Siamo volati in Inghilterra (a sud di Londra, Croydon, per la precisione) per fare visita al quartier generale di D30, azienda che ha sviluppato e produce quelle protezioni arancioni, che di certo vi sarà capitato di trovare all’interno dei capi di molti brand di abbigliamento motociclistico.
Ma partiamo dall’inizio… Cita Wikipedia: “Il d3o è un materiale dilatante (cioè un fluido non newtoniano, in cui la viscosità aumenta all’aumentare della velocità di deformazione) composto da polimeri elastomerici. È stato inventato nel 2007 da Richard Palmer, dopo un investimento del Ministero della Difesa del Regno Unito ed è stato impiegato in differenti ambiti di utilizzo (motociclismo, militare, antinfortunistica, MTB, elettronica…). Si presenta come un gel o una gomma malleabile arancione, se non sottoposto a sforzi elevati.”
D3O, come funziona






La cosa interessante è proprio il “se non sottoposto a sforzi elevati“, che, a sua volta, dipende dal fatto che “la sua viscosità aumenta all’aumentare della velocità di deformazione“.
Per tradurre questi concetti in realtà tangibile, nello show room di D3O c’è una vasca di un metro quadro piena di questo materiale arancione, nella quale il nostro accompagnatore mi invita a immergere le mani e a giocare. La consistenza è simile a quella della pasta per la pizza, ma un po’ più morbida. Una specie di Slime, il “muco verde” della Mattel (chi ha i capelli bianchi capisce cosa intendo…).
Mi chiede poi di avvolgerne un sottile strato intorno a una mano e ad appoggiarla sul tavolo, accanto alla vasca. A questo punto capisco a cosa serve il martello, anch’esso arancione, che avevo notato prima: lo prende e me lo picchia con discreta violenza sulla mano: svengo dal dolore e mi riprendo dopo qualche minuto.
No, scherzo… Non sento praticamente nulla, perché quello Slime che si plasma senza fatica con le mani, diventa durissimo se colpito con violenza, proteggendo ciò che ricopre.
La spiegazione scientifica è interessante. I polimeri dilatanti di cui il d3o è composto, quando subiscono un urto, distribuiscono l’energia ricevuta lungo tutto il materiale grazie alle loro proprietà elastomeriche (viscoelasticità). Ciò porta a un veloce indurimento del materiale in caso di forte urto, ma a una relativa malleabilità e morbidezza se maneggiato con cura e lentamente. L’indurimento avviene in tempi brevissimi, dell’ordine del centesimo di secondo, dopo di che, se il materiale non è sottoposto a ulteriori sforzi, ripristina il proprio stato originario, per cui si comporta da “materiale a memoria di forma”.
Dalla testa ai piedi





Per trasformare questa materia prima in prodotto finito la si sottopone a un processo di stampaggio a caldo, che le dà forma e consistenza, senza alterarne la preziosa proprietà viscoelastica. La lavorazione segue diversi protocolli per portare a prodotti che differiscono per consistenza, peso, doti di aerazione e caratteristiche meccaniche: il catalogo D3O è infatti composto di più famiglie di protezioni (comunque omologate CE di Livello 1 e 2) sviluppate per ogni declinazione della passione motociclistica, dalla pista al commuting urbano.
Oltre alla capacità di distribuire l’energia derivante da un urto, l’altra dote del d3o è l’efficacia nell’assorbire le vibrazioni, che ci è stata illustrata con una scenografica dimostrazione: su una pedana vibrante sono posizionati due bicchieri contenenti del liquido azzurro, uno dei quali appoggiato su un foglio in d3o. Se nel bicchiere sopra la tovaglietta arancione le acque sono quasi placide, in quello senza c’è un piccolo mare in tempesta… Ecco perché un ulteriore impiego del materiale è nella costruzione delle manopole da fuoristrada (moto e MTB) e anche come componente di solette per scarpe e stivali.
Fuori dal laboratorio, nel mondo reale






D3O collabora in qualità di fornitore con diversi brand del mercato dell’abbigliamento da moto, sia road sia off-road, con prodotti che spaziano dai paraschiena alle protezioni per le nocche integrate nei guanti e a quelle estraibili per spalle, braccia e gambe. Per completare la nostra missione, non restava dunque che valutare alla prova dei fatti tutte le belle parole e gli esperimenti con cui gli uomini D3O ci avevano impressionato durante la visita a casa loro.
Per ciascuno di noi era stato riservato un capo dotato delle protezioni arancioni, nelle differenti varianti.
A me è toccata una giacca Belstaff, in tessuto, con protezioni su braccia e spalle della famiglia Ghost, ossia quelle più leggere e traspiranti. Sono convinto che si tratti del massimo della sfida, perché quando si indossano capi di questo tipo, lo si fa in contesti in cui la comodità e la praticità diventano le principali caratteristiche richieste da chi sta in sella e molte volte mi è capitato di patire la poca morbidezza e la quasi inesistente capacità traspirante di un set di protezioni.
A rendere ancora più interessante il test, le condizioni meteo, con un’ondata di caldo storica ad avvolgere come un collo di pelliccia l’Inghilterra meridionale. Destinazione Brighton, che sta a Londra come Santa Margherita sta a Milano, attraversando prima la suburbia londinese e poi la classica campagna inglese, alternando tratti a passo d’uomo ad altri piuttosto frizzanti…
Non posso fortunatamente pronunciarmi sull’efficacia dal punto di vista meccanico delle mie protezioni, ma per questo ci sono i risultati dei test condotti, sia internamente sia esternamente, da D3O. Posso però assicurare che il comfort offerto è eccellente: sotto l’aspetto della libertà di movimento e della traspirazione, le promesse degli uomini in arancione sono state mantenute. Così è finita che, anziché scorrazzare sul lungomare di Brighton in camicia, come mi ero immaginato, ho tenuto il mio bel giacchino Belstaff allacciato fino al collo.