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La mia Africa (Twin)

5 giorni di viaggio no stop con la maxi enduro del momento per capire se dietro al suo successo c’è più suggestione o più sostanza. L’Africa Twin DCT esce vincente su tutti i fronti. L’avventura è dietro l’angolo

Fermo al molo 59 del porto di Livorno, mentre aspetto di imbarcarmi sul traghetto per la Corsica, vengo affiancato da un ragazzo con una bella maxi enduro. Adoro arrivare al porto con la moto carica e trovare altri come me pronti a imbarcarsi: si crea subito un legame con gli altri motociclisti, si fa amicizia perché prendere un traghetto regala la sensazione dell’avventura. La maxi enduro del mio nuovo amico è una di quelle grosse e potenti, con tanta elettronica addosso, targa nuova di pacca. Guarda la “mia” Africa Twin con gli occhi che brillano: “Bellissima, fantastica, poi questa è quella con il DCT, vero? Guidarla con il cambio automatico deve essere una figata”. Annuisco, è proprio una figata, ma anche la tua è una bella moto, affermo. E poi ha un mare di cavalli. Risposta: “Sì ma per come vado io non me ne faccio niente”.HondaAfricaTwinCorsica-001A Bonifacio una coppia su GS ci affianca mentre siamo in coda, resta affiancata per quasi un chilometro, il proprietario mi chiede informazioni: “è l’unica che prenderei in considerazione per cambiare la mia”. Resto un attimo interdetto: “Ma non è una concorrente diretta” dico, “la tua è un 1200 e costa parecchio di più”. “Sì ma tanto per come vado io…” Episodi veri a cui vanno aggiunte le decine di volte che l’Africa Twin è stata ammirata, circondata, indicata, invidiata. Ecco, in queste risposte troviamo probabilmente la chiave del successo di una moto che piace, evidentemente fa “status”, e che al di la delle suggestioni che può aver dato a qualche nostalgico un po’ avanti con l’età, è arrivata al momento giusto. La definisco “della giusta misura”. Grossa a sufficienza per essere giudicata una maxi, potente il giusto, forse un filo pesante (senza il DCT perde 10 kg ma non rinuncerei a questo cambio), con un motore azzeccatissimo per erogazione, coppia, carattere. Azzeccato anche nei rapporti: né lunghi, né corti. Insomma, una moto “giusta”.Un ritorno con il botto, quello dell’Africa Twin, perché la maxi Enduro Honda è schizzata subito in vetta alle classifiche di vendita con numeri importanti, frustrati solo dal problema di produzione dovuto al danneggiamento della fabbrica giapponese di Kumamoto, dove le Africa Twin vengono prodotte (assieme a molte altre Honda). Anche se Honda è corsa ai ripari spostando in fretta e furia la linea di produzione in un’altra fabbrica, la lista d’attesa si è allungata un po’, altrimenti le Africa Twin vendute sarebbero molte di più. Da tempo una moto Honda non accendeva emozioni in modo così importante: un po’ per “colpa” della stessa Honda, che nel periodo di crisi ha preferito concentrarsi su prodotti più pragmatici che emozionali (ma che hanno fatto bei numeri di vendita). L’Africa, invece, è riuscita a riportare il marchio dell’ala al centro delle discussioni degli appassionati, coinvolgendo nuovi motociclisti, enduristi di ritorno ed ex “africani” pentiti (con “meglio la vecchia” sempre in bocca… Dimenticandosi che erano altri tempi). Insomma, è una moto speciale che meritava una prova speciale.HondaAfricaTwinCorsica-004Per questo motivo ho deciso di provarla come l’avrebbe fatto un acquirente (infatti ne ho viste molte in giro quest’estate), ossia in viaggio a pieno carico, andando a cercare l’avventura che l’Africa Twin promette nella più vicina delle isole lontane: la Corsica. Quel posto dove puoi cercare ancora l’effetto “Cast away” nella caletta che raggiungi dopo chilometri di sterrato, dove le curve sono più dei rettilinei e la natura selvaggia ha ancora il sopravvento sulle case e l’asfalto. Pieno carico, perché era questa la condizione che aveva reso scettico qualcuno che, drogato di cavalli, pensava insufficiente la potenza di 95 cv per situazioni come queste.Posso dire che in circa 2.000 km di test non ho mai avvertito l’esigenza di avere più cavalli o più coppia, né arrampicandomi in salita su strade che si avvitano come un intestino, né in fase di sorpasso. Fidatevi, quei cento, se ben erogati, bastano, anche in coppia.Di sicuro ci sono moto che vanno più forte, anche se quasi 220 chilometri all’ora a pieno carico mi sembrano una buona velocità per un’enduro, ma la Africa Twin conferma con i fatti che le moto si vendono con la potenza ma si usano con la coppia. Il bicilindrico in linea Honda c’è, si fa trovare sempre pronto qu­ando serve, ha bassi e medi regimi molto convincenti, non è un mostro di allungo ma con una forza così “in mezzo” non serve nemmeno. Il lavoro in abbinamento al DCT è esemplare, perché le logiche del cambio sono studiate per far lavorare il motore sempre là dove rende meglio, dove la spinta è più efficace. DCT che è ulteriormente evoluto nelle logiche di funzionamento rispetto al passato, non tanto per le mappature aggiuntive – alla fine palleggiavo sempre tra D e S1, che tiene un po’ di più la marcia inserita e scala un pelo in anticipo – quanto nella capacità di interpretare al meglio la situazione, scalando al momento giusto prima di una curva o cambiando marcia quando serve.HondaAfricaTwinCorsica-002Fa tutto quello che farei io? La risposta è sì nel 95% dei casi. Solo a volte capita che tenga la marcia troppo a lungo o che magari avrei scalato leggermente prima, ma come succede con gli analoghi cambi