Cara Mamma Harley,
vent’anni fa hai lasciato tutti di stucco, presentando per la prima volta una motocicletta che era il futuro, per tutti. Era il duemila eppure la V-Rod, abito attillato di alluminio spazzolato e motore da sparo realizzato in collaborazione con Porsche, sembrava essere appena arrivata da un futuro ancor più futuro del nuovo millennio. I puristi, allora, si scandalizzarono. Gridarono al sacrilegio, ché le Harley erano solo raffreddate ad aria. Io invece restai estasiato da quanto quella motocicletta incarnasse la mia idea di una Harley del futuro.
Lo stesso apprezzamento mostrai quando, qualche anno dopo, cambiasti il telaio delle amate Touring: nuova ciclistica, nuovi freni, nuovo infotainment e, anno dopo anno, ho gongolato guardando la maestria con cui hai saputo portare nel futuro, senza cambiarne i connotati, anche motociclette che restavano mirabilmente simili a sé stesse. La Street Glide Special del 2021 è dannatamente simile ad una Electra Glide di vent’anni fa, eppure è una moto completamente diversa e perfettamente moderna, e in questo processo vedo una consapevolezza e l’appassionata maestria di chi costruisce le motociclette amandole.
LiveWire e Pan America
Per questo, cara Mamma Harley, quando hai presentato la LiveWire e si sono scatenati i cori dei fondamentalisti del motore a scoppio, ho mantenuto l’atteggiamento sornione di chi ama essere stupito, ed è in attesa che altri dettagli consentano di leggere un progetto più ampio nella sua interezza. E sono rimasto su quella posizione anche quando hai presentato le biciclette a pedalata assistita, e poi di fronte a tutto il clamore suscitato dalla presentazione della Pan America. “È il progresso” dicevo a tutti quelli a cui proprio non andava bene che ti occupassi di sterrato (come se fosse la prima volta, poi…)
T’ho guardata, con gli occhi a cuoricino, nascondere nei modi più fantasiosi l’iniezione elettronica, l’ABS e persino il raffreddamento a liquido così che i modelli più amati restassero sempre uguali a sé stessi; raccontavo ai meno esperti come i Softail avessero gli ammortizzatori sotto il telaio per poter sembrare rigidi…
Poi questo scivolone. Prendi il modello più longevo che hai (roba da oltre mezzo secolo di successo continuativo!) e lo metti via.
Capisco le norme contro l’inquinamento. Capisco che la gente vuole più performance e il motore deve essere raffreddato a liquido.
Ma Sportster è un mito intramontabile; nasceva come mezzo agile ed essenziale, dall’anima sportiva, si, ma non era una streetfighter con 121 CV (né con l’equivalente odierno di questa potenza).
Poi, una cosa che mi piaceva di te, Mamma Harley, era che nelle schede tecniche non mettevi mai la potenza dichiarata delle tue moto. Ci ho messo un po’ a capirlo, poi sono diventato un discepolo della scuola secondo cui non importa quanti cavalli hai per godere della guida di una moto. Anche quando i cavalli sono tanti. Ma, forse, se hai scelto di mettere 121 CV sotto una motoretta più bassa e leggera di uno Sporty (quindi quasi il doppio della potenza disponibile sul modello appena pensionato), la risposta all’introduzione di questa voce nella scheda tecnica è insita in questa scelta commerciale. Ora, forse sto invecchiando ma mi chiedo: 121 CV su questa moto per fare cosa? Un monopattino elettrico con il motore di una Duke come sarebbe? Certo, divertentissimo, ma a che servirebbe?
Il riferimento al passato: davvero?
Non capisco, poi, perché debba assomigliare ad un incrocio, imbolsito e palestrato, tra una Indian Scout con una Ducati Diavel. Tutte le dichiarazioni che accompagnano la presentazione della moto ne decantano potenza e dinamicità. Ma davvero “la coda, con lo scarico alto e la sella monoposto sottile, si ispirano al flat tracker Harley-Davidson XR750”?
Cara Mamma Harley, ma ti ricordi cos’era la XR750?
Intendiamoci, se non si chiamasse Sportster S, questa bella naked da drag strip a me piacerebbe anche, e giustificherei senza riserve il fatto che costa più di un Softail Standard e quanto uno Street Bob.Ma l’hai chiamata Sportster.
La comprerei, perché è figa la strumentazione, è figo il motorone con funzione portante nel telaio e prestazioni mai viste, è figa la pinza freno radiale.
Poi è dannatamente figo che una moto così da sparo sia marchiata Harley-Davidson! Mamma, possibile che non lo capisci?
Quando un calciatore che ha fatto la storia di un club appende le scarpette al chiodo, il suo numero viene ritirato, a perpetuarne il mito.
Non lo si incolla sulla maglia di uno che gioca un altro sport.
Testo di Daniele Massari