Sarei rimasto qualche ora in più al sole e con il nuovo Arai Tour-X5 in testa. E invece dopo due ore di prova ho dovuto abbandonare i quasi 20° C della Costa del Sol, nel sud della Spagna, per correre in aeroporto e rientrare a casa. Per fortuna, però, lo staff di Arai Europe nel poco tempo insieme è stato prodigo di informazioni, svelando sia le novità del Tour-X5, sia la filosofia dello storico costruttore giapponese.
Una storia iniziata nel 1994
Il Tour-X5 affonda le sue radici nell’ormai lontano 1994, ma la sua ascesa è legata all’avvento e alla diffusione delle moto Adventure, un segmento di anno in anno sempre più rilevante. Il nuovo Tour-X5 cambia profondamente, tanto che l’unica parte sopravvissuta al rinnovamento è il laccio di ritenzione, oltre a un piccolo spoiler anteriore interno. Le differenze nascoste: materiali, interni, laminazione. Le differenze visibili: aerodinamica, ventilazione, peso e bilanciamento.
Design come da filosofia Arai
La forma di questo caso è basica, simile a quella di un uovo, niente a che vedere con le forme più complesse – e più affascinanti – di molti modelli della concorrenza. La filosofia Arai è chiara su questo punto: la forma dipende dalla funzione e secondo i progettisti giapponesi non c’è forma più resistente di quella prescelta. Gli spoiler, inoltre, devono sganciarsi subito in caso d’urto, per non pregiudicare lo scivolamento del casco, condizione secondo Arai indispensabile per ridurre al minimo gli impatti a carico della testa. Le dimensioni sono più compatte rispetto al Tour-X4, nonostante il nuovo casco sia più largo di 5 mm nella parte anteriore, per facilitare inserimento ed estrazione. Come sempre Arai utilizza fibra di vetro per la calotta, in particolare il materiale denominato Super Fiber, che secondo l’azienda giapponese è più resistente del 30% rispetto alla normale fibra ed è anche 6 volte più costoso. Una fascia rinforzata è posta appena sopra l’apertura della visiera, con l’obiettivo di aumentare la resistenza negli eventuali impatti frontali. Il polistirolo all’interno del casco combina 5 diverse densità ed è uno dei segreti meglio custoditi della produzione Arai. Le cinque tipologie di polistirolo sono amalgamate una all’altra senza soluzione di continuità ma ciascuna di esse concorre in modo specifico ad assorbire energia. Questa caratteristica peculiare contribuisce a ottenere l’omologazione ECE R22-06. Tra l’altro Arai esegue un test anti penetrazione, sganciando un peso da 3 kg da 3 metri di altezza: il casco deve garantire la tenuta in particolari tipologie di incidenti, come ad esempio quelli che si verificano nel cross nel caso in cui la moto colpisca direttamente la testa del pilota.
Protezione, comfort e usabilità
Le caratteristiche irrinunciabili del casco Arai sono protezione, comfort e usabilità. Per questo l’apertura della visiera del nuovo Tour-X5 è più ampia, a beneficio della visuale. Il taglio ad acqua dello spazio dedicato alla visiera è l’unico procedimento automatizzato in tutta la produzione Arai, che altrimenti prevede l’esclusivo ricorso a manodopera specializzata. Cambia anche il disegno della visiera, che non è più prominente nella parte centrale ma propone un raggio costante, per ridurre al minimo le distorsioni ottiche. Il disegno della visiera del Tour-X4 distorceva la visione, specialmente con la visiera leggermente aperta. Un problema risolto dalla curvatura delle nuove visiere, proposte in 7 versioni tra molto scura, scura, trasparente e specchiata in varie tonalità. Cambia anche l’aletta anteriore, regolabile nell’angolo di incidenza e dichiarata più resistente a polvere e sabbia.
