Royal Enfield, intervista a Stephen Cain

Alla presentazione milanese della nuova Goan Classic 350 abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Stephen Cain, responsabile delle pubbliche relazioni regione EMEA di Royal Enfield

“Il più antico marchio motociclistico del mondo in continua produzione”, così si legge su Wikipedia. Non solo Royal Enfield è il più longevo ma opera in oltre 60 Paesi nel mondo e ha più di 2.000 punti vendita in India e 1.085 nel resto del mondo. E ancora, nel 2024 Royal Enfield ha venduto 1 milione di moto in tutto il mondo. È il primo costruttore nel segmento medio in UK e India e nella Top 3 in Italia, Thailandia, Francia e Australia. Questi sono alcuni numeri che la Casa indiana con radici britanniche ha snocciolato martedì, in occasione della presentazione milanese della nuova Goa Classic 350 (scopri qui l’articolo). Noi di RED ne abbiamo approfittato per porre alcune domande a Stephen Cain, EMEA Public Relations Manager.

D – Oggi avete tolto i veli alla nuova Goan Classic 350, puoi dirci, in breve, quali sono i suoi tratti distintivi?  
R- Certo, la Goan Classic è una moto creata fondamentalmente per il puro divertimento. Non deve essere presa troppo “seriamente”… Mi spiego, è una moto con cui ciascun rider può esprimere la propria personalità, divertirsi, godendo del puro piacere della guida. Abbiamo costruito la Goan Classic per tutte queste ragioni e per un’ampia fetta di pubblico.

D – La piccola cilindrata, come la Goan Classic, è sì tra i segmenti più in crescita degli ultimi anni, anche in Europa, ma nel futuro avremo mai una RE di cilindrata superiore ai 650cc? 
R Abbiamo definito molto chiaramente il nostro range di attività per il global market: si colloca nelle medie cilindrate. Quindi il nostro mercato, la nostra line-up rimane fondamentalmente all’interno di una forbice tra i 350cc e i 650cc. Per il momento non abbiamo in programma di produrre moto di cilindrata superiore. 

D – In che misura il pubblico femminile influenza la progettazione delle moto RE? 
R – RE è molto attenta al suo pubblico. Progettiamo e realizziamo tutte le nostre moto per un pubblico a 360 gradi e quello femminile è davvero molto importante. Fate caso allo “step over” (facilità con cui si sale in sella) delle nostre moto e all’ergonomia della sella: ecco, ci premuriamo sempre di rendere le moto adatte anche alle motocicliste, ci assicuriamo che i mezzi siano confortevoli, facili da maneggiare, con un baricentro basso. Con le nostre moto puntiamo, a ogni modo, a coinvolgere il maggior numero di persone, giovani compresi. 

D – Dopo la Goan Classic si intravvedono per il mercato europeo nuovi modelli RE all’orizzonte? Puoi darci un’anticipazione? 
RRE è sempre movimento. Ci sono sempre nuovi sviluppi, stiamo effettuando dei test su nuove moto, stiamo lavorando a molte novità che sveleremo…. nel prossimo futuro. Venite a EICMA e scoprirete il futuro! 

D – Stephen, hai anticipato la mia prossima domanda… A quali eventi potranno toccare con mano le novità RE i fan italiani del marchio?
R–  Sì, saremo presenti a EICMA. Stiamo lavorando alacremente in vista di questo appuntamento. Preparatevi, perché per il Salone internazionale delle moto di novembre stiamo approntando una straordinaria brand experience per il pubblico italiano (e non solo). Ci saranno quindi diverse opportunità per i fan di osservare da vicino tutte le moto del reparto R&D, la nuova gamma… Insomma, a EICMA porteremo tutte le novità. 

D – Raccontaci qualcosa del team di progettazione RE e quanto la cultura europea e quella indiana influenzano il corso del design? 
R – La nostra produzione ha un respiro globale, non progettiamo le moto per un solo mercato ma per il mercato internazionale. Abbiamo due centri R&D principali: uno a Leicester (UK) e un secondo polo tecnologico affine a Chennai (India). I nostri ingegneri si può dire che lavorino quasi 24/24, dato che i fusi orari – inglese e indiano – sono diversi. Quando il team britannico conclude un lavoro passa le consegne al centro tecnologico indiano: in pratica sono tutte rotelle di un medesimo ingranaggio. In breve, il nostro processo di sviluppo è continuo, un po’ a tutte le ore. Effettuiamo i nostri test in Spagna, UK, India… E sì, c’è anche una grande influenza a livello di culture nei vari modelli che abbiamo costruito. Alcuni apprezzano la Himalayan, ad esempio, moto costruita dalla necessità di disporre di un mezzo robusto, semplice e affidabile capace di esplorare l’Himalaya indiano. In questo caso, la moto ha riscosso un successo a livello mondiale e questo ci ha stupito moltissimo perché era stata progettata per gli himalayani. Certo la localizzazione influenza la costruzione dei nostri modelli che, in ultima analisi, sono destinati a un vasto pubblico e devono anche essere accessibili a tutti. 

D – Immaginiamo che i team di lavoro siano composti da tecnici che provengono da ogni parte del mondo… 
R – Sì, vero. Il Tech Centre in Gran Bretagna è stato avviato nel 2016. Lo scopo principale era quello di incrementare il bacino dei nostri ingegneri e attirare più talenti possibile a lavorare per Royal Enfield. Ma abbiamo anche gli ingegneri più talentuosi nella sede indiana di Chennai. Quindi sì, ci avvaliamo dei migliori ingegneri a livello internazionale. 

D – Un’ultima domanda, quanto è importante l’heritage per RE? 
R – Direi fondamentale. Siamo tra i pochi marchi a poter contare su un patrimonio storico che affonda le radici più di un secolo fa. Ricerchiamo costantemente modelli classici, che fondamentalmente si possono trovare in tutto il mondo. Cerchiamo di ottenere il meglio dalle moto tradizionali che riusciamo a scovare. E facciamo sempre riferimento a quelle moto tradizionali quando costruiamo i nostri nuovi modelli. Il nostro lignaggio storico permea tutto ciò che produciamo. In sostanza modernizziamo e miglioriamo il prodotto ma rendiamo sempre omaggio al passato e ci assicuriamo che la tradizione non passi in secondo piano. 

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