fbpx

Mini John Cooper Works – Cinque modelli, un unico DNA

La gamma delle sportive britanniche è ben assortita. Con due elettriche e tre termiche ce n'è per tutti i gusti

Nel corso dell’ultima ventina d’anni il marchio John Cooper Works ha subito una trasformazione profondissima. Nei primi anni 2000 a portare la sigla JCW era infatti un kit di potenziamento destinato a esaltare il temperamento sportivo delle Mini più pepate di allora. Il plurale, tra l’altro, all’epoca era anche superfluo, visto che in catalogo c’era soltanto la variante a tre porte. Oggi invece John Cooper Works è diventato addirittura un specie di brand nel brand. È un po’ come se si fosse tolto la tuta da meccanico sporca di grasso per indossare qualcosa di più casual e chic. Ha acquisito piena dignità nel listino e vanta pure un peso notevole nelle vendite Mini, arrivando a coprirne l’8%. Attualmente la famiglia JCW conta attualmente ben cinque modelli, due elettrici tre a benzina. Una panoramica è doverosa, in occasione di una rapida prova su strada.

Mini John Cooper Works Electric e Mini John Cooper Works Aceman: semplicemente… elettrizzanti!

Mini propone da tempo modelli elettrici e sa bene che anche chi sceglie un’auto a batteria (qui da 54 kWh) apprezza spesso grinta e temperamento sportivo. Ecco dunque spiegato il senso dell’accoppiata composta da Mini John Cooper Works Electric e Mini John Cooper Works Aceman (è lei che si vede nelle foto).

Mini John Cooper Works Aceman

Per loro la Casa dichiara fino a 258 CV e 350 Nm di coppia, inclusi 27 CV di potenza extra che si hanno attivando part-time una funzione di electric boost. Lo scatto 0-100 richiede 5,9 secondi con la tre porte e 6,4 con la Aceman, mentre la velocità massima è sempre di 200 km/h.

Mini John Cooper Works Aceman

L’assetto ha una taratura ad hoc per cercare di ricreare il celebre go kart feeling anche con una massa che è giocoforza maggiore del solito. E in questo senso gioca un ruolo importante anche una gommatura specifica. Anche l’occhio ha chiaramente la sua parte con queste vetture. Tra i dettagli più sfiziosi ci sono il logo John Cooper Works rosso-bianco-nero nello stile della bandiera a scacchi e il tetto multitono con una sfumatura di colore rosso-nero. Altri segni particolari sono le minigonne laterali nere e lo spoiler posteriore accentuato.

Mini John Cooper Works e Mini John Cooper Works Cabrio: classici che si evolvono

Ecco le vere eredi delle originarie JCW! Per onorare come si deve le antenate, queste due compatte montano un motore due litri TwinPower Turbo da 231 CV e 380 Nm di coppia, abbinato a un
cambio automatico a doppia frizione con tanto di paddle al volante.

Mini John Cooper Works

Parlando di prestazioni, la Mini John Cooper Works impiega 6,1 secondi per lo scatto 0-100, mentre la sorella scoperta richiede giusto tre decimi in più. Le velocità massime sono rispettivamente di 250 e 245 km/h. La Cabrio è lesta anche a scoprirsi, con la capote che si rispiega in soli 18 secondi anche in movimento fino a 30 km/h.

Mini John Cooper Works Cabrio

Parlando di look, qui i segni particolari sono la griglia anteriore ottagonale in nero lucido affiancata da ampie prese d’aria con inserti rossi e il logo JCW. Non meno suggestivo è il lato B, con uno scarico grintoso piazzato al centro del diffusore.

Mini John Cooper Works Countryman ALL4: sportività formato famiglia

Dulcis in fundo – rullo di tamburi, prego – ecco la Mini John Cooper Works più potente del gruppo. Il motore della Countryman ALL4 eroga la bellezza di 300 CV con 400 Nm di coppia massima per una velocità massima di 250 km/h.

