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Francia, stavolta il Ministro paga

L'ostinazione di tre guidatori (avvocati di professione...) porta a una sanzione per la Francia comminata dalla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo. Ma la vittoria è più di Pirro che di tutti

Multe senza contestazione immediata? No grazie. Anzi, non merci: il messaggio che arriva dalla Francia ai francesi stessi è inequivocabile e riguarda gli spiacevoli regali a tempo (e distanza) che di tanto in tanto arrivano a chi, sulla strada, si prende qualche libertà di troppo.Multe a contestazioni zero: questa è la regola francese. Chi sbaglia paga, senza possibilità di deroga. Né di replica, il che proprio giusto non appare. Non all’utente qualsiasi, ma – e questa è la parte  interessante – a qualche ente sovraordinato, tipo la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo.Sotto accusa è l’estrema difficoltà dei ricorsi: l’ultima parola spetta al Ministro degli Interni, non a un magistrato. Il che rende la strada praticabile più in teoria che in pratica, e ha fatto imbufalire non poco tre guidatori d’oltralpe. Multati e decurtati (i punti patente non sono solo usanza italica…) hanno fatto ricorso alla Corte Europea.Il risultato? La Corte ha stabilito che il sistema francese viola i diritti umani, comminando una sanzione specifica. Una buona notizia, almeno sulla carta. Tuttavia, leggendo il dispositivo e considerando che i guidatori in questione – autori di tre azioni separate, non di una collettiva – di professione sono avvocati, alcune considerazioni vanno fatte.La prima è che se tre esperti del ramo hanno impiegato tre anni per ottenere un pur importante risultato (la vicenda è iniziata nel 2009…), chi non può fare da sé deve avere un ottimo mix tra pazienza e portafogli per andare a fondo nella tutela dei propri diritti. E la seconda è tanto ovvia quanto ineccepibile: al Ministro costa meno pagare una multa di tanto in tanto che mettere mano a un sistema in grado di generare un bel po’ di introiti allo Stato.Ah que j’ame l’argent!

 

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