Ventilazione rivoluzionata
Novità sostanziali per la ventilazione, incentrata sull’Arai Logo Duct frontale, visto per la prima volta sul Quantic. Sostituisce le prese d’aria ricavate nella visiera, con un’efficienza dichiarata superiore del 40%. Sotto il logo – e sopra la fascia di rinforzo anteriore – sono stati ricavati due fori da 10 mm di diametro. La zona inferiore dell’elemento plastico ovale ha una serie di piccole feritoie: quando la levetta superiore è abbassata (e il logo ha così il profilo completo) i fori sono aperti; quando la levetta è sollevata i fori sono chiusi. Il sistema funziona in modo contro intuitivo ma la ragione è presto detta: visto che secondo Arai la presa d’aria rimane aperta per la maggior parte del tempo, in questo modo il logo risulta più bello da vedere. Sotto lo spoiler posteriore AR ci sono 3 fori da 10 mm di diametro, mentre al centro c’è una ulteriore presa d’aria, la Delta Duc 6. Cambia anche la ventilazione anteriore bassa, quella nella mentoniera, secondo Arai due volte più efficiente rispetto al modello precedente. Due le saracinesche, una esterna e l’altra interna: se entrambe sono aperte l’aria si dirige verso la bocca, se è chiusa quella interna verso la visiera.
Visiera e aletta si smontano facilmente
Il nuovo sistema visiera e frontino definito VAS-A è derivato dal VAS-V utilizzato per il modello sportivo RX-7V: visiera e aletta si rimuovono con insolita facilità rispetto agli standard Arai, come ho avuto modo di verificare installando la splendida visiera a specchio Tint Red al posto di quella trasparente di serie. Gli interni sono stati completamente rivisti e sono rimovibili, oltre che anti-microbici. Tutte le parti sono lavabili con acqua tiepida e sapone neutro.
Ventilazione promossa. E il peso non è penalizzante
Da sei a otto ore di lavoro per casco, con oltre quaranta persone coinvolte nel ciclo di produzione. Il video che racconta come vengono realizzati i 230-250.000 pezzi all’anno della produzione Arai descrive attività di stampo realmente artigianale. Arai è un’azienda familiare, di cui il fondatore, solo da poco ex motociclista vista la ragguardevole età, ha delegato la gestione al figlio, senza volere alcuna espansione dei volumi di produzione. Ciò che conta è la qualità, garantita da un processo curato in tutte le sue parti. Con questa premessa ho iniziato la prova, un paio d’ore di guida tra strada e fuoristrada: ruote rigorosamente tassellate, Aprilia Tuareg e via, direzione mare. La temperatura passa rapidamente da 15 a 19°C, una delizia per chi arriva da Milano. E soprattutto l’occasione per verificare se la sbandierata rivoluzione delle prese d’aria funzioni realmente. La prima verifica la faccio lungo un tratto sterrato in discesa, a bassa velocità: si avverte il flusso che raggiunge la fronte grazie alla presa d’aria superiore; difficile quantificare le differenze rispetto alla precedente soluzione , con le prese d’aria che si aprivano sulla visiera e portavano l’aria nel casco, ma la sensazione è piacevole.
Ottimo bilanciamento
Il primo impatto con il comfort è positivo, grazie alla forma ideale per la mia testa (misura XL) e al bilanciamento complessivo, che fa dimenticare il peso certamente non trascurabile, superiore alla media della concorrenza. La nuova visiera offre effettivamente un campo visivo ampio e completamente privo di distorsioni ottiche, segnando un passo avanti significativo. A livello di finiture Arai si conferma ai vertici: tutti i dettagli sono curati, a partire dalla spessa verniciatura grigio semi-opaco, una novità del Tour-X5. Impeccabili gli interni, morbidi senza essere cedevoli e rivisti per ospitare con più facilità i sistemi di comunicazione tramite interfono.
Questo veloce contatto, troppo rapido per trarne un giudizio definitivo e credibile, evidenziano un generale miglioramento sui punti qualificanti del nuovo Arai Tour-X5, a partire dalla ventilazione per arrivare alla visuale offerta dalla visiera. Il casco fa parte della fascia alta del mercato e si colloca in un segmento dove conta anche la versatilità, visto che può essere utilizzato in versione off-road/adventure (con aletta) e in versione strada (senza). Il fatto che l’aletta e la visiera siano finalmente facili e veloci da rimuovere, come ho verificato di persona, è un altro aspetto positivo.
Da 889 a 999 euro
Tante le proposte cromatiche: le livree monocolore sono in vendita a 889 euro, le versioni design costano 999 euro. I prezzi, indubbiamente alti, sono in linea con la gamma Arai, proporzionati alla qualità del prodotto e al fatto che si entra in possesso di un casco realizzato a mano.