Quando si parla di guida autonoma, il punto fondamentale – e quello che per primo è obbligatorio affrontare – è il seguente: la guida autonoma non è ancora arrivata sul mercato. Chi usa queste due parole con riferimento a un veicolo già in vendita mente sapendo di mentire, oppure non ci ha capito un granché. C’è, questa sì, la guida assistita. La distinzione è importantissima perché, com’è facile intuire, si tratta di due tecnologie profondamente diverse.
Il divario non è tanto dal punto di vista tecnico, dato che si basano su software di intelligenza artificiale e infrastrutture di sensori simili (ovviamente quelli della guida autonoma sono più evoluti), quanto filosofico, normativo, etico. La guida autonoma infatti solleva la persona (che a questo punto non si può più definire guidatore) da qualsiasi responsabilità, quella assistita prende per mano il conducente e lo supporta in ogni modo, ma se succede qualcosa la colpa ricade comunque sull’essere umano.
Una sfida difficile per tutti
Ed è proprio questa della responsabilità la più grande sfida che si trovano davanti ingegneri e legislatori. I primi perché, prima di dare disco verde a un’auto (o autocarro, pullman, furgone che sia) che può decidere della vita di essere umani, qualche notte insonne la passeranno senza dubbio. I secondi perché dovranno adeguare le leggi all’evoluzione tecnologica, accettando di fatto che la colpa possa essere di un circuito stampato. Raffinato, evoluto, tutto quello che volete, ma poi? E su questa domanda – senza risposta – passiamo la palla ai 19 esperti che Audi ha convocato per fare un po’ di chiarezza sul tema.