19 Agosto 1991: mentre il mondo è in apprensione per il tentativo di golpe ai danni di Mikhail Gorbaciov, il circus della Formula 1 sta per approdare nelle Ardenne. C’è un copione da rispettare: va in scena, grigio in ossequio al clima, il Gran Premio del Belgio. Occhi e orecchie di tutti sono in collegamento con il mondo esterno con meno distrazione del solito: va bene preparare motori e approntare assetti, ma se ritorna il Grande Satana armato di falce e martello come la mettiamo?
Radio e TV uniscono cronaca e supposizioni: il riformatore dell’URSS – già, URSS, e sembra proprio un secolo fa, anche se già sono in piedi le varie repubbliche che risulteranno dalla scissione del moloch sovietico – viene rinchiuso nella propria dacia in Crimea e rimosso dal potere. I compagni Pavlov, Pugo e Krujckov, rispettivamente primo ministro, ministro degli interni e capo del KGB, si oppongono al corso della Storia. Tengono il mondo in apprensione, visto che – a Mosca e dintorni – c’è ancora chi pensa che con Washington sia meglio dialogare a colpi di testate nucleari. Basta una telefonata e un pulsante da premere e, puf, si torna al passato: semplice, no?
I media non possono che abbozzare: Internet esiste, ma non è quello che oggi portiamo in tasca con lo smartphone. Il 6 agosto Tim Berners-Lee ha messo in pratica due suoi progetti (il primo è Enquire, un catalogatore di concetti non correlati, il secondo il World Wide Web, esegesi dell'ipertesto) mettendo online, con un NeXT la cui potenza computazionale sarebbe vista con ilarità anche su un cellulare da venti euro, il primo sito Web della storia: difficile parlare di informazione in tempo reale. Ci avesse pensato una ventina di anni prima, forse qualcuno twitterebbe qualche notizia in più proveniente da oltrecortina. Ma così non può essere. 20 agosto: l’Estonia dichiara l’indipendenza, seguita il 21 dalla Lettonia.
22 agosto: il neoeletto Presidente della Repubblica russa, Boris Eltsin risolve a modo suo la crisi. Ciao, URSS: la via del non ritorno è segnata. 22 agosto: a Spa Francorchamps si accendono i motori per quel rosario da recitare tutto d’un fiato al ritmo di libere-qualifiche-gara. Nelle Ardenne, Senna tiene banco più di Gorbaciov: il brasiliano è chiamato a vincere il terzo titolo mondiale rintuzzando gli attacchi di un Mansell che, dopo un inizio di stagione sofferto, incalza da vicino. Anche qui, golpe in arrivo? Suvvia, il paragone è azzardato. Al massimo, è lesa maesta. E, soprattutto, passa in secondo piano per la disavventura capitata all’idolo locale Bertrand Gachot.
“God Save the British and Gachot”: questo lo slogan dei suoi sostenitori. Più di un pilota indossa una maglietta con la scritta “Gachot Why?”. Già, perché Gachot? Semplice, perché il buon Bertrand, qualche giorno prima, non trova niente di meglio che risolvere in rissa un alterco con un tassista londinese. “Feci lo strafottente col giudice e mi beccai dei mesi di galera che rovinarono la mia carriera”, ricorderà a vent’anni di distanza dall’episodio l’allora pilota di Eddie Jordan. Lo sostituisce un tedeschino col cognome da calzolaio, Michael Schumacher: il manager Willy Weber giura che conosce a menadito i 6.940 metri del Circuit National de Francorchamps, lui – ventidue anni compiuti da pochi mesi – sa che non è così. E che il compagno di squadra Andrea De Cesaris è uno di quelli difficili da mettere sotto.
23 agosto: in Unione Sovietica scoppia la rivolta contro il Partito Comunista, le cui sedi sono assediate da oppressi che trovano nell’esasperazione voce e coraggio. Le statue nelle piazze cadono: il PCUS viene messo al bando. Gorbaciov è salvo per mano di Eltsin e si dimette, di volontà neanche tanto spontanea, da segretario del Partito. Le libere in Belgio dicono che il tedeschino ci sa fare: non a caso fa parte, al pari degli astri nascenti Wendlinger e Frentzen, dello Junior Team Mercedes gestito da Peter Sauber, che dovrebbe segnare nel futuro prossimo il ritorno della Casa in Formula 1, dove manca dal 1955.
