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Prova Canyon Commuter: quando le due ruote fanno tendenza

A Koblenz tecnologia e design vanno di pari passo: questa volta gli ingegneri tedeschi hanno lanciato una nuova sfida , dando vita alla Canyon Urban 7.0 e alla top di gamma Commuter 7.0, city-bike di tendenza e dallo stile innovativo

Testo di Sara Taiocchi – Foto di Simon Palfrader

Presentata in anteprima a Eurobike 2014, la Canyon Commuter 7.0 lo scorso marzo è stata insignita dell’IF Design Awards, premio internazionale destinato alle eccellenze del design industriale. La due ruote cittadina di casa Canyon effettivamente conquista. Raffinata, elegante e grintosa. Cosa desiderare di più da una donna?!? Pensata per vivere la città in sicurezza e con stile, la linea Urban punta a creare un nuovo concetto di spostamento, libero da vincoli e orari, interpretando la bici nella sua essenza di puro mezzo di trasporto prima ancora che “attrezzo” destinato alla pratica sportiva.

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LIVEBella. Il primo sguardo alla Canyon Commuter è catturato dalla sua razionalità in stile Bauhaus. Il telaio in alluminio, negli essenziali colori grigio e bianco, si distingue per le forme pulite e lineari, e si impone grazie alla linea sobria e al contempo sofisticata. Il faro con cassa in alluminio è integrato al telaio, e offre adeguata visibilità anche in condizioni di luce critiche, garantendo maggior sicurezza. I parafanghi sono di serie perché la Commuter 7.0 accompagna con eleganza senza rinunciare alla comodità, in ogni spostamento, da casa al lavoro oppure nel tempo libero. Spiccano dettagli preziosi come sella e manopole in pelle color tabacco e dal gusto vintage di Selle San Marco: le rifiniture a mano rappresentano in modo emblematico il fascino del Made in Italy che tanto piace all’estero. 

Agile. La scelta dell’alluminio garantisce un peso dichiarato di 11,7 kg, più che abbordabile sia durante la pedalata, sia nei trasbordi cittadini (durante il test non ci siamo fatti mancare nulla!). L’alluminio viene impiegato anche per alcuni dettagli come i dropouts, dove troverete anche i contatti della dinamo,  dimostrando l’attenzione alle prestazioni su un modello destinato prevalentemente all’uso cittadino. Una scelta rispecchiata dal reggisella in carbonio (235 grammi di peso), dall’innovativo cambio Shimano Alfline integrato nel mozzo, dalla trasmissione a cinghia e dai freni a disco Shimano BR-M506.

Sicura. I freni a disco con comando idraulico permettono di ottenere un’adeguata forza frenante, oltre a non soffrire fango ed acqua e confermando, quindi, il carattere ibrido della Canyon Commuter 7.0. Il faro Supernova E3 pure 3, una delle luci dinamo più luminose disponibili sul mercato nonostante le piccole dimensioni, offre 250 lumen per illuminare l’immenso e soprattutto garantire l’utilizzo della bici all day long. Le coperture Kojak di Schwalbe abbinano peso contenuto (295 grammi) e scorrevolezza. Essendo una bici dall’anima cittadina, gli ingegneri hanno elaborato anche un particolare sistema per disincentivare i diffusi furti di ruote e sella.

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RIDEIl lato estetico e ammiccante della Canyon Commuter 7.0 è lampante. Viene allo scoperto nella luce del tramonto di un afoso pomeriggio milanese quando, dopo averla caricata sul tetto dell’auto (primo step di sollevamento pesi), decidiamo di metterla alla prova lungo il percorso ciclabile Vie d’Acqua Nord, recentemente inaugurato e inserito in un progetto di ampio respiro, per connettere Expo Milano 2015 al territorio e per diffondere un nuovo stile di vita orientato al benessere. Si tratta di un tracciato di 7,3 km attraverso il parco delle Groane, preservato dal traffico fatta eccezione per un attraversamento ciclo-pedonale in cui scattare come in una crono. Tra rogge e canali, questa ciclabile collega il Villoresi al sito di Expo 2015. Una scelta inusuale per testare una city-bike ma ispirata dalla versatilità di questo modello e volta a misurarlo in varie condizioni, comprese quelle “offroad-wild”. Vediamo quanto questa signora abbia voglia di sporcarsi le ruote con la polvere della campagna alle porte di Milano…

Montando in sella si prova un’immediata sensazione di comodità; i dettagli in pelle evocano il fascino retrò delle auto storiche e rendono ancora più piacevole l’impatto. La prima pedalata si distingue per silenziosità e scorrevolezza. La facilità di cambiata del gruppo Shimano Alfline integrato nel mozzo e con trasmissione a cinghia garantisce il passaggio tra i rapporti sempre rapido e preciso. La leva aziona il cambio con delicatezza: basta un click, senza nemmeno smettere di pedalare, per innestare il rapporto successivo. Vi sembrerà più difficile accendere un Mac!

La bici gestisce bene il fondo sconnesso della strada bianca, confermando la sua duplice natura urban e country. Se le 8 velocità vi sembrano poche, considerate che quelle realmente utilizzabili su un cambio a deragliatore non sono molte di più. Gli pneumatici appaiono resistenti e scorrevoli. Un’altra comodità? Il sistema di cambio integrato richiede pochissima manutenzione, risparmiandovi operazioni noiose e usura precoce dei componenti. Il percorso facile e la pedalata fluida conducono rapidamente alla stazione ferroviaria di Rho-Fiera, nei pressi degli ingressi di Expo 2015. Per gli ultimi scatti trasportiamo la bici a mano giù per le scale (secondo step di sollevamento pesi), verificandone ancora una volta il peso contenuto.PAL_0071

Bellezza e tecnologia hanno un prezzo: in questo caso è di 1.799 euro, comprensivi di imballo, spedizione, libretto istruzioni e attrezzi. A parità di spesa è meglio comprare altro, magari un MacBook Pro, o scegliere la Commuter? A voi, naturalmente, la risposta.

Canyon Urban 7.0 – Testo di Marco SelvettiScatto fisso, primo pensiero osservando la 7.0. New York e il fiume di taxi nella Fifth Avenue il secondo. Agilità, posizione raccolta e prontezza nella frenata: sono i dettagli tecnici. La Urban, che costa 1.399 euro, è intrigante. Molto. Colpiscono, osservandola meglio, le scelte di design e quelle tecniche, tra le quali annoveriamo la trasmissione finale a cinghia, il prolungamento del tubo orizzontale che nasconde il cannotto di sterzo e la cassetta dei pignoni affogata nel mozzo posteriore per non disturbare l’estetica. 

Telaio verniciato opaco, cerchi neri, gomme slick e dischi freno convincono quanto la posizione in sella, con il manubrio dritto e largo che ricorda le vecchie sport anni ’70.

Le braccia caricano direttamente il manubrio e la comunicazione con la ruota anteriore è diretta. Nessun filtro, nel bene e nel male. Precise le reazioni nei cambi di direzione e il grip offerto della ruota anteriore, grip che si riduce quando l’asfalto si fa sconnesso e ruvido a causa della rigidità dell’avantreno. La trasmissione convince: l’assenza della catena, sostituita dalla cinghia, si percepisce fin dal primo giro di pedali. La precisione del cambio è discreta, migliorabile l’azione sulla leva del cambio al manubrio. La frenata è modulabile ma non così efficace e potente come si converrebbe a una bici da città, che deve convivere con i trabocchetti e le insidie della metropoli. 

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