Mini John Cooper Works Countryman ALL4

Davvero un risultato di tutto rispetto per quello che è a tutti gli effetti un SUV compatto, comodo anche per cinque persone. L’estetica mette subito in chiaro quale sia il carattere di questa Mini John Cooper Works, con diversi particolari rossi e una speciale firma luminosa per le luci posteriori verticali.

Mini John Cooper Works Countryman ALL4

Quando poi si decide di spostarsi in tuta tranquillità, ecco la tecnologia arrivare a supporto del pilota, con sistemi di assistenza che in autostrada consentono una guida parzialmente automatizzata di livello 2.

Il denominatore comune: gli arredi ispirati al motorsport

Anche se le cinque auto della gamma Mini John Cooper Works hanno caratteri e filosofie diversi, gli elementi comuni tra loro non si riducono a qualche connotazione estetica. Anche negli abitacoli si respira infatti la stessa atmosfera. Qui si trovano infatti a fare – anche letteralmente – da fil rouge equipaggiamento specifici JCW in rosso e nero.

plancia Mini John Cooper Works

Un esempio? Il carnoso volante sportivo JCW nero con cuciture rosse e la razza a ore sei in tessuto nero e rosso. Non bisogna poi scordare i profilati sedili sportivi JCW. Il loro rivestimento con impunture rosse che alterna similpelle nera e tessuto a maglia multicolore riprende il motivo che orna la plancia. Su tutte le Mini John Cooper Works, c’è poi un esclusivo sistema audio Harman Kardon. Qualche difettuccio? Alcune plastiche hanno un aspetto un po’ economico e le maniglie interne delle porte non aiutano molto a reggersi quando al pilota si chiude la proverbiale vena.

La prova della Mini John Cooper Works

La Mini John Cooper Works non merita forse di essere protetta dal WWF ma poco ci manca. Rappresenta infatti una delle ultime hot hatch, una razza in via di estinzione. Di auto così compatte, leggere e scattanti ce ne sono sempre meno. E il discorso vale a maggior ragione per la Cabrio, più unica che rara. La scheda tecnica qui parla di 3,9 metri scarsi e di poco più di una 1,3 tonnellate per la tre porte, dati che fanno venire prurito al piede destro se rapportati ai 231 CV di cui sopra.

Mini John Cooper Works 2025

Ebbene, specie se si sceglie il driving mode Go Kart, l’inglesina tuttopepe sa ancora regalare emozioni a piene mani, anche se i puristi potranno rilevare che in passato ci sono state edizioni più affilate. Pestando di brutto sull’acceleratore a ruote sterzate non manca qualche reazione allo sterzo, mentre nelle staccate violente e quando si entra in curva ancora frenati si sente la coda leggera. Tutto rimane comunque in sicurezza e fa sentire l’auto coinvolgente e viva tra le mani, virtù non comune. Promosso ma senza lode il cambio a doppia frizione, più dolce che fulmineo e un po’ conservativo nel rifiutare le scalate cattive.

La prova della Mini John Cooper Works Electric

La versione elettrica non sfigura al cospetto dalla sorella che fa mulinare le bielle. Sorvolando sulla questione autonomia (quella dichiarata è all’incirca di 370 km) e concentrandoci sulle impressioni di guida, sembra addirittura più scattante della sorella, un dato confermato dal cronometro nelle prove di accelerazione. Ciò che qui colpisce è come le prestazioni siano offerte con grande compostezza. La motricità sembra migliore, almeno nella fase iniziale dello spunto. Certo, a un certo punto alla Mini JCW Electric viene il fiato corto, mentre la termica allunga con maggiore cattiveria, ma questo emerge solo a velocità da ritiro immediato della patente. E fin tanto che si guida puliti, cercando la scorrevolezza, anche a livello di tenuta e stabilità in confronto non è affatto impari, con l’elettrica che sfoggia un ottimo bilanciamento e un assetto indovinato.

Articoli correlati
Mazda CX-5 2026: cresce in nome del comfort
Prova Mazda6e - Viaggi in prima classe
The Urban Mobility Council, dati e soluzioni in materia di mobilità sostenibile