Questo sulla carta, visto che la realtà di Michael parla di una presenza fissa nel Campionato Mondiale Sport Prototipi, di quattro gare nel DTM e una presenza nella Formula 3000 giapponese. Nel '91, Schumacher sembra destinato a vedere più ruote coperte che altro. Ma l'assist di Gachot è troppo ghiotto. Il 24 agosto, mentre il solito Senna sigla la pole position e l'Ucraina dichiara la propria indipendenza, Michael doma Radillon ed Eau Rouge con un settimo tempo in qualifica che fa sensazione. De Cesaris è dietro di quattro posizioni e 7/10 di secondo. Nei paddock, un geometra di Cuneo divenuto nel frattempo brillante team manager, alza il telefono e inizia a svitare il seggiolino di Roberto Moreno dall'abitacolo della Benetton.
25 agosto, giorno di gara: in partenza Schumacher brucia tanto Nelson Piquet, scattato dalla sesta posizione, quanto – più prosaicamente – la frizione dopo poche centinaia di metri. Ritiro, ciao Michael. Esattamente come era accaduto a un giovane austriaco di belle speranze diciannove anni prima nel Gran Premio di casa. Ferragosto 1971, Lauda parte e si ferma subito. Frizione anche per lui. Chi crede nella cabala è servito. Con l'unica differenza che Schumi non dirà mai “Grande Kasino”. Quella è roba per Niki…
26 agosto: l'URSS perde la Lituania, che restaura la propria indipendenza. Roberto Moreno ha già perso il posto in Benetton: Michael Schumacher finisce la stagione con Nelson Piquet come compagno di squadra, e al brasiliano con pochi capelli e il viso da bravo scolaro non resta che accomodarsi mestamente sulla Jordan numero 32 lasciata libera da Gachot, che ha altro cui pensare. Il triangolo Weber-Jordan-Briatore ha partorito la mossa perfetta: il secondo Gran Premio frutta a Schumacher i primi punti. Per il 1992, il posto da prima guida è suo: Riccardo Patrese sarà il nuovo compagno di squadra. Piquet esce dal Circus da tre volte Campione del Mondo. Schumi si appresta a doppiarlo abbondantemente.
Mondiale 1991: vince Senna, ed è l'ultimo titolo per Magic. Schumacher raggranella quattro punti: è un predestinato. Veloce, irriverente: il futuro antagonista del brasiliano. Ci saranno punzecchiature e un rendez-vous in Francia, l'anno successivo. Senna, tamponato da Schumacher, rimbrotterà il tedesco con la cattiveria del campionissimo che vede all'orizzonte un suo pari. 8 dicembre: i presidenti di Russia, Ucraina e Bielorussia firmano a Belavezha il trattato che sancisce la dissoluzione dello Stato sovietico e la nascita della Comunità degli Stati Indipendenti. L'URSS non c'è più; Gorbaciov si dimette il giorno di Natale e a Santo Stefano il Soviet Supremo scioglie formalmente l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Finisce un'era, mentre ne comincia un'altra. Giusto per sottilizzare, su piani ben diversi. Perché quella di Schumi, almeno, è stata una dittatura sportiva…
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Con il Gran Premio del Belgio 2012, Michael Schumacher ha preso parte a 300 Gran Premi di Formula 1, con 299 partenze: in Francia, nel 1996, rompe il motore nel giro di ricognizione. Sette i titoli iridati, di cui cinque consecutivi. 91 le vittorie complessive, con 155 podi totali. Quattro le scuderie: Jordan, Benetton (2 titoli), Ferrari (5 titoli), Mercedes. 72 i successi su Ferrari, per un totale di 116 podi. Ha vinto almeno una volta in 22 Gran Premi, con 8 affermazioni nel solo Gran Premio di Francia. 19 i podi consecutivi, 24 le gare concluse a punti senza ritiro. 68 le pole position in carriera, con 22 hat-trick. 1.552 i punti conquistati fino al 300° GP disputato. Dal 2007 al 2009 è rimasto inattivo. Sposato con Corinna, è padre di Gina Maria e Mick. Lo abbiamo visto al cinema in Cars – Motori Ruggenti e Asterix alle Olimpiadi, nelle vesti del condottiero di bighe chiamato Schumix.