fbpx

James Randi, il dis-illusionista

Disinformazione, fake news, infodemia, teorie del complotto. I nemici della verità oggi viaggiano attraverso i media e trovano terreno fertile nella mente di persone disposte a credere a bugie rassicuranti piuttosto che a verità scomode. Un problema che, qualche decennio fa, si manifestava sotto forma di dimensione paranormale, presentandosi come autentica ma senza adeguati controlli, incoraggiando una tendenza all’irrazionalità. Se oggi quei fenomeni sono quasi completamente scomparsi e abbiamo la capacità di difenderci contro le pseudoscienze, lo dobbiamo anche a un uomo che ha dedicato la vita a smascherare bufale e diffondere una mentalità scettica e razionale attraverso la prestidigitazione. Ne abbiamo parlato con Massimo Polidoro, scrittore e divulgatore scientifico e allievo di James Randi, illusionista disincantato
Ph. Larry Busacca/Getty Images.

«La religione è la più grande truffa mai ordita». Non usava mezze misure James Randi, figura geniale ed eccentrica, protagonista di una clamorosa battaglia contro il paranormale dilagante nell’America degli anni Sessanta e Settanta durata tutta la vita. Un approccio comunicativo diretto e incisivo, derivato dalle tante ingiustizie a cui aveva assistito messe in atto da guaritori, sacerdoti e sensitivi che sfruttavano la debolezza di persone sofferenti, con tutta la loro immorale irrazionalità. 

The Amazing Randi, come si faceva chiamare durante il periodo da illusionista, è stato il padre del moderno movimento scettico, facendo della diffusione del razionalismo scientifico la sua missione. Una straordinarietà derivata dalla forza con cui ha smascherato i presunti medium che vantavano poteri sovrannaturali attraverso la sua arte di prestigiatore. Morto a 92 anni lo scorso 20 ottobre, Randi è stato un personaggio unico: minuto, una lunga barba bianca e degli occhi azzurrissimi, un cappello con la piuma e un bastone con il teschio, all’immagine giocosa che pareva uscita da un racconto fantasy contrapponeva una determinazione inarrestabile e una profonda umanità. 

Gli inizi

Bambino prodigio con un QI stimato di 168 punti, una brillante carriera da escapologo che gli valse la fama di erede di Harry Houdini, a partire dagli anni Sessanta si dedicò completamente alla battaglia contro i ciarlatani, mettendo a disposizione la prestidigitazione per riprodurre in tv i trucchi dei medium, svelandone le tecniche e schierandosi contro i truffatori che, in quel periodo, erano considerati fenomeni autentici. In particolare, i Settanta furono gli anni dell’esplosione in tutto il mondo del caso Uri Geller, l’israeliano che sembrava piegare i metalli con la forza del pensiero e leggere la mente. Un uomo che per molto tempo irretì anche scienziati e premi Nobel, che ne studiarono i prodigi (in realtà senza le adeguate condizioni di controllo) lasciandosi manipolare grazie alla sua spietata astuzia, senza trovare spiegazioni ai puoi poteri. 

All’epoca, anche in Italia, sorgevano circoli di appassionati, riviste e programmi televisivi davano spazio all’argomento e la massa accettava l’esistenza di forze inspiegabili, che venivano utilizzate addirittura dalla polizia, che si avvaleva dell’ausilio di medium per le indagini, come nel caso del rapimento di Aldo Moro nel 1978. Ma, poiché solo un mago può cogliere i trucchi messi in atto da un presunto possessore di facoltà paranormali, Randi, insieme con l’astronomo Carl Sagan, lo scrittore Isaac Asimov, il matematico Martin Gardner e altri nomi illustri, fondò il CSICOP (oggi CSI), un Comitato che raccoglieva scienziati e studiosi e si prefiggeva il compito di verificare e smentire le falsità sul mondo dell’occulto, mettendo anche in palio un premio di un milione di dollari per chi avesse dimostrato, in condizioni di controllo, una qualche facoltà paranormale: soldi che Randi considerava «più sicuri così che in una cassetta di sicurezza in banca». Nessuno riuscì a intascarlo.

