“Il presupposto è sempre stato quello di una partnership paritaria, che comprendesse non solo la fornitura dei motori, ma anche la condivisione del team, obiettivo che non è stato possibile realizzare”. Scusate il virgolettato, che può sembrare un modo per semplificarci il lavoro. In realtà, abbiamo voluto iniziare da qui, citando il comunicato di Porsche, perché per una volta si tratta di una comunicazione chiara, netta. Non il classico comunicato “fumoso”. Detto questo, ora la domanda delle domande è la seguente: che ne sarà del progetto Porsche in F1? Questa la risposta dell’azienda: “anche con le modifiche regolamentari definitive, la Formula 1 rimane un ambito interessante per Porsche, che la Casa continuerà a monitorare”. Tradotto: i manager di Zuffenhausen probabilmente cercheranno un altro partner, una scuderia già esistente con la quale cercare quel rapporto che con Red Bull non è stato possibile instaurare.
Non solo fornitore di motori
Porsche, insomma, non si è accontentata della proposta di Red Bull di rimanere confinata al ruolo di fornitore di motori. I tedeschi volevano entrare a far parte anche di Red Bull Racing e non solo di Red Bull Technology, ovvero l’azienda che progetta e costruisce le monoposto e, dal 2026, anche le power unit per la Formula 1. Fino al 2025, Red Bull potrà contare infatti su quello che si può considerare un “appoggio esterno” da parte di Honda. Un’alchimia che quest’anno sta dimostrando di funzionare alla grande, come dimostra il dominio di Max Verstappen nel mondiale 2022 di F1. Non sarà che sull’onda dell’entusiasmo il top management di Red Bull – leggi Christian Horner ed Helmut Marko – si siano fatti sfuggire la grande occasione di legarsi a un’azienda tecnologicamente al top e quasi imbattibile dal punto di vista del prestigio? Staremo a vedere.