IL DUBBIOPer chi intende la moto in maniera sportiva, la questione genera più discussione della questione Belen-Iannone: come faccio a mettere il ginocchio a terra? Quanto mi devo sporgere? Tutti abbiamo sotto gli occhi le mirabolanti pieghe dei piloti MotoGP che, oggi, consumano non solo saponette ma addirittura gli slider in titanio sui gomiti. Risultato? Noi comuni mortali ci convinciamo di essere degli inetti perché non siamo in grado nemmeno di appoggiare il ginocchio a terra. Ma tutto questo serve davvero nella guida su strada?MIO CUGGINO PIEGA DI BRUTTOCapita spesso di sentire frasi del genere: “Ho un amico che con la sua vecchia motoretta (esempio casuale) ha strappato le saponette da quanto ha piegato, io invece con la mia sportiva nuova di zecca non riesco nemmeno a sfiorare l’asfalto! Cosa devo fare?”. Innanzitutto darvi una calmata: grattare il ginocchio in strada non serve a nulla. Anzi: la maggior parte delle volte è controproducente. Il ginocchio a terra dev’essere la conseguenza di una guida corretta, non un obiettivo. Capisco la frustrazione di indossare una tuta con le saponette più illibate di una giovane verginella, ma se quello sarà il primo obiettivo, nella maggior parte dei casi, la posizione di guida sarà completamente sbagliata.I primi piloti a utilizzare la tecnica del ginocchio a terra furono il finlandese Jarno Saarinen (Campione del Mondo nella classe 250 nel ’72) e il funambolico Kenny Roberts. E c’era un motivo: le gomme avevano sempre più impronta a terra, quindi più grip, ma al tempo stesso necessitavano di angoli di piega maggiori per fare la stessa curva. Rincorrendo questo problema i due piloti sporgevano quindi parte del busto, arrivando ad appoggiare il ginocchio. Ma correvano nel Mondiale, non in giro per strada.Gente abbarbicata a moto inclinate poco oltre la verticale ma con il ginocchio a terra. Gente che anche sul dritto guida con gambe aperte a mo’ di esame ginecologico, pur di arrivare all’asfalto con il fatidico ginocchio. La domanda è una sola: perché?ADESIVI PER LA MOTONella guida in strada nessuno (a meno che non siate in griglia al Tourist Trophy, ma se così fosse dubito sareste arrivati a leggere fino a qui) avrà mai una velocità in curva tale per cui si renda necessario sporgersi dalla moto come in pista. Si esce dalla moto (e quindi, si mette il ginocchio a terra) per contrastare l’elevata tendenza della moto a partire per la tangente. Piuttosto, inclinate il busto verso l’interno curva.Il rischio è perdere di vista fattori molto più importanti. Appendersi al manubrio come scimmie da circo fa perdere sensibilità con l’avantreno, con la sgradita conseguenza di non esercitare la giusta pressione su pedane e manubrio perché le braccia sono accartocciate per sporgersi. Per di più, avere la gamba interna aperta significa perdere un ulteriore punto di contatto tra pilota e moto. Si è in balia del mezzo e della strada, però abbiamo la saponetta consumata da mostrare al bar. Forse è meglio fare un passo indietro… anzi, facciamo due o tre.Bisogna che sia chiaro un concetto: più si è un corpo unico con la propria amata due ruote, più -su strada- l’andatura sarà veloce e sicura. Significa imparare a “sentire” la moto utilizzando tutti i punti di contatto nel migliore dei modi (gambe ben aderenti al serbatoio, braccia distese e dalla presa salda ma sciolta, schiena un po’ incurvata in avanti). Così, si disegnano traiettorie più tonde, utilizzando a dovere lo sguardo, concentrandosi su dove si mettono le ruote invece che gettarsi in curva pensando “Speriamo di non cadere… Ma soprattutto di grattare il ginocchio!”.La prossima volta che uscite per il giro con gli amici smanettoni (magari con la Scrambler della foto), pensateci!