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Prova Mercedes Classe V: solo posti di prima classe

Per chi macina chilometri su chilometri e vuole avere tanto spazio a disposizione le grandi monovolume restano una scelta con i fiocchi. Lo dimostra la Classe V, che può ospitare fino a otto persone

L’esperienza insegna come, nella stragrande maggioranza dei casi, le Mercedes Classe V che s’incontrano per strada appartengano a una clientela business. Spesso si tratta di macchine aziendali di rappresentanza, altre volte svolgono servizio navetta per alberghi o enti vari e ancor più di frequente hanno sul portellone il classico scudetto grigio con la sigla N.C.C., noleggio con conducente. Non manca però neppure qualche privato che sceglie questo modello perché è rimasto uno degli ultimi esponenti della gloriosa stirpe delle grandi monovolume, razza quasi in via d’estinzione ora che crossover e SUV di grossa taglia stanno colonizzando il mercato.

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Poche storie: se quel che si desidera avere è spazio in abbondanza, la Mercedes Classe V ha ben pochi rivali. E non conta che si desideri far stare larga una famiglia numerosa o che ci si voglia portare appresso l’attrezzatura sportiva oppure una coppia di alani: l’ultima dell’alfabeto della Stella a Tre Punte non si tira mai indietro. Per rispondere a qualsiasi necessità di carico, il listino Mercedes propone ben tre varianti a livello di carrozzeria. Tutte mantengono un certo family feeling con il resto della gamma, grazie alla mascherina piazzata sull’attenti e al taglio dei fari con l’opzione LED. Quella piccola si chiama Compact (tutto è relativo, si sa…), è lunga 490 cm e ha un passo di 320 cm, con lo sbalzo posteriore corto. Quella intermedia è la Long, che mantiene il passo invariato ma, con lo sbalzo posteriore allungato, tocca i 514 cm. Al top c’è poi la V Extralong, con un taglio quasi da limousine, un passo di 343 cm e 537 cm da un paraurti all’altro.

In tutti i casi l’abitacolo ha una configurazione standard a sei posti, con tre file da due poltrone, ma nulla vieta di adottare anche panchette a tre posti e di arrivare fino a una disposizione 2-3-3. Quale che sia lo schema scelto, la musica non cambia: nella fila centrale si viaggia che è una meraviglia e anche chi è destinato ad accomodarsi nelle retrovie ha un sacco di centimetri in più che su molte berline. Volendo, inoltre, si possono anche girare di 180° i sedili della fila centrale per creare una sorta di salotto viaggiante. Nella parte anteriore, invece, riflettori puntati sulla plancia, massiccia ed elegante. La qualità delle finiture non è lontana da quella di un’ammiraglia e il quadro si completa con il tablet che si staglia sopra la consolle centrale e il touchpad, per gestire il sistema d’infotainment ComandOnline.

Quanto alla gamma motori, la Classe V è monogama e fedele al noto e apprezzato turbodiesel 2.100. Quest’ultimo può essere scelto a sua volta in tre configurazioni, da 136, 163 e 190 cv, rispettivamente per le versioni 200 d, 220 d e 250 d, tutte disponibili anche con trazione integrale 4Matic. Con questa trasmissione diventa standard il cambio automatico 7G tronic Plus, che altrimenti è di serie solo sulla 250 d: non sarà un fulmine nelle cambiate ma è un must su una macchina di questo tipo. Quattro sono infine le versioni, Executive, Sport, Premium ed Exclusive. I prezzi partono dai 42.556 euro della V 200 d Compact Executive con trazione posteriore e cambio manuale e arrivano ai 85.533 euro della V 250 d 4Matic Long Exclusive. In generale, ogni passaggio a una carrozzeria di una taglia in più costa circa 800 euro.

DRIVE

Al volante della Mercedes Classe V si gode di una posizione decisamente panoramica. Per raggiungere il sedile occorre infatti salire un po’ e ci si ritrova poi a una certa distanza dal pavimento, anche regolando la poltrona nella posizione più bassa. Poco male, comunque: la postura che si assume è comoda e assicura un buon controllo, con tutti i comandi a portata di mano. Piazzati in alto come il giudice di sedia sul Centrale del Foro Italico, si gode di un’ottima visibilità, sul traffico così come in manovra, una cosa non da poco quando ci sono da gestire ingombri così importanti. In ogni caso, darsi al fai-da-te nei parcheggi è sconsigliabile: meglio affidarsi ai sensori, alle telecamere ed eventualmente anche al Park Assist.

La Classe V dimostra chiaramente di prediligere gli spazi aperti. Qui la monovolume di Stoccarda si disimpegna bene considerata la stazza, restando sempre sincera e prevedibile. Con una guida pulita e precisa si può tenere anche un passo allegro nel misto, mentre un’azione brusca e poco graduale non si dimostra redditizia. In autostrada, invece, gli unici rilievi si possono fare alla silenziosità, buona ma leggermente penalizzata dalle dimensioni dell’abitacolo, che finisce per fare un po’ da cassa di risonanza per fruscii e rombosità. Da standing ovation, invece, il molleggio, con le sospensioni che digeriscono alla grande buche, avvallamenti e giunzioni dei viadotti. Tra l’altro, nella marcia ad alta velocità non si deve neppure temere il vento laterale, con l’elettronica pronta a compensare eventuali folate e a tenere la macchina nella corsia di marcia.

Quanto ai motori, per chi pensa di utilizzare spesso la Classe V a pieno carico, il consiglio è di puntare su quello da 190 cv. Il perché è presto detto: con 440 Nm di coppia la V 250 d è più vivace e brillante della 220 d (380 Nm) e della 200 d (330 Nm), con consumi dichiarati perfettamente allineati. Per un impiego tranquillo, comunque, anche la 220 d non è certo una scelta da vorrei-ma-non-posso, mentre la versione entry level risente di più della massa in gioco e ha spunti un po’ blandi.

 

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