Il Gruppo FCA e Alphabet – società cui fa capo Google – hanno siglato lo scorso maggio una partnership per lo sviluppo di vetture a guida autonoma. Sergio Marchionne si è così assicurato la tecnologia della Google Car, mentre il colosso americano ha trovato un costruttore pronto a realizzare dei prototipi hi-tech. Un accordo che ha avuto profonde ripercussioni sul progetto della Apple Car, convincendo il CEO dell’azienda di Cupertino Tim Cook a rivedere i piani che prevedevano l’ideazione in proprio di un veicolo in grado di viaggiare senza conducente.Che Apple stesse lavorando a un’auto era assodato; così come il fatto che questa vettura sarebbe stata a propulsione elettrica e a guida autonoma. Quali fossero i partner per il progetto denominato Titan era però un mistero. Si era parlato dell’austriaca Magna Steyr e, soprattutto, di BMW, dato che Apple era interessata alle scocche in CFRP, carbonio misto a poliuretano termoplastico, adottate dall’elettrica i3, ma nulla di più era trapelato. Il progetto Titan, in ogni caso, non sarebbe approdato a nulla di concreto prima del 2019, quando FCA e Google contavano di presentare già le prime vetture “autonome”. Ora le carte si rimescolano, visto che Project Titan potrebbe diventare un software per la guida autonoma e non un veicolo vero e proprio.La conversione dall’hardware al software di Apple sarebbe confermata, secondo l’agenzia Bloomberg, dall’arrivo a Cupertino di Dan Dodge, ex responsabile della divisione programmazione di Blackberry e cofondatore di QNX, azienda americana che ha ideato l’omonimo sistema operativo. L’attesa iCar potrebbe pertanto diventare un sistema di guida autonoma, da destinare a diversi modelli d’auto. Secondo Elon Musk, patron di Tesla, Apple avrebbe già dedicato al progetto automotive oltre 1.000 ingegneri e a capo del team di sviluppo vi sarebbe Bob Mansfield, fidato collaboratore di Steve Jobs con alle spalle prodotti di successo quali iMac, iPad, MacBook Air e, da ultimo, Apple Watch. Per quanto il progetto Titan continui a restare avvolto dal mistero, la conversione da hardware a software sembra ampiamente alla portata e nelle corde di Cupertino, che così facendo potrebbe trovare agevolmente un costruttore disposto a offrire massimo supporto nello sviluppo della nuova tecnologia.