L’illusionista e divulgatore scientifico canadese naturalizzato statunitense James “The Amazing” Randi mentre si libera da una camicia di forza appeso a testa in giù sulle cascate del Niagara.

Il Comitato per la lotta contro le pseudoscienze

Nel corso degli anni Randi è riuscito a inimicarsi molte persone schierandosi contro la medicina alternativa, la chiropratica e la religione, dimostrando quanto anche i mezzi d’informazione si facessero ingannare. Emblematica, durante un tour in Australia nel 1988, è stata La beffa di Carlos, una messinscena architettata ad arte in cui ha spacciato il suo assistente per un grande medium dimostrando come, con l’aiuto dei media, si potessero ingannare molte persone e guadagnare soldi a palate, e denunciando la spaventosa facilità con cui era possibile costruire un falso personaggio. Per smascherarlo sarebbe bastato un semplice controllo da parte dei giornalisti.

In generale, Randi non sopportava le ingiustizie, i prepotenti e chi si approfittava dei più deboli. Provava una grande compassione per chi, a causa della disperazione, credeva nelle affermazioni dei ciarlatani, convincendosi che guaritori e sacerdoti carismatici potessero davvero curare le malattie, e diventava furibondo nei confronti di chi alimentava false credenze. L’insegnamento di Randi è più attuale che mai. Oggi le figure contro le quali ha combattuto sono quasi del tutto scomparse proprio grazie alla sua opera, che lasciò un’impronta anche in Italia ispirando Piero Angela nella fondazione del CICAP, Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, nato nel 1989 ed equivalente a quello americano, che ai giorni nostri deve lottare soprattutto contro pseudoscienze, fake news e teorie del complotto. Insidie sempre dietro l’angolo che riguardano tutti: secondo Randi, infatti «non importa quanto si è intelligenti o istruiti, chiunque può essere ingannato». E lo dimostra il dilagare di notizie false o non adeguatamente verificate con cui entriamo in contatto, di fronte alle quali tutti siamo vulnerabili. Se qualche decennio fa il nemico si presentava sotto forma di persona che vantava facoltà paranormali, le fake news dei giorni nostri sfruttano l’emotività per catturare l’attenzione con titoli sensazionalistici e rivelazioni eccezionali. In entrambi i casi le esche sono persone portate a credere. 

L’allievo Massimo Polidoro

Ci ha parlato di lui l’Esploratore dell’insolito Massimo Polidoro, scrittore e divulgatore scientifico, nonché cofondatore e segretario nazione del CICAP, uno dei maggiori esperti a livello internazionale in fatto di misteri e complotti, che di Randi è stato l’unico allievo in fatto di indagine del mistero. Un rapporto di amicizia a collaborazione durato più di trent’anni, che ha permesso a Polidoro di apprendere dal suo maestro tecniche e abilità per indagare enigmi e smascherare imbroglioni, formandosi sul campo e affiancandolo in tante indagini. Gli abbiamo chiesto di parlare del lato umano di Randi, di come si spendeva in difesa dei più deboli e del rapporto che li ha uniti per tanto tempo. 

Artista della fuga, nel 1960 a New York Randi si liberò da un blocco di ghiaccio dopo esservi rimasto imprigionato per 55 minuti, definendo l’impresa «un gioco da ragazzi». Ph. Robert Wands/Associated Press.

