Lo scorso 9 agosto è entrato in vigore un nuovo Decreto Legge, il 116/2025, con cui il Governo introduce misure molto severe per chi abbandona rifiuti dalle auto. E non è tutto. A cambiare sono anche gli strumenti a disposizione dei tutori della legge per sanzionare chi sgarra.
I criteri ispiratori della legge
Sono sostanzialmente tre le motivazioni a monte dell’intervento. In primis, l’abbandono dei rifiuti sulla strada può rappresentare un pericolo per la sicurezza stradale. Un oggetto lanciato da un finestrino potrebbe per esempio colpire un motociclista o costringere chi sopraggiunge a compiere a manovre improvvise. In secondo luogo, c’è un danno ambientale. Sorvolando su questioni estetiche e di decoro, i rifiuti inquinano, ostruiscono i tombini e sono tra le cause del dissesto idrogeologico del territorio. Ultimo ma non meno grave, va poi considerato il fatto che l’accumulo di scarti può attirare animali, veicolare malattie e, in casi estremi, creare i presupposti per una emergenza sanitaria.
Come è cambiata la legge
Prima dell’entrata in vigore della nuova normativa, per inchiodare il colpevole era necessario coglierlo sul fatto. Il risultato era che troppo spesso chi abbandonava i rifiuti la faceva franca e le sanzioni erano una vera rarità. Ora, grazie alle modifiche apportate all’art. 15 del Codice della Strada, le Forze dell’Ordine potranno avvalersi anche delle immagini riprese da telecamere e impianti di videosorveglianza, pubblici o privati. Sarà loro sufficiente avere un fotogramma in cui appaia nitidamente la targa per fare scattare i provvedimenti. L’arresto potrà scattare anche 48 ore dopo l’accertamento.
Le sanzioni per chi getta o abbandona i rifiuti
Per una questione di equità, il legislatore ha voluto studiare sanzioni di severità crescente in base alla gravità del gesto compiuto dal cittadino. Per chi si sbarazza di un mozzicone di sigaretta o di un fazzoletto di carta sono previste multe fino a 1.188 euro. Se poi i rifiuti abbandonati sono una lattina, una bottiglia di vetro o un sacchetto le ammende salgono da 1.500 a 18.000 euro e può scattare anche un procedimento penale. La questione si fa ancora più grave se l’abbandono avviene in aree protette. Qualora il gesto compiuto mettesse a rischio l’ambiente o la salute, si potrebbe arrivare alla reclusione da 6 mesi fino a 7 anni.
La sospensione della patente e la confisca del mezzo
Quando la condotta assume una rilevanza penale, ci sono però risvolti ulteriori. Gli autori dei gesti rischiano anche la sospensione della patente fino a 6 mesi. Inoltre, nelle situazioni più gravi e specie se il mezzo è aziendale, può scattare la sua confisca. Lo Stato può trattenere il veicolo, salvo che il proprietario si dimostri estraneo ai fatti. Attenzione, però, perché c’è di più. Se il reato è commesso da un dipendente a bordo di un mezzo aziendale, il datore di lavoro può essere chiamato a rispondere di omessa vigilanza. E anche qui si parla di anni di carcere, più la confisca del mezzo.