Che la MINI Countryman fosse cambiata molto lo sapevo da tempo. A settembre avevamo pubblicato le foto ufficiali, accompagnate da tante informazioni, e quell’articolo me l’ero quasi imparato a memoria in vista della prova. Eppure al primo faccia a faccia la nuova tuttofare anglo-tedesca ha saputo comunque sorprendermi con le sue dimensioni lievitate, le sue forme suvveggianti e tante soluzioni originali.
Misure che contano
Per spiegarmi meglio parto allora proprio dalle misure, che crescono tutte, indistintamente. Con 443 cm di lunghezza (+13), 184 di larghezza (+2) e 165 di altezza (+8), e con un passo di 269 cm, la nuova Countryman è semplicemente la MINI più grande di sempre. Magari non è arrivata al punto da sembrare la custodia del modello uscente, ma poco ci manca.
Un tipo (s)quadrato, la Countryman
E a parte il fatto di aver messo su una taglia, ha anche cambiato stile. Ha un aspetto più squadrato e in un certo senso più grintoso, complici linee più decise e una spuntata agli sbalzi. In questo senso giocano un ruolo chiave pure i nuovi fari a LED, a loro volta spigolosi e con firma luminosa personalizzabile. Anche se a prima vista non si direbbe, l’aerodinamica migliora, con il Cx che da 0,31 scende addirittura a 0,26 nel caso della versione elettrica.
Tanto spazio per tutto
L’interno mette a frutto lo stretching delle lamiere offrendo più spazio agli occupanti, sia in senso longitudinale che trasversale. Ciò vale anche per i passeggeri posteriori, il cui accesso a bordo è complicato in parte da porte che hanno un angolo di apertura limitato. Per il resto il divano sa farsi apprezzare: ha lo schienale regolabile nell’inclinazione su sei posizioni e può scorrere avanti e indietro di 13 cm.
Facendo avanzare le due sezioni della panchetta si può sacrificare un po’ l’abitabilità a favore della la capacità del bagagliaio, che di norma va dai 460 ai 1.450 litri. Ce n’è insomma a sufficienza per fare della nuova Mini Countryman un’auto molto più versatile della sua progenitrice.
Il mondo è tondo
Detto di quanto accade nelle retrovie, gli occhi sono tutti per la plancia, che resta fedele all’impostazione classica della Mini voluta negli Anni 50 da Alec Issigonis. Se quella aveva un unico strumento circolare in posizione centrale, la nuova MINI Countryman piazza in mezzo alla scena un touchscreen OLED tondo ad alta risoluzione da ben 24 cm di diametro.
L’infotainment MINI Interaction Unit è gestito dal nuovo Operating System 9, che permette di controllare tutte le funzioni della vettura in punta di dita o con la voce. La logica di funzionamento è del tutto simile a quella degli smartphone e le grafiche disponibili sono simpatiche. Il display è però molto affollato di informazioni, non sempre facili da leggere al volo. Volendo si può comunque contare anche su un head up display.
Scendendo con lo sguardo verso il basso si trovano un po’ di comandi fisici. Tra loro ci sono il pulsante del freno a mano, la levetta che rimpiazza le leva del cambio per la selezione delle funzioni della trasmissione e il comando di avviamento. L’un per l’altro abbinano bene un design originale a una certa funzionalità.
Finiture: bene, ma non benissimo
Per il resto l’ambiente è reso accogliente e caldo dal rivestimento in tessuto della parte frontale della plancia, che può essere animato da curiosi giochi di luce. Belle le bocchette verticali dell’aria mentre convincono solo fino a un certo punto le maniglie delle porte. Quanto alle finiture, il livello appare in generale buono ma deludono un po’ la parte alta della plancia e la cornice interna dei finestrini.
Una gamma ben assortita
La gamma della nuova MINI Countryman si presenta molto articolata, con un approccio di quelli che oggi si suol definire multienergy. In altre parole a livello di alimentazioni ce n’è davvero per tutti i gusti. Per cominciare, la macchina si può avere infatti in versione C, con un turbobenzina 1.5 da 170 CV abbinato a un modulo mild hybrid 48V, oppure in variante D, con invece un turbodiesel 2.0 da 163 CV sempre associato a un ibrido leggero, lo stesso che fa da spalla pure alla Countryman S ALL4, stavolta turbobenzina due litri con trazione integrale da 218 CV. Questa è disponibile anche sulla più prestante delle versioni elettriche, la SE ALL4 da 313 CV, mentre la Countryman a batteria più tranquilla, la E da 204 CV, ha la sola trazione anteriore. Finito qui? No, perché per chi cerca un po’ di sportività di vecchia scuola c’è anche la John Cooper Works – o JCW che dir si voglia – con un “semplice” 2.0 turbo che scarica i suoi 300 CV su tutte e quattro le ruote. Ecco tutte le motorizzazioni racchiuse in un’unica tabella, con i dati tecnici salienti.
Uno sguardo al listino
Prima di passare alla vera e propria prova su strada, vale la pena di dare uno sguardo al listino. I prezzi partono da 34.900 euro e arrivano a 51.000 euro. Sono previsti quattro livelli di allestimento: Essential, Classic, Favoured e JCW. Giusto per essere chiari, si può avere la macchina con look sportivo anche con il motore più tranquillo. Di serie sono previsti i più comuni sistemi di assistenza alla guida, in opzione si possono avere i pacchetti Driving Assistant Plus e Professional che permettono la guida assistita di livello 2. Tra gli optional di spicco segnalo il Parking Assistant Professional con la funzione Remote Parking e le sospensioni adattive, con abbassamento di 15 mm e sistema di smorzamento selettivo della frequenza.