Come hai conosciuto James Randi?
«Tutto è iniziato con due lettere. Ero un bambino appassionato dell’occulto e della magia e, più leggevo libri sull’argomento, più nascevano in me domande e curiosità che, però, in quella giungla dov’era difficile orientarsi, restavano senza risposta. Finché un giorno è arrivata la rivelazione grazie al libro Viaggio nel mondo del paranormale di Piero Angela che, a differenza degli altri, non partiva dal presupposto che gli eventi fossero veri, ma da un interrogativo scientifico: “Quel fenomeno esiste realmente?”. Preso dall’entusiasmo ho deciso di scrivergli una lettera spiegando di essere rimasto molto colpito dal contenuto di quelle pagine ed esortandolo a fondare anche in Italia un comitato come lo statunitense Committee for Skeptical Inquiry, che indagava il paranormale svelando la realtà dietro tanti misteri. Nel libro, inoltre, c’era una figura ricorrente, l’illusionista James Randi, che aveva dedicato la vita a smascherare i ciarlatani che lucravano ingannando le persone più fragili, e scrivo anche a lui. Non solo mi hanno risposto entrambi ma, quando c’è stata l’occasione, mi hanno invitato a trascorrere un weekend con loro culminato con la proposta di andare un anno in America assieme a Randi con una borsa di studio, allo scopo di imparare sul campo i metodi del CSI per poi fondare il CICAP. Un’esperienza che mi ha dato una preparazione straordinaria. Molti si chiedono cosa c’entri un prestigiatore nell’indagine del paranormale: in realtà è la persona più adatta a capire se un presunto sensitivo è sincero o sta usando dei sotterfugi, perché l’illusionista è un maestro dell’arte dell’inganno e riesce a riconoscere i ciarlatani e a smascherarli. Proprio ciò che faceva Randi».

Hai detto che Randi era molto di più di come appariva.
«Era una persona che teneva tantissimo agli altri, soprattutto ai meno fortunati: generoso, altruista, aveva parole buone per tutti e alle parole faceva seguire sempre aiuti concreti. Ho copie di non so quante lettere di persone che lo ringraziano da tutto il mondo per quello che ha fatto per loro in maniera del tutto disinteressata. Una cosa che mi aveva sempre molto colpito era il fatto che, anche di fronte a chi imbroglia, chi truffa, chi inganna, lui non perdeva l’attenzione verso l’aspetto umano delle persone. Ricordo il caso di un ragazzo californiano, James Hydrick, che raccontava di aver sviluppato delle capacità di arti marziali talmente sofisticate da poter muovere gli oggetti solamente concentrandosi. Randi aveva capito che in realtà soffiava senza farsi notare, e per svelare il trucco utilizzò del polistirolo posto intorno agli oggetti da spostare. Era, però, venuto a conoscenza della storia molto difficile di Hydric fatta di abusi infantili e, quando questi fu arrestato, l’ha contattato per spronarlo a rivelare di non possedere poteri paranormali, offrendosi di aiutarlo nella carriera di illusionista e mettendogli a disposizione la sua agenzia. Questo non è un episodio isolato, a riprova del fatto che Randi non era un cinico che voleva distruggere i ciarlatani in quanto persone: si rendeva conto che molti di loro erano vittime e non pubblicizzava la cosa, anzi, ha tentato di aiutare diverse persone come Hydrick, persino Uri Geller. All’inizio della carriera gli aveva scritto diverse lettere dicendo: “So benissimo che usi dei trucchi, hai talento, se vuoi che ti aiuti ammetti di non essere un sensitivo e io ti sosterrò nella carriera di illusionista. Se invece insisti ti dovrò sbugiardare”. E lo stesso Geller dopo la morte di Randi ha pubblicato un post schernendolo, dicendo di aver conservato quelle lettere, sottolinenando che tra i due lui era ancora in piedi. Un lestofante fino alla fine. Comunque è stata divertente la battuta di Randi: “Voglio essere cremato. E voglio che le mie ceneri siano soffiate negli occhi di Uri Geller”».

Randi voleva battere il record di escapologo di Houdini. Ai West Ham Municipal Baths di Londra fuggì da una bara sigillata calata sott’acqua. Ph. Ron Burton/Getty Images.

