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Ciao Andrea

Giulio Fabbri, inviato di Motosprint e collaboratore di RED, ricorda Andrea Antonelli

“Gent.mo sig Giulio,Le scrivo a nome della Associazione che con tanti sacrifici, che Lei non immagina sicuramente, sta cercando di portare Andrea Antonelli nelle categorie che, pensiamo tutti noi e non solo noi, lo possono vedere protagonista. Lei sicuramente in sala stampa non ha visto la gara del Mondiale Supersport dove gareggia Andrea…. Non ha visto in partenza un pilota che ha rischiato la “vita” per un contatto provocato da un altro pilota che gli ha fatto fare 100 metri di prato e ripartire ultimo assoluto. Lei non ha visto la rimonta che lo ha portato 10° al traguardo con una classifica per un debuttante non male (11° a pochi punti dalla 7° posizione)…”Era il 14 giugno dello scorso anno. Senza andare troppo per il sottile gli amici di Andrea mi rimproveravano per non aver esaltato nel mio articolo di MotoSprint l’impresa nella gara di Misano Adriatico. Avevano ragione. Me l’ero persa. Così ho risposto alla loro mail. E alla gara successiva, quella di Aragon, sono passato nel box di Andrea a dirgli che mi dispiaceva non aver parlato di lui nel mio pezzo, perché se lo sarebbe meritato. Ma mi ero perso il suo recupero. Può capitare. E lui rispose che non era un problema. Che avrebbe provato a farmi parlare di lui con risultati più importanti di un decimo posto.Allora ci conoscevamo poco. Ma da quel momento non è trascorso weekend di gara senza aver passato almeno qualche minuto assieme, anche solo per parlare della nostra comune passione: il motocross. Perché lui veniva da Castiglione del Lago, in provincia di Perugia, dove sorge uno degli impianti di motocross più belli d’Italia. Abbiamo cominciato a conoscerci meglio. Nei weekend di gara, la sera, veniva sempre in sala stampa a sfruttare la linea wifi per collegarsi a Internet. Come tanti piloti del Mondiale. E spesso si metteva sulla sedia a fianco a me mentre lavoravo. Chiacchieravamo. Parlavamo di moto. Del fatto che stava crescendo come pilota. Che nonostante una moto non sempre velocissima stava iniziando ad avvicinarsi a Lowes e Sofuoglu. Non si è mai lamentato una sola volta del fatto che per correre era costretto a lavorare come geometra. Perché lui, di soldi per correre, non ne aveva. E doveva fare sacrifici. Grossi sacrifici.A Donington, quest’anno, sono stato talmente preso col lavoro che non siamo riusciti a incrontrarci in sala stampa come al solito. Così lui ha detto agli altri giornalisti italiani di salutarmi. Senza casco in testa Andrea era un ragazzo per bene. Educato. Aveva sempre una parola gentile per tutti. E soprattutto sorrideva sempre. In pista, però, era aggressivo. A Imola ha fatto una battaglia epica con Luca Scassa per il sesto posto. Persa. Con onore.La gara precedente, a Portimao, il giovedì pomeriggio siamo andati nel kartodromo del circuito a fare una garetta con altri piloti di Superbike, Supersport e Superstock. Un pomeriggio tra amici. A me non riusciva la parte più lenta del circuito, così lui, quando mi è arrivato in scia, mi ha passato e ha fatto un paio di giri davanti a me per farmi vedere le traiettorie. Non posso dire fossimo amici, ma il tempo che passavamo assieme era speso bene.A Mosca, dopo il warm up, è passato in sala stampa a prendere le classifiche, come sempre. E si è fermato alla mia postazione a parlare. L’ho preso in giro sul fatto che dormiva in una brandina a fianco alla moto nel box e la mattina era tanto “incriccato” da dover passare in clinica per farsi rimettere in sesto. Gli ho detto che il pilota era lui e avrebbe dovuto dormire nel camion. Lui ha riso e mi ha detto che voleva il podio. Era alla sua portata, soprattutto in caso di pioggia. Gli ho detto darci del gas.Ciao Andrea.Giulio

 

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