automobilistici in quei casi basta intervenire manualmente – cosa concessa sia in salita sia in scalata – e lasciare poi che il cambio torni a funzionare in automatico. Il livello raggiunto è insomma davvero molto alto. Il prossimo step penso potrebbe essere quello di un cambio che “auto-apprende” lo stile di guida del pilota, perché ovviamente non siamo tutti uguali e l’uomo alla guida improvvisa, mentre ovviamente il DCT riceve un input e fa sempre la stessa cosa. Tuttavia, credetemi, se penso al miliardo di curve della Corsica, a quante volte avrei azionato la frizione e a quanto mi sono divertito a guidare l’Africa, il cambio DCT ne esce a pieni voti.Equilibrio è la prima parola che mi viene in mente parlando dell’Africa Twin. Equilibrio che in Honda hanno interpretato alla perfezione, miscelando al meglio un riuscito bicilindrico da 1.000 cc (a metà strada tra le 800 e le 1.200) e una ciclistica efficace. L’Africa Twin è una moto moderna ma, sebbene ben dotata a livello di elettronica, resta una moto piuttosto “pura”, che non esagera nella dotazione: alla fine è una moto semplice e funzionale. Le sospensioni sono tradizionali (nel senso che non sono semi attive) e “lunghe”, morbide. Hanno escursioni generose e questo rende la moto imbattibile in fuoristrada ma, ovviamente, richiede una guida più rotonda che aggressiva una volta posate le ruote sull’asfalto. La ruota anteriore da 21″, altro punto di grande discussione e divisione tra fautori del pro e del contro, è perfetta per come la moto va interpretata.HondaAfricaTwinCorsica-022E non crediate che si vada piano: alla fine l’appoggio non manca e sono gli ampi trasferimenti di carico a dettare il tempo della guida, non le misure degli pneumatici. Giusto così, perché di enduro stradali Honda ne ha in listino ben due, la Crossrunner e la Crosstourer: “l’Africa” è e deve essere un’altra cosa, una vera enduro. Piuttosto alta di baricentro (si sente nelle manovre a motore spento), la bicilindrica Honda ha un bilanciamento che non viene meno con molto carico, situazione a cui ho ovviato dando 10 click al precarico del monoammortizzatore. In queste situazioni (pieno carico), l’Africa Twin non perde la giusta direzionalità ma si siede un po’ e sottosterza un po’: se forzate l’ingresso in curva non chiude quindi la linea come farebbe una moto con sospensioni più “corte” e indole più stradale, scotto da pagare per avere sospensioni con così tanta escursione e una moto che poi in fuoristrada fa la differenza.Al leggero sottosterzo ci si abitua in fretta, a cui ovviare in parte se chi guida si siede più avanti (la sella del pilota è lunga e consente più posizioni) per caricare maggiormente l’avantreno; rientra nei ranghi nella guida “a solo” dove invece la direzionalità è eccellente. L’appoggio, insomma, non manca. Mentre la guido in autostrada faccio caso alla qualità con cui è costruita: plastiche, accoppiamenti, finiture, blocchetti elettrici, cruscotto digitale che si legge perfettamente anche in piena luce; Honda con questa moto ha fatto davvero un gran lavoro. Anche nel motore che – a prova di Corsica, dove viste le temperature torride mi sono concesso il lusso di guidare in braghette per qualche giorno – non scalda per niente e consuma ancora meno, con una media che ad andatura tranquilla passa ampiamente i 20 km/litro (oltre 300 km di autonomia) e non scende sotto i 16 anche quando si va (molto) di fretta.Dicono che la ruota da 21 non abbia appoggio, ma se si arriva ad usare tutta la spalla forse appoggio ne ha...Anche a pieno carico la velocità di crociera è tranquillamente attorno ai 160 km/h indicati (5.500 giri, chi teme che manchi potenza quindi stia pure tranquillo), con una protezione dall’aria eccellente e, restando in tema di comfort, anche la sella prende punteggio alto, non è la più confortevole del mondo ma consente di macinare ore di guida senza problemi.Tutto rose e fiori? Non tutto: l’Africa Twin non monta pneumatici tubeless, (e le Dunlop di primo equipaggiamento non finiscono di piacermi), una pecca importante per una moto arrivata nel 2016 e prodotta da un marchio che i cerchi a raggi tubeless li ha montati per primo sulla XL negli anni 80. Per cercare qualcosa che migliorerei vado sul pratico: vista la lunga escursione delle sospensioni e la conseguente sensibilità al carico, metterei una regolazione più comoda dell’altezza del fascio luminoso dei fari; il freno a mano (piazzato dove normalmente c’è la frizione) è sganciabile da chiunque una volta parcheggiata la moto, e questo non è il massimo. Il traction control è piuttosto elementare e quando taglia, la potenza impiega parecchio a tornare. Le borse hanno pro e contro: pro per rapporto capienza/ingombro (più che valida), agganci (integrati al codino e per cui invisibili) ed estetica. Contro per la conformazione: sono poco regolari e non stanno né in piedi ne sdraiate; avrei preferito quelle con apertura dall’alto, più comode quando si viaggia. Inoltre nel caso si voglia rinunciare al bauletto (bruttino) in favore di una borsa da legare al portapacchi vorrei una piastra più larga. Su questo i costruttori di aftermarket possono dare molte soddisfazioni. Alla fine posso dire che Honda ha centrato perfettamente questo progetto: il successo è più che meritato, l’Africa Twin è una di quelle moto che mi fanno entrare nel mood del “never ending travel”, da cui appena sei sceso hai voglia di risalire e ripartire per andare ovunque. Well done.

 

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