Il lato umano di Randi

Di recente hai condiviso l’episodio del segregazionismo durante una tournée in Florida.
«Ancora si infuriava quando ripensava a certe cose. Nel 1955 gli fu proposto di lavorare per otto settimane in Florida e, una volta arrivato, si rese conto che nell’autobus una catenella divideva gli spazi: bianchi da una parte, coloured dall’altra; stessa cosa per le fontanelle d’acqua in strada, e così per i bagni. Entrò in un ristorante per mangiare qualcosa: “Io non posso servirla, signore. Deve andare da quella parte” gli disse la ragazza di colore al bancone. Randi vide pure lì i due cartelli. “Ha un sapore diverso l’aranciata se la bevo da quella parte?” domandò lui. “No… esce sempre dalla stessa macchinetta”. “E allora, se a lei non dispiace, la berrò qui” le disse con un sorriso. La ragazza sorrise a sua volta servendogli da mangiare e da bere, ma un tizio dall’altra parte iniziò a urlargli contro. Poi, in teatro, gli sembrò che il pubblico in platea fosse quasi esclusivamente bianco, nonostante sulle locandine non si parlasse di segregazione. A spettacolo finito nella lobby vide scatoloni pieni di programmi dello show, con la scaletta della serata e le biografie degli artisti. In platea ce l’avevano tutti, veniva regalato all’ingresso: gli sembrò strano che ne fossero avanzati così tanti. Quando arrivò nel loggione scoprì che era pieno di persone di colore: “Noi non possiamo stare in platea” gli spiegò uno spettatore, “però ci piacerebbe poter dare un’occhiata a un programma”. Randi scoprì allora che il materiale era a pagamento solo per loro, e andò su tutte le furie. Così prese gli scatoloni con i programmi e li distribuì agli spettatori in balconata. Subito dopo fece i bagagli e lasciò la Florida».

Pensi che certe prese di posizione abbiano influito sulla sua carriera procurandogli la fama di persona scomoda?
«Sicuramente a causa dei suoi atteggiamenti irremovibili contro le ingiustizie si è tagliato fuori certi mercati. Però non era l’unico, gli stessi Beatles si sono rifiutati di esibirsi per pubblici segregati, e negli anni Sessanta non era raro una così sincera presa di posizione. In alcuni ambiti gli saranno costati. Anche la lotta contro i ciarlatani, lo slancio trainante della sua esistenza, ha avuto un prezzo: se avesse voluto seguire la strada di Uri Geller, quindi prendersi gioco degli altri, avrebbe avuto molto più successo. Probabilmente, dal punto di vista economico Randi non è diventato ricco e, anzi, quando ha vinto il premio MacArthur di mezzo milione di dollari si è ritrovato immediatamente a doverlo spendere tutto per difendersi in tribunale dalle cause che gli aveva intentato Geller. Ma la stima, l’affetto dei tantissimi che invece hanno apprezzato le sue battaglie contro i truffatori, contro l’irrazionale, sono qualcosa che non si compra: la sua morte ha dimostrato che tutte le grande testate, il New York Times, il Washington Post, tutti i giornali del mondo compresa Nature, la più importate rivista scientifica, l’hanno voluto ricordare con lunghi articoli pieni di affetto, riconoscimento e stima per il suo impegno indefesso contro i ciarlatani. Questo è qualcosa che Geller non avrà mai: quando sarà il suo momento verrà descritto come un uomo che è riuscito a ingannare una buona fetta di pubblico, niente di più». 

Randi con Johnny Carson nel “The Tonight Show” nel 1987. Ph. Wendy Perl/NBCUniversal via Getty Images.

Randi ha definito la religione «la più grande truffa di tutte». Fare esternazioni così forti in una società dove la religione è radicata nella cultura e nell’identità di un Paese non rischia di essere controproducente e, anzi, far chiudere ancora di più le menti dei credenti?
«Be’, Randi non aveva tante sfumature quando trattava questi argomenti! Effettivamente non avvicini le persone che la pensano diversamente in questo modo, anzi: anche se potrebbero essere d’accordo, rischiano di chiudersi ancora di più. Io conosco persone credenti che capiscono l’importanza della scienza e il valore dei fatti, e che considerano la loro fede nella religione come un fatto personale, ritenendo la scienza una questione totalmente differente. Questo mi sembra già un ottimo risultato: non si può pretendere di cambiare la mentalità delle persone. Però Randi è stato testimone anche di tantissime derive di ogni tipo, da chi si approfittava dei più vulnerabili per motivi economici, a vicende di sacerdoti americani implicati in episodi tristissimi, in cui la religione non c’entrava nulla se non per il fatto di mettere persone in situazioni veramente insostenibili. Un insieme di fattori che gli faceva andare il sangue alla testa… e non usava mezzi termini!».

