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Demo Ride – 5 regole per provare al meglio

Riparte la stagione dei Demo Ride e con essa l’assalto dei provatori seriali, che migrano da una concessionario all’altra per provare le novità, in attesa (speriamo) dell’acquisto. Ecco qualche regola per sfruttare al meglio la prova e capire se la moto fa per voi

Forse non ce ne siamo ancora accorti, ma anche se il maltempo non dà tregua (e non aiuta certo a vendere le moto) la stagione motociclistica è iniziata, al pari delle iniziative (Demo Ride, open weekend, porte aperte) che consentono di toccare con mano e provare le moto che fino a oggi abbiamo visto solo negli stand dei saloni o dietro le vetrine delle concessionarie. Poter provare prima di comprare è una fortuna da non sottovalutare e che solo negli ultimi anni è diventata a portata di mano. Ormai provare le moto sembra diventato “un diritto acquisito” per chi compra, un po’ come quando si entra nello shop di elettronica e si pasticcia con i tablet per vedere come vanno prima di acquistarli. In realtà non sempre è stato così: una volta, al massimo, provavi la moto di un amico (sempre che te la prestasse) oppure vedevi, leggevi e compravi a scatola chiusa.

Poi, però, è arrivato chi ha capito che far provare le moto poteva essere una buona idea. Il primato in Italia credo spetti ad Aprilia, che doveva convincere quanta più gente possibile della validità della sua RSV Mille, la prima vera maxi sportiva di Noale. La moto era effettivamente molto valida di ciclistica e motore, ma l’estetica non convinceva il pubblico, che non si fidava di chi fino ad allora aveva fatto solo moto 125 o al massimo, la Pegaso. Da qui l’idea: far provare le moto in pista per un turno seguiti da istruttori professionisti (io c’ero…). Un “regalo” che fece scalpore tra gli appassionati. La manifestazione era itinerante su vari circuiti italiani ed esteri, le date tutte piene con liste d’attesa lunghe chilometri: c’era gente che partiva da tutta Italia per andare a Varano e guidare la moto per 20 minuti. Le Aprilia RSV Mille, lentamente, si fecero conoscere dal pubblico.

Venti anni dopo la situazione è ben diversa e molto più “comoda” per il “provatore seriale” (c’è chi ne ha fatto quasi una professione, prova tutto quello che si può). Gli open day sono una delle poche attività che le Case non hanno “tagliato”. I Demo Tour sono “carrozzoni” con camion, hospitality e un’intera gamma di moto che si piazzano nei posti di grande passaggio delle città.

Abbiamo una grande fortuna: vediamo una moto o uno scooter, ci piace, e grazie a queste iniziative possiamo accertarci (o almeno tentare di farlo) se questa moto è adatta per noi. Ma siamo sicuri di saper sfruttare davvero l’opportunità che ci viene data? Come ci poniamo nei confronti della moto che stiamo per provare? La prendiamo per il verso giusto? Bisogna ammettere che spesso questo tipo di test viene affrontato con il concetto del “tanto è gratis”. Spesso si prova anche ciò che non interessa veramente, giusto per provare, giusto perché ci viene data questa possibilità. Si tratta ovviamente di un rischio calcolato per le Case, che “sparano nel mucchio” sperando di riuscire a prendere qualcuno. Il problema, però, è che provando tanto per provare (e per pochi chilometri) spesso non capiamo bene che cosa stiamo guidando.

COME LAVORA UN TESTER? Chi di mestiere fa il tester professionista ha una grande vantaggio: guida da anni moto di tutti i generi, su percorsi di ogni genere, in ogni condizione di tempo. Se è bravo, negli anni il suo polso e il suo fondoschiena sono diventati “sensori” sensibilissimi che percepiscono comportamenti e differenze in breve tempo, dopo pochi chilometri. La sua è una sensazione “asettica” data proprio dall’essere fondamentalmente “infedele” nei confronti di tutte le moto e dal continuare a saltare da una sella all’altra. Nella sua memoria sono depositate decine di informazioni, sensazioni a cui attingere, da confrontare con quelle che sta vivendo in sella in quel momento. Ecco perché spesso al tester professionista bastano pochi chilometri (una giornata in moto e un percorso giusto di 200-300 km) per comprendere il carattere di una moto. Chi, invece, si avvicina a una moto per un Demo Ride non ha tutta questa esperienza. Magari guida da anni, ma nella sua vita di “cliente” ha