Prima vettura sovralimentata, prima dotata di trasmissione automatica a convertitore di coppia e prima a trazione integrale nella storia di BMW Motorsport: X6 M ha rappresentato un punto di rottura, o più correttamente d’evoluzione, nella tradizione della divisione sportiva della Casa bavarese. Ha fatto epoca? Tutt’altro. Nonostante le prestazioni monstre garantite dal V8 4.4 biturbo, gli oltre 24 quintali di peso, un’erogazione sin troppo “civile” ai medi regimi, la taratura delle sospensioni che concede qualcosa al comfort anche in configurazione Sport e uno sterzo non particolarmente diretto ne hanno appannato il carattere. Una M a metà, che per grinta ed efficacia è restata lontana dalle “cugine” M3, M5 ed M6.
Ora, dopo tre anni di carriera, viene celebrata con un’edizione limitata a 100 esemplari, caratterizzati da soluzioni specifiche sia in abitacolo sia a livello estetico che attingono a piene mani ai cataloghi M Performance e Individual. Nulla cambia sotto il profilo meccanico. X6 M Design Edition è mossa dal noto V8 (di 90°) 32V di 4.395 cc biturbo a iniezione diretta di benzina, condiviso con M5, erogante 555 cv e 69,3 kgm di coppia anziché i 408 cv e 61,2 kgm dell’unità “gemella”, ma meno sportiva, adottata da X6 xDrive50i. Propulsore che spicca per la collocazione dei turbocompressori, così come dei catalizzatori, tra le bancate, onde permettere un’inusuale declinazione della tecnologia twin scroll, dato che ciascuno dei 4 collettori di scarico trae origine da entrambe le bancate. Più convenzionale, invece, che i condotti si uniscano a due a due in prossimità della turbina di riferimento, operante a una pressione massima di 1,5 bar.
Il contenimento dei consumi, abbastanza utopico in quanto la vettura percorre mediamente 7,2 km/l, si affida al lavoro congiunto d’iniettori piezoelettrici con pressione massima d’esercizio di 200 bar, fasatura variabile lato aspirazione e scarico, recupero dell’energia in frenata, disaccoppiamento del compressore del climatizzatore quando non in uso e portata variabile della pompa del carburante. X6 M, come accennato, è stata la prima BMW Motorsport sovralimentata e dotata di trasmissione automatica (a 6 marce) del tipo mediante convertitore di coppia. Un cambio tutt’altro che convenzionale, in quanto in modalità manuale e automatica Sport, onde velocizzare i passaggi di rapporto, avviene una brevissima riduzione della coppia erogata grazie alla disattivazione di singoli cilindri, ottenuta mediante l’inibizione d’iniezione e accensione, mentre in accelerazione è disponibile il launch control. X6 M Design Edition scatta così da 0 a 100 km/h in 4,7”.
Parimenti alle X6 più comuni, la M si avvale della trazione integrale permanente xDrive con distribuzione variabile dei kgm tra gli assali, basata sull’operato di una frizione a lamelle a controllo elettronico che privilegia la spinta al retrotreno. Sotto il profilo telaistico, il tradizionale schema a doppi bracci trasversali all’avantreno e multilink al retrotreno vede operare sospensioni pneumatiche, posteriori autolivellanti, la cui taratura può essere modificata in base a 2 setup. DNA M anche per l’impianto frenante, forte di dischi autoventilanti anteriori da 395 mm di diametro e posteriori da 385 mm sui quali agiscono pinze rispettivamente a 4 pistoncini e a singolo pompante, laddove il consueto controllo di stabilità s’integra con la modalità M Drive che, oltre ad attenuare gli interventi dell’elettronica, modifica in chiave sportiva la servoassistenza elettrica dello sterzo, l’altezza da terra della vettura (-10 mm), la taratura delle sospensioni, l’erogazione del V8 e la rapidità del cambio.