Gli anni pop

Randi ha conosciuto Andy Warhol, è stato in tour con Alice Cooper, ha recitato in Happy days. Ci parli di questo suo lato pop?
«Negli anni Sessanta e Settanta, in particolare, Randi era davvero un personaggio popolare. Nel 1973 ha fatto parte del Billion Dollar Babies tour di Alice Cooper occupandosi degli effetti speciali che, a ogni concerto, culminavano con la decapitazione della rockstar tramite una ghigliottina speciale che creava davvero l’illusione che a Cooper venisse tagliata la testa. E ricordo che Randi mi diceva sempre che, nonostante Alice Cooper si presentasse in pubblico come un rockettaro di quelli più terribili, in realtà conduceva una vita molto equilibrata (almeno in quel periodo!): andava a dormire presto, non beveva, non assumeva droghe e, in generale, lo stile di vita contrastava moltissimo con la sua immagine. C’è stato poi l’episodio di Happy days dove ha recitato il ruolo di sé stesso: gli autori volevano introdurre nella puntata dei numeri di magia che dessero la possibilità a Fonzie di eseguire qualcosa di straordinario, così fu messo in scena il numero della fuga dal bidone del latte, per cui era famoso Randi: un’esibizione con una costruzione della suspence perfetta, il cui ritardo nell’uscita era fondamentale per creare nel pubblico la terrificante idea che qualcosa fosse andato storto. Un episodio scritto intorno a lui, insomma, con un risultato spettacolare e divertente, e mi raccontava che gli attori del cast erano persone molto umili, a partire da Ron Howard e Henry Winkler: tutti lavoravano senza sentirsi delle star o comportarsi come tali, e lui lo apprezzava molto. Di incontri pop Randi ne ha avuti parecchi; in occasione di un film realizzato da Penn & Teller, due prestigiatori di Las Vegas, ha conosciuto Andy Warhol che gli ha detto: “Io sono sicuro che non mi ammalerò mai” e alla richiesta di Randi di una spiegazione, lui ha continuato: “Guardi qua!”. Si è aperto la camicia e gli ha mostrato una grande quantità di collane e di cristalli: “Questi mi proteggono con le loro energie”».

L’illusionista “The Amazing Randi” ritratto in una locandina dei suoi spettacoli.

Tu che lo conoscevi bene, ci sveli qualcosa di inedito su di lui?
«Amava la musica e aveva una bella voce. Quando ero in America, in macchina metteva i cd di Frank Sinatra, di Nat King Cole, e cantava sopra le canzoni. Avrebbe potuto fare il crooner».

Che cosa ti ha trasmesso di fondamentale?
«Mi ha insegnato come scrivere un libro. In America mi sono documentato molto sullo spiritismo raccogliendo una grande quantità di materiale che, però, non sapevo come archiviare e lui, riportandomi la citazione di Hemingway ”The first draft of anything is shit”, mi ha detto di buttarla giù come se dovessi redigere un libro: “Scrivi immaginando di raccontare le cose a qualcuno che non sa niente, fagliele capire. Arriva fino in fondo e non perderti a rileggere, perché la prima stesura non la vede nessuno, è solo tua, ti serve come punto di riferimento. Lascia delle parti in bianco con delle note e vai avanti. In questo modo hai tutto sotto gli occhi e puoi ricominciare da capo riempiendo dove mancano le informazioni”. Io ho seguito il consiglio. E non ho più smesso di scrivere».

Il mago e artista di fuga di fama mondiale James “The Amazing” Randi nel 2014 è stato dedicato un documentario dal titolo “An Honest Liar”.

