versione è proprio come tutti ce l’aspettavamo e speravamo che fosse. In pratica muso e coda non cambiano di una virgola rispetto alla suzukina che tutti conosciamo. Davanti c’è sempre infatti il simpatico muso verticale con i fari tondi e la mascherina a cinque feritoie, mentre dietro c’è l’immancabile ruota di scorta. Le novità sono tutte nel mezzo. La lunghezza e il passo crescono infatti di 340 mm ciascuno, raggiungendo rispettivamente i 3.985 e i 2.590 mm. In questo modo si è trovato spazio per ricavare le due porte in più, mentre all’interno c’è un nuovo divano. Quanto al motore è confermato il noto benzina da 1,5 litri, abbinato al cambio manuale a cinque marce o a quello automatico a quattro rapporti.
Messa al bando
Vi è venuta l’acquolina in bocca? Ecco, fatevela passere, perché – come anticipato – Suzuki pare non avere alcuna intenzione di portare la Jimny 5 porte sul nostro mercato. La normativa comunitaria, che sanziona i costruttori le cui emissioni medie superano determinati livelli, rende svantaggioso per la Casa di Hamamatsu importare in Europa questo modello. L’unica soluzione per aggirare il problema potrebbe essere omologare l’auto come autocarro N1, come già viene fatto con Jimny Pro, ma per il momento pare che l’ipotesi sia stata scartata.
Una normativa senza logica
Quanto sta accadendo in questo caso fa sorgere una domanda. La Jimny è davvero una bomba ecologica, il cui uso va scoraggiato? Per noi no e ci spingiamo anche oltre. Ha senso una legge che considera ecologici SUV plug-in mastodontici da due tonnellate e mezza (e con svariati quintali di batterie) e giudica inquinante la Jimny, messa assieme con metà materie prime (peraltro meno nobili) e caratterizzata da consumi ed emissioni nel complesso ragionevoli? La risposta pare evidente a tutti, tranne che a chi scrive certe regole convinto che tutti i guidatori delle auto elettrificate viaggino sempre in elettrico e che l’energia che impiegano sia prodotta da fonti rinnovabili. Pura fantasia.
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La mobilità? Sta diventando un lusso
Facendo un passo ulteriore, si può rilevare come una normativa del genere stia penalizzando molto i consumatori europei. Gli automobilisti del Vecchio Continente si trovano davanti listini sempre più alti e dai quali scompaiono via via modelli economici a motore endotermico. Ad altre latitudini nessun governo si sogna di prendere posizioni così nette a favore dell’ambiente (ammesso che lo siano davvero), che – se non condivise su scala globale – non fanno comunque alcuna differenza per la salute del pianeta. In questo scenario, quelle stesse Case che da noi stanno virando sempre più verso costose vetture elettrificate, altrove continuano a vendere auto più semplici e accessibili. Un ritorno a una mobilità minimal farebbe di sicuro bene alle nostre tasche e, con ogni probabilità, anche ai nostri polmoni.