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C’era una volta Italia-Francia dell’auto, Uno VS 205

Nel 2023, le due utilitarie Fiat Uno e Peugeot 205 compiranno 40 anni. Ecco le loro storie, oggi che i loro destini si sono incrociati

A breve si festeggeranno due compleanni importanti e simbolici, i quarant’anni di Fiat Uno e Peugeot 205. Nel 1983, la Casa italiana e quella francese sono alle prese con il debutto di due auto fondamentali per i rispettivi marchi, due bandiere dell’industria nazionale in un’epoca in cui esisteva una (sana) rivalità tra l’Italia e la Francia dell’automobile. Anno 2023: Fiat lancerà l’erede ideale della Uno su base Peugeot 208, anche se non ci sono ancora conferme ufficiali, tantomeno sul nome, che potrebbe essere Punto.

Che il prossimo anno la Fiat di segmento B arrivi o no, le prime tre righe di questo articolo riassumono bene come e quanto sia cambiato il mondo dell’auto (e non solo…) in quarant’anni. All’inizio degli anni Ottanta nemmeno gli autori di “2001: Odissea nello Spazio” avrebbero ipotizzato che, un giorno, Peugeot e Fiat avrebbero fatto parte dello stesso gruppo, nello specifico Stellantis. Immaginatevi poi se qualcuno avesse predetto che dell’allegra compagnia avrebbe fatto parte pure Opel e che quindi Uno (o chi per lei), 205 (idem) e Corsa sarebbero state sostanzialmente la stessa auto. Come minimo si sarebbe beccato un TSO. 

Uno batte 205 per spettacolarità del lancio

Dove sia stata presentata la Peugeot 205 se lo ricordano solo i presenti; quelli tuttora tra noi, si intende. Il luogo scelto da Fiat per il lancio (e scusate il gioco di parole) della sostituta della 127 è entrato nella “mitologia” della comunicazione dell’auto: Cape Canaveral, sede della NASA. Sì, avete letto bene: gli Stati Uniti per un’auto che non varcherà mai i confini del Vecchio Continente. Una scelta, quella di Fiat, che va oltre la megalomania di qualche manager, è infatti indicativo della mentalità dell’epoca all’interno dell’azienda e delle aspettative attorno al modello. Soprattutto, è figlia dell’entusiasmo che si respira in Occidente in un periodo in cui la crescita economica è un dato di fatto, in cui il futuro riserva certezza (relativa) di miglioramento delle condizioni di tutti.  

Una scelta, quella di Fiat, che va oltre la megalomania di qualche manager, è infatti indicativo della mentalità dell’epoca all’interno dell’azienda e delle aspettative attorno al modello.

Due carriere lunghissime

La prospettiva che abbiamo dall’Europa, sulle auto e in generale sulle vicende del mondo, è assolutamente parziale, non ci permette di cogliere tantissime cose; e quelle che pensiamo di vedere e capire in realtà sono “filtrate”. Ok, andiamo più terra terra e torniamo alle due auto di questo articolo. Se è vero che la Uno viene sostituita nel 1993 (dalla Punto) e la 205 nel 1998 (dalla 206), è però la prima ad avere una carriera più lunga, grazie principalmente alla forza di Fiat in Sudamerica, Brasile in particolare.

Così, sebbene con il nome di Fiat Mille e con diverse modifiche strutturali, questo progetto ha “vita” addirittura fino al 2013. In verità anche in Italia la Uno non esce di scena nel 1993: continua a essere venduta, sotto mentite spoglie come Innocenti Mille, ancora per qualche anno. Tutto questo per dire che a livello di numeri di vendite è proprio l’italiana a primeggiare, detto che di numeri certi non ce ne sono, ma in virtù di circostanze molto particolari. Per un confronto più giusto bisognerebbe raffrontare la Uno/Mille con la sommatoria di 205 e 206, senza dimenticarsi però dei volumi generati dalla Punto in Europa a partire appunto dal 1993. Un esercizio che espone a un’altissima probabilità d’errore e a noi non piace andarcele a cercare. Una certezza c’è, però: stiamo parlando in entrambi i casi di successi clamorosi.

Questione di taglia

Dai massimi sistemi alle questioni più spicce, un altro indicatore di quanto sia cambiato il mondo dell’auto lo danno le dimensioni di Uno e 205. 364 cm di lunghezza e 155 cm di larghezza per la prima, 370 e 156 cm per la seconda. Il peso? Piuma: 810 kg per la Uno, 890 per la 205; anche in questo caso, prendete i dati con le pinze perché le norme di omologazione sono cambiate parecchio da allora.

Kg più, kg in meno, il dato di fatto è che oggi 810 kg non è molto di più del peso di un pacco batterie di una “verdissima” auto elettrica; una al top, ok, ma ci siamo capiti. A onor del vero bisogna dire che la massa delle vetture è cresciuta vertiginosamente anche perché sono aumentate, per fortuna, le strutture a protezione degli occupanti. Di conseguenza è aumentata la potenza dei motori e, quindi, la dimensione di cerchi e pneumatici. Senza dimenticare che le auto odierne, anche le citycar, dispongono di sistemi di sicurezza attiva, i quali a loro volta un impatto sulla bilancia ce l’hanno eccome. 

Dimensioni interne

Strettamente legato a quanto avete appena letto c’è l’aspetto della volumetria interna: all’interno di carrozzerie ben al di sotto dei 4 metri c’era spazio, per persone e bagagli, molto simile a quello che oggi si riesce a ottenere solo con 30, 40 cm in più di lunghezza e 20 in più di larghezza. Gli ingegneri moderni non sono più capaci di fare automobili? Assolutamente no: le già citate strutture di sicurezza (anche quelle per i pedoni, che costringono a lasciare uno spazio vuoto tra paraurti e parti dure) e le esigenze sempre più stringenti in termini di aerodinamica hanno imposto un aumento considerevole delle dimensioni.

Le più cattive

Fiat Uno e Peugeot 205 hanno collezionato milioni di ordini, grandissima parte dei quali con motori e versioni “normali”. Eppure, non si può parlare di questi modelli senza menzionare la Turbo e la GTi, rispettivamente. Sogno dei giovanissimi e dei giovani di allora, sono tornate (insieme a Ford Fiesta XR2, Renault 5 GT Turbo e Clio 16V, ecc.) alla ribalta e oggi hanno quotazioni francamente folli, non lontane dai 20.000 euro.

Al di là delle bolle speculative, che probabilmente si sgonfieranno, almeno un po’, è innegabile il fascino di queste piccole bombe. Quale delle due è la migliore? Difficile dirlo ma una cosa si può affermare: la francese gode di più estimatori per quella che oggi verrebbe bollata come un problematica grave, il retrotreno estremamente sensibile al rilascio del gas. Una tendenza che la rende particolarmente vivace, sì, ma anche instabile, pericolosa. Per tutti gli altri dettagli, qui sotto il link all’articolo dedicato. 

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