Sul tuo canale YouTube hai condiviso il servizio di Piero Angela La beffa di Carlos: Piero e Randi devono essere stati davvero una bella coppia!
«Assolutamente sì! Il giorno in cui Randi è morto ho chiamato Piero per dirglielo e si è emozionato molto. Abbiamo passato più di un’ora al telefono ricordando tanti momenti trascorsi insieme e lui stesso mi ha raccontato di come Randi gli abbia cambiato la vita, in un certo senso, perché gli ha fatto capire l’importanza dell’approccio, del metodo scientifico. Quando Piero l’ha incontrato per la prima volta era il ’77, quindi di scienza si era già occupato e aveva un certa esperienza, però trovare una persona che, in una maniera molto immediata e allo stesso tempo divertente, riesce a farti capire qualcosa di nuovo che poi influisce su come vedi il mondo, detto da uno come Piero Angela mi sembra davvero significativo per comprendere che persona è stata Randi».

Desideri da tempo scrivere una sua biografia: pensi che ci sia un modo per pubblicarla? Che cosa si può fare per dare un contributo?
«Il problema di una biografia come questa è che io posso anche decidere di dedicare un paio d’anni per scriverla, però al momento manca un editore, nel senso che, pur essendo Randi un personaggio molto seguito e ammirato, secondo le grandi case editrici americane non è più attuale, e la loro scelta si basa solo su questioni economiche. In realtà si tratta di una di quelle figure di cui non puoi non raccontare la storia. Magari un piccolo editore disponibile si trova anche, ma non è questo che meriterebbe. Di conseguenza, se riuscirò a prendermi il tempo necessario potrei organizzare una raccolta fondi in tutto il mondo e scrivere un’edizione speciale solo per chi la desidera. Nel frattempo vedremo se spunterà un editore…».

Il suo aspetto, la casa piena di stranezze: lo spettacolo non comprometteva la razionalità, ma veniva arruolata al suo servizio.
«Aveva tante cose divertenti in casa sua: ad esempio quando abitava nel New Jersey la porta d’ingresso si apriva al contrario, mettevi la mano sulla maniglia e in realtà si sbloccava dall’altra parte; possedeva poi una pendola che girava in senso opposto e viveva con un ragno gigantesco che scorrazzava libero! Invece nella casa in Florida, dove mi ha ospitato per più di un anno, c’erano un sacco di reperti archeologici: lui negli anni Cinquanta-Sessanta aveva fatto tante spedizioni in Centro America in quanto appassionato di archeologia, e gli avevano lasciato diversi reperti che probabilmente oggi dovrebbero stare nei musei, ma all’epoca c’era un altro tipo di prassi. La sua abitazione era piena di cose meravigliose, tantissimi libri, ricordi che riguardavano il mondo dell’illusionismo, manifesti straordinari di prestigiatori… Tutto rispecchiava la sua personalità».

In Italia si può essere presi sul serio anche con un aspetto stravagante o l’abito fa ancora il monaco?
«Difficile da dire, nel senso che non mi vengono in mente personaggi paragonabili a Randi che parlano di scienza in maniera autorevole e vengono ascoltati dal mondo scientifico nonostante il cappello con le piume e il bastone con il teschio… le sue caratteristiche! Non mi vengono in mente semplicemente perché solo lui era così».

Disinformazione e fake news

Tra tutte le figure che si occupano di pseudoscienza, in qualunque forma, è più pericoloso un ciarlatano che inganna deliberatamente gli altri avvalendosi di ogni astuzia, o uno che crede davvero in ciò che predica? Chi fa più danni?
«I guai rischiano di farli entrambi, temo. Però, chi è sinceramente convinto, oltre a danneggiare gli altri nuoce anche a sé stesso, proprio perché è inconsapevole e gli piace credere che le fantasie che racconta siano vere. Tuttavia c’è la possibilità (remota, ma esiste) che chi è in buona fede un giorno si renda conto delle fesserie che racconta e decida quindi di smettere. Il truffatore, il ciarlatano di sicuro non si ferma, a meno che non abbia problemi legali dovuti a denunce da parte del truffato. Altrimenti continua tranquillamente».

