Sturgis, Daytona, Faaker See: insieme a Milwaukee, sede dell’azienda, sono i santuari degli harleysti di tutto il mondo. Luoghi che evocano raduni, che a loro volta evocano moto. E persone. Tante. Il National Winter Rally 2014 di Firenze è stato così: evocativo. Di mondi lontani, quelli delle pianure americane, delle sterminate highway, delle strade a perdita d’occhio nel deserto. Di moto: rigorosamente bicilindriche, è ovvio. Di persone: giubbotto di pelle, patch, sorrisi.La sigla H.O.G. (Harley Owners Group) identifica il più grande club motociclistico del mondo: raccoglie tutti i possessori di Harley-Davidson, quelli che non si accontentano di guidare le loro moto ma vogliono viverle in gruppo. E il National Winter Rally, che si chiamava non a caso H.O.G. Inverno, è il momento di chiusura della stagione, l’incontro finale dell’anno. Questa volta è stata Firenze ad accogliere i bikers, tra le mura maestose della fortezza da Basso, dove il Chianti Chapter e il Firenze Chapter – i Chapter sono le declinazioni locali dell’H.O.G., e ognuno fa capo a una concessionaria Harley – hanno messo in scena una splendida festa per più di 2.000 ospiti. Con il sostegno e il patrocinio di Harley-Davidson Italia, i partecipanti all’evento, il 19° invernale, sono arrivati da ogni parte d’Italia, seguendo percorsi di avvicinamento molto suggestivi. Perugia, Ravenna e la Versilia, in particolare Lucca, sono state le città scelte per raggruppare gli hoggers giunti da tutta Italia, accoglierli e farli divertire con le feste del sabato sera, e poi vederli ripartire la mattina successiva con destinazione Firenze.Non c’è nulla di scontato in un raduno Harley-Davidson: non le moto, perché la personalizzazione rende ciascun esemplare realmente unico. Tra Softail elaborate e Touring accessoriate spuntano creazioni originalissime, che spesso ispirano addirittura i designer della Casa madre. Non le persone, diversissime per età, look, comportamento ed esperienze di vita. Ci sono gli esuberanti e i timidi, gli spacconi e i perfezionisti, le coppie consolidate e i single impenitenti, le madri di famiglie e le giovani motocicliste. Il senso di appartenenza è molto forte, come anche la solidarietà tra i componenti dei club o verso chi ha bisogno: il Genova Chapter (www.genovachapter.it), ad esempio, ha lanciato una raccolta fondi a favore degli alluvionati. C’è il rispetto per l’autorità: Road Director e Director guidano gli appartenenti a ciascun Chapter rispettivamente lungo gli itinerari stradali e nella vita del club.Da Milano a Lucca, dalla Versilia a Firenze: qualche centinaio di chilometri, che sono letteralmente scivolati sotto le ruote dell’Harley-Davidson Ultra Limited Low, uno dei nuovi modelli 2015 (leggi la prova). Dopo il primo contatto, l’occasione di percorrere oltre 500 km tra autostrada, strade statali appenniniche e città, anche nel traffico, ha confermato l’ottima impressione iniziale. La sella bassa (650,2 mm, cioè addirittura 4 centimetri in meno della Electra Glide Ultra Classic) aiuta moltissimo in manovra e a bassa velocità. Si tocca facilmente, molto facilmente. Così il controllo diventa molto agevole e non genera ansie a dispetto degli ingombri e della massa che supera i 400 kg. In particolare il coperchio della trasmissione primaria più stretto, sul lato sinistro, evita di dover allargare la gamba per toccare saldamente terra. La sospensioni dalla corsa ridotta – tutta la moto, infatti, è stata abbassata – offrono un comfort leggermente inferiore, come si avverte incappando nelle buche disseminate sull’asfalto: la risposta è più secca che sulla Ultra Limited, in particolare se si ha a bordo il passeggero. Questo, però, è l’unico (piccolo) prezzo da pagare per stare seduti comodi, con il manubrio più vicino al busto, la sella bassa e un’ottima protezione dall’aria, che significa minor sforzo fisico e tanta qualità nell’ascolto dell’impianto stereo. Un limite? Non scegliere la Ultra Low se si supera il metro e settantacinque di altezza.