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Dakar 2015 moto, strega comanda color… arancione!

Tutti contro KTM: il leit motiv della Dakar 2015 è la rinascita del confronto Europa-Giappone, condito dalla partecipazione ufficiale di Honda, KTM e Yamaha. Una sfida, anche tecnica, che da anni non era così interessante

Chi ha la memoria lunga ricorderà certamente le sfide nel deserto tra i grandi nomi storici della Dakar: Edi Orioli, Cyril Neveu, Stephane Peterhansel, Gaston Rahier, Hubert Auriol hanno costruito il mito della Dakar tappa dopo tappa, sofferenza dopo sofferenza. Storico l’arrivo di Auriol al traguardo di tappa dopo centinaia di chilometri corsi con le caviglie fratturate.Un confronto che, ai tempi, era anche tecnico tra moto europee e giapponesi: BMW e Cagiva sfidavano a viso aperto Honda e Yamaha. Vincere una Dakar era (ed è ancora oggi) un’alchimia unica composta da capacità di guida, navigazione, fortuna e affidabilità del mezzo meccanico, che in Sudamerica ha a che fare non solo con temperature torride, ma anche con altitudini impressionanti che mettono a dura prova piloti e mezzi.Nella storia della Dakar la Casa di Iwata è stata capace di trionfare otto volte, sei le vittorie BMW, quattro quelle Honda, due le vittorie della Cagiva. Poi è arrivata KTM, e non ce n’è stato più per nessuno. Dal 2001 ad oggi un filotto di 13 vittorie consecutive con le bicilindriche, le monocilindriche 700 e le monocilindriche 450. Un dominio assoluto, all’inizio contrastato dagli altri costruttori, poi sempre più “facilitato” dall’assenza di veri e propri team ufficiali. La squadra KTM, nel tempo, è diventata una specie di corazzata inaffondabile, plasmata da anni di competizioni off road quasi sempre concluse con l’alloro mondiale.Ovvio che quando si vince così tanto si stia simpatici come la peperonata quando si ripresenta di notte. E così da qualche anno c’è chi prova a mettere i bastoni tra le ruote degli austriaci. Yamaha (che quest’anno può contare anche sull’abilità del nostro Alessandro Botturi, che si aggiunge a Olivier Pain) e Honda stanno tornando a impegnarsi come ai tempi d’oro, schierando moto ufficiali.Honda ha scomodato nientemeno che la mitica HRC e dimostra di voler fare molto sul serio. Una sfida che sembra voler replicare tra rocce e polvere quella appena conclusa tra i cordoli con la Moto3, vinta proprio da Honda sul filo di lana. Insomma, è chiaro che la Casa giapponese ormai vede KTM come fumo negli occhi, e dopo la sconfitta subita lo scorso anno – pare che in Giappone non abbiano preso bene le differenze prestazionali tra la loro moto e la KTM Rally e in HRC si siano dati parecchio da fare – quest’anno ha intenzioni decisamente bellicose.La squadra sulla carta è forte e affiatata: per sfidare il detentore del titolo Marc Coma (affiancato nel team factory da Ruben Faria e Sam Sunderland) e la sua KTM 450 Rally punta su Joan Barreda, Paulo Goncalves, Helder Rodriguez e Jeremias Israel. A nessuno piace vincere da solo, per cui conoscendo gli austriaci siamo convinti che saranno ben contenti di aver trovato avversari all’altezza. Non sarà più quella dei tempi d’oro, ma questa resta comunque una Dakar tutta da seguire e dall’esito più che mai incerto, anche per il ritorno delle tappe Marathon, quelle dove nel corso di più giorni è vietata qualsiasi tipo di assistenza sui mezzi. Oggi si è corsa la prima tappa, con una perfetta alternanza al comando tra KTM e Honda. L’antipasto è servito.

 

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