Sebbene ciarlatani e sensitivi siano ancora in attività (e probabilmente lo saranno sempre), oggi il più grande pericolo di inganno è l’infodemia. Dalle teorie del complotto ai video deepfake, si continuano a confezionare nuovi modi per fuorviare anche un pubblico astuto. Che cosa diceva Randi in merito? Com’è possibile che tv e giornali dedichino ancora spazio ad astrologi e oroscopi nonostante tutto il lavoro che avete fatto?
«Ne era disgustato, naturalmente. E non tanto perché esistano e ci sia una richiesta di quel tipo di affermazioni e di personaggi, quanto dal fatto che tv e giornali diano spazio a questa gente invece di contribuire a creare una coscienza critica nel pubblico. Perché il bisogno di avere risposte, di credere a certe affermazioni, di avere consolazioni facili è umano, ci sarà sempre. Il problema è che c’è chi ne approfitta, e dare spazio a questa gente Randi lo considerava – e lo trovo anch’io – qualcosa di intollerabile».

Massimo Polidoro con James Randi nel 1993, durante un convegno del CICAP.

Come negli anni Settanta il libro di Piero Angela Viaggio nel mondo del paranormale è stato un fulmine a ciel sereno in un periodo in cui la gente era particolarmente sensibile ai richiami dell’alternativo, in modo analogo, cosa ci vorrebbe oggi per scuotere le cose?
«Oggi il problema dipende dalla perdita di fiducia nei confronti di chi ce l’aveva e se l’è giocata, come l’informazione e le istituzioni. È un lavoro lungo quello da mettere in campo, ovvero ricostruire un senso di sicurezza verso questi punti di riferimento. Un esempio emblematico riguarda l’informazione: oggi le tv e i giornali danno spazio a stupidaggini, a notizie comunicate in maniera superficiale solo per arrivare primi. Basta guardare la gestione del Covid: non si può fare informazione in questo modo, in cui di fianco all’esperto titolato si mette il personaggio screditato che afferma l’esatto contrario, ma che magari è stato un medico e ora sostiene delle teorie che non sono supportate da nulla. Il risultato è che poi la gente a casa non capisce e così va a documentarsi da sola, come se fosse facile! Questo è sicuramente un problema che richiederà tempo per essere affrontato, e speriamo davvero di farlo, perché le emergenze cui ci troviamo a far fronte non finiscono con il Covid. Oltre alla questione climatica, ovviamente, ci sono previsioni fatte dalla scienza ormai diversi anni fa: quello del virus è un problema che si sapeva si sarebbe verificato ma non ci siamo organizzati, perché ascoltare la scienza o comunque prepararsi a prevenire pericoli relativamente lontani sembra una perdita di tempo. La scienza ci ha messo in guarda sulle prossime devastazioni che arriveranno inevitabilmente in seguito all’aumento del clima: ci sembrano lontanissime e crediamo che non ci riguardino, ma non è così. Già ce ne stiamo accorgendo».

Perché i progressi della scienza non bandiscono la credulità?
«La scienza ci può dare delle conoscenze, può darci delle informazioni attraverso le quali realizzare nuove tecnologie, prendere decisioni di genere politico, imboccare strade di tipo economico… Ma la scienza non fa le leggi, non detta le norme della vita sociale. Se, però, chi si occupa di politica non tiene conto dei dati scientifici, allora cominciano i problemi. Rifiutare le evidenze scientifiche per inseguire un vantaggio o un interesse elettorale, alla fine si paga». 

La professione di Massimo Polidoro – che spazia dalla scienza all’illusionismo, dall’insegnamento universitario alla gestione del CICAP, di cui è segretario nazionale – lo porta ai confini del mondo e della realtà usando curiosità e razionalità combinate insieme. Sul suo canale YouTube conduce le serie “Strane storie”, “Il complotto quotidiano”, “La stanza delle meraviglie”, oltre a “La cambusa di Massimo”, uno spazio per comunicare in modo più informale con i suoi follower, i “Naviganti” che «vanno verso terre sconosciute con il desiderio di esplorare e capire, navigando nel grande mare dell’ignoto» e che in lui vedono un “Capitano”. Ph. Roberta Baria.

I misteri di Polidoro

Hai appena pubblicato il tuo nuovo libro Atlante dei luoghi misteriosi dell’antichità: è il seguito dell’Atlante dei luoghi misteriosi d’Italia del 2018?
«Sì, nel senso che il formato è lo stesso e gli autori siamo sempre io e l’illustratore Francesco Bongiorni, l’editore Bompiani e l’idea è la medesima, cioè raccontare in un atlante delle storie straordinarie, solo che il precedente libro era tutto incentrato sull’Italia, con luoghi e storie misteriose che riguardano il nostro Paese; questo volume è un lavoro un po’ più ambizioso, ma per me è stato forse più divertente per tanti punti di vista, perché racconta enigmi legati a luoghi dell’antichità di tutto il mondo. Antichità intesa non solo come la nostra età antica, quella dell’Europa, che vuol dire dall’invenzione della scrittura alla caduta dell’Impero Romano: parlare di antichità significa anche arrivare al 1400-1500 se ci riferiamo a culture lontane come quelle dell’America Centrale o delle isole del Pacifico, dove la civiltà si è sviluppata più lentamente. Nel nuovo mondo, quando i conquistadores sono arrivati si sono trovati di fronte un ambiente e delle civiltà simili a quelle che c’erano nel nostro mondo antico. Quindi, sebbene il concetto di antichità sia diverso a seconda delle zone, l’idea era quella di andare a cercare storie affascinanti e misteriose per le quali spesso ci sono ancora tanti interrogativi e alcuni, invece, che hanno una soluzione già chiara, cercando di raccontarli in una maniera suggestiva».

Che cosa ci dici del tuo nuovo format La stanza delle meraviglie?
«Si tratta di un appuntamento quotidiano su YouTube con l’intendo di condividere dei video agili di una decina di minuti che culminano con un episodio del più longevo Strane storie, tradizionalmente pubblicato il venerdì. Nel daily apro simbolicamente anche la mia stanza delle meraviglie, ovvero lo studio dove lavoro e che mi sono coltivato un pezzettino alla volta, nel corso degli anni. Ogni volta che lancio un nuovo genere di video chiedo un parere a chi mi segue e tengo molto in considerazione i feedback che mi arrivano. Sono contento perché questo progetto sta piacendo e le recensioni sono molto incoraggianti».

Sono ormai passati sei mesi da quando sei approdato sull’Isola del mistero di Patreon: sei soddisfatto, ti ha permesso di lavorare come immaginavi? Che cos’altro ci dobbiamo aspettare?
«Sì, sono molto soddisfatto perché non avevo idea di come sarebbe andata, in quanto in Italia era una cosa abbastanza fresca, recente, ed erano pochi i creatori di contenuti italiani che se ne servivano. Io non sapevo che cosa aspettarmi, speravo però in un sostegno discreto perché sarebbe stato grazie a quello che avrei potuto mettere in piedi altre iniziative e, avvalendomi di collaboratori, supportare quelle che già facevo. E vedere che nel giro di un paio di giorni vi sono arrivate cinquecento persone mi ha piacevolmente sorpreso: noto tanta passione in chi mi segue, e io continuo a condividere dei contenuti solo per chi arriva su Patreon perché mi sembra giusto riconoscere questa generosità, questa disponibilità. È grazie a loro se è partito il daily e se sto facendo anche altre cose. Inoltre a breve arriverà anche il Corso di psicologia dell’insolito: in questo periodo stiamo giusto mettendo in piedi la piattaforma e suddividendo le lezioni di cui sarà composto».

Articoli correlati
Emiliano Malagoli concede il bis alla BMW Berlin Marathon
Disabilità e moto, quando l’impossibile diventa possibile
Dirigibile Goodyear, l'emozione di sorvolare Milano