La prova consumi di Red questa volta tocca alla Jeep Compass 4xe: l’ibrida plug-in. Una tipologia di auto molto particolare, che va capita a fondo prima di essere comprata. I lettori più fedeli di Red probabilmente hanno già letto questi concetti, che vale comunque la pena di ribadire. Mi riferisco al fatto che un’ibrida plug-in ha davvero senso solo se si ha la possibilità di ricaricarne le batterie, a casa o al lavoro, una volta al giorno o poco meno. Non solo: il massimo lo si ottiene se il tragitto quotidiano è entro i 35 – 40 km; fino a circa 80 km per alcune plug-in con batterie più grandi. Più le percorrenze giornaliere salgono, meno il plug-in è conveniente, perché il vantaggio di sfruttare l’energia accumulata dalla rete elettrica diventa sempre meno rilevante, in termini percentuali.
Trazione integrale elettrica
Torniamo ora alla nostra Jeep Compass 4xe da 190 CV. Il motore endotermico è un 1.300cc turbo benzina collegato alle ruote anteriori, quello elettrico aziona invece l’asse posteriore: il 4×4 della Compass è privo dunque di albero di trasmissione. Ma non è finita perché c’è una seconda unità elettrica che assolve la funzione di generatore e serve a ricaricare il pacco batterie, da 11,4 kWh di capacità. Come si traduce tutto questo in termini di efficienza?
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Autonomia e consumo a batterie scariche
Ok, qual è l’efficienza della Jeep Compass 4xe? Iniziamo dall’autonomia elettrica: 30-33 km se si guida su un percorso misto fra città, extraurbano e autostrada, 37/38 km se ci si limita a utilizzare la batteria in città (opzione consigliata, peraltro, perché è proprio nei percorsi urbani che si ottiene il massimo dell’efficienza in modalità elettrica). La percorrenza media a energia elettrica esaurita è invece pari a 12,6 km/l. Un valore non eccezionale in senso assoluto, buono se si tiene conto del peso e della carrozzeria alta, non il massimo per l’aerodinamica.