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Moto GP 2013, elogio dell’eccellenza

L'eccellenza è quella di Marquez e Lorenzo, che come Doohan e Rainey hanno demolito record, "ucciso" il Campionato, annichilito gli avversari. Un dualismo che non è destinato a finire, anzi... I problemi sono per gli altri. Max Temporali verga sentenze nette e chiare, anche per gli anni a venire

Quello appena concluso è stato uno dei più bei campionati della storia del motociclismo. 18 Gran Premi e soli 4 punti a separare Marquez da Lorenzo. Stagioni come queste si contano sulle dita di una mano. Nel 2006 a Valencia Hayden si laureò campione del mondo con 5 punti di vantaggio su Rossi, che proprio in quella gara finì a terra perdendo il titolo. Bisogna tornare addirittura al 1992 per ritrovare il dualismo Honda-Yamaha, con due campioni equiparabili come sono oggi Jorge e Marc. Erano Mick Doohan e Wayne Rainey, anche loro separati alla fine del campionato da 4 miseri punticini, indice di una stagione combattuta e tirata. L’australiano, però, s’infortunò pesantemente la gamba al GP di Assen, la pista che in qualche modo ha stoppato anche la carica di Lorenzo quest’anno. Sei primi posti per Marc, 9 per Jorge, di cui 4 ottenuti in successione sul finale.

I due hanno fatto venire il mal di testa al resto della truppa, in primis a Pedrosa, Rossi e alla Ducati. Dani ha concluso con 30 punti di distacco, Valentino ne ha presi quasi 100 dal suo compagno di squadra e Dovizioso, il migliore dei ducatisti, ne ha ragrannellati meno della metà del giovane campione del mondo. La gara di Valencia ha in qualche modo riassunto i valori messi in campo quest’anno dalla MotoGP. Abbiamo scoperto che Jorge è capace anche di andare piano, che significa violentarsi mentalmente e possedere un orologio biologico che ti fa capire la misura giusta del “quanto” lento si debba andare per tenere il gruppo unito, con la speranza che venga fuori un po’ di caos. Jorge è una macchina completa e perfetta: sa leggere la sua gara sugli avversari anche meglio di noi, che dalla televisione potevamo vedere istante per istante cosa accadeva dietro.

Abbiamo scoperto che Marquez sa divertirsi anche nel giorno più importante e difficile della carriera, gestendolo con serenità e freddezza. Ha saputo comportarsi da grande, stando lontano dalla bagarre e dai rischi, quando pensavamo che i suoi vent’anni gli vietassero di agire in modo diverso da quell’istinto ben definito di formidabile attaccante che lo caratterizza dai tempi della 125. Con questi due piloti il futuro della MotoGP è già scritto: alla Ducati non basterà l’ingegner Dall’Igna per rendere la Desmosedici vincente nei prossimi tre anni, Crutchlow o non Crutchlow, che a fine 2014 c’è da scommettere si troverà in coda al nostro Dovi.

Pedrosa avrà un compagno solamente più forte ed esperto di oggi e rischierà di vestire i panni dichiarati di una vera e propria seconda guida. Rossi a Valencia sarebbe stato battuto da Lorenzo anche se questt'ultimo avesse guidato una Yamaha satellite, con Jeremy Burgess come capo tecnico. Il maiorchino è talmente superiore in questo momento, sia di testa sia di guida, che nemmeno invertendo moto e squadra con Valentino cambierebbe il risultato finale. E tutti gli altri? I vari Bradl, Bautista, Crutchlow sembrano solamente comparse, eppure siamo di fronte ai migliori piloti del mondo. La “colpa” è di Lorenzo e Marquez che hanno straziato gli avversari, li hanno umiliati, annientati anche psicologicamente. Come Doohan e Rainey, che hanno sbancato la classe 500 per un decennio negli anni ’90, Marquez e Lorenzo si troveranno a spartirsi i titoli mondiali per lungo tempo.

Poi, tra il 2016 e il 2017, è probabile che la MotoGP acquisterà tre giovani talenti del motociclismo sulla linea di Jorge e Marc. Si chiamano Maverick Vinales, Alex Rins, Jack Miller, che quest’anno hanno guidato i manubri della Moto3 facendo la differenza. Segnatevi questi nomi, perché hanno la marcia in più tipica dei grandi campioni.

 

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