Si volta pagina; dopo il terremoto legato al dieselgate, Volkswagen introduce i correttivi tecnici necessari per riportare a norma i motori incriminati appartenenti alla famiglia EA 189. Le soluzioni, sottoposte all’approvazione della KBA, vale a dire dell’ente federale tedesco che rilascia le omologazioni valide in Germania e in Europa, riguardano i 4 cilindri TDI 1.6 e 2.0, mentre a breve verranno individuati gli interventi destinati al 3 cilindri 1.2 TDI.Modifiche software per il 2.0, hardware per il 1.6. Secondo la Casa tedesca, per adeguare il 4 cilindri common rail di 1.968 cc sovralimentato mediante singolo turbocompressore sarà sufficiente intervenire sull’elettronica del propulsore; un’attività che non dovrebbe richiedere più di 30 minuti di fermo macchina. Più complesso, diversamente, l’adeguamento del 1.6 alle normative antinquinamento vigenti: oltre all’aggiornamento software, sarà infatti necessario aggiungere un nuovo componente, definito “flow transformer” (trasformatore di flusso). Si tratta, in estrema sintesi, di un filtro supplementare, collocato all’ingresso del condotto d’aspirazione – pertanto a valle del filtro dell’aria – e destinato a ridurre le turbolenze; quindi a ottimizzare l’azione del flussometro (misuratore della massa d’aria), favorendo la precisione d’iniezione. Una modifica che dovrebbe richiedere circa un’ora di lavoro in officina.Prestazioni e consumi? Pressoché inalterati. Questa, almeno sulla carta, è la promessa Volkswagen in vista di un richiamo che dovrebbe durare almeno un anno, a decorrere da gennaio 2016, coinvolgendo i Paesi membri dell’Unione Europea. Se ciò fosse confermato, la stragrande maggioranza delle pretese risarcitorie da parte dei consumatori verrebbe stoppata sul nascere, dato che le performance dei veicoli resterebbero identiche a quanto dichiarato originariamente. In aggiunta, gli interventi saranno totalmente gratuiti, tanto che VW rinuncerà a far valere persino le eccezioni sul mancato esercizio nei termini di legge della garanzia.