Lo stop alla vendita di auto e furgoni non elettrici a partire dal 2035 deve solo passare al Consiglio dell’UE, prima della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione e dell’entrata in vigore. Insomma: indietro non si torna (salvo sorprese). Una decisione forte che, in quanto tale, ha fatto emergere diversi fenomeni. Il primo è una scoperta inaspettata: l’esperto di auto e mobilità. Ce ne sono ovunque, nei luoghi fisici e in quelli virtuali; fino a oggi erano rimasti nascosti chissà dove, probabilmente a parlare di Covid-19, di edifici antisismici e 41-bis. Il secondo è la contrapposizione netta tra “tifoserie”: i fan dell’elettrico e gli irriducibili dei pistoni e dei cilindri. Poche, invece, le prese di posizione ufficiali da parte delle Case: è più facile che sia l’amministratore delegato di turno a prendere posizione, dando l’impressione che si tratti più di un’opinione personale, per quanto quotatissima, che la linea dell’azienda che rappresenta. Questo fino a quando Mercedes ha diffuso un comunicato ufficiale sullo stop 2035.
Una scoperta inaspettata: l’esperto di auto e mobilità. Ce ne sono ovunque, nei luoghi fisici e in quelli virtuali; fino a oggi erano rimasti nascosti chissà dove, probabilmente a parlare di Covid-19, di edifici antisismici e 41-bis
In anticipo sui tempi
Per prima cosa, la Casa di Stoccarda accoglie favorevolmente la ratifica di cui sopra, sottolineando con malcelato orgoglio che già dal 2030 venderà solo auto elettriche, sui mercati in cui esistano le condizioni. Subito dopo, però, aggiunge: “La risoluzione obbliga anche la politica a predisporre l’infrastruttura necessaria. Decisiva, per il successo delle politiche di tutela dell’ambiente, è l’accettazione della nuova tecnologia e non solo il divieto di quella tradizionale”. Difficile non essere d’accordo al 100% con una dichiarazione di questo genere. Negli Stati Uniti, per esempio, si sono premurati di spingere l’elettrico (sotto vediamo in che modo). Poi, forse, metteranno un divieto sull’endotermico, che peraltro potrebbe non servire, se le politiche di incentivazione saranno efficaci e, perché no, la tecnologia dell’auto elettrica si dimostrasse capace di camminare con le proprie gambe, senza bisogno di sussidi pubblici (quest’ultima, sia chiaro, è una mia considerazione, non di Mercedes).
Obiettivi e nuove piattaforme
L’obiettivo di Mercedes è quello di diventare un’azienda a zero emissioni prima dello stop 2035 imposto dalla UE, sfruttando tutte le opzioni disponibili per ridurre le emissioni in modo rapido, comprese soluzioni che minimizzino l’impatto delle tecnologie attualmente in uso; una testimonianza di ciò è l’elettrificazione spinta di molti modelli, AMG comprese. Soprattutto, però, già oggi nel listino di Mercedes (esclusa quindi smart) ci sono ben nove modelli elettrici: EQA, EQB, EQC, EQE, EQE SUV, EQS, EQS SUV, EQV, EQT. Una flotta di auto a batteria che copre tutti i segmenti di mercato in cui la Stella a tre punte è presente. A ulteriore conferma della voglia di Mercedes di accelerare sulla via dell’elettrico c’è anche la decisione di introdurre sul mercato, già dal 2025, solo piattaforme per veicoli elettrici. Proprio nel 2025, la Casa di Stoccarda introdurrà tre nuove architetture per elettriche.
Già oggi nel listino di Mercedes (esclusa quindi smart) ci sono ben nove modelli elettrici. Una flotta di auto a batteria che copre tutti i segmenti di mercato in cui la Stella a tre punte è presente
Cosa sarà delle auto circolanti
Detto delle auto di nuova introduzione sul mercato, c’è una gamma con motori endotermici da portare avanti, almeno per qualche anno anche dopo lo stop 2035. In Mercedes hanno pensato anche a questo e la soluzione prende il nome di eFuels, ovvero i carburanti ottenuti da energia da fonti rinnovabili. In realtà si tratta, nella visione di Mercedes, di una risposta parziale, buona giusto per compensare le emissioni derivanti dai combustibili fossili. Ecco perché è la stessa Mercedes a specificare che gli eFuels sono l’ideale per navi e aerei; per ragioni di efficienza energetica, invece, sulle è meglio utilizzare l’energia da fonti rinnovabili per ricaricarne le batterie. Gli ingegneri di Mercedes spiegano, infatti, che la trasformazione di elettricità green in eFuels compromette l’efficienza del processo.
Gli USA e la posizione sull’auto elettrica
Come scritto in alto, anche negli Stati Uniti la riduzione dell’impatto ambientale del traffico privato è una tematica sentita. Per perseguirla, però, è stato adottato un approccio più logico, razionale. Non autolesionista come – opinione personale – è stato fatto in Europa. Se da noi si sono prima fissati limiti impossibili da raggiungere con l’Euro 7 e si è poi posto lo stop 2035 agli endotermici, in America è stata messa a punto una legge che prevede incentivi pari a 7.500 dollari, ma solo ed esclusivamente per le vetture assemblate in Nord America e che montano batterie realizzate con materie prime estratte negli Stati Uniti o in Paesi con cui gli USA hanno un accordo di libero scambio. Sì, ai più liberali potrebbe suonare come protezionismo spinto (e infatti la norma ha subito attirato l’attenzione della UE). Intanto, però, dei paletti ben precisi sono stati fissati. Paletti su cui sembra appeso questo cartello: “No all’invasione di auto elettriche cinesi. No alla minaccia delle nostre aziende”. Sul cartello dei paletti UE sembra invece di leggere: “Welcome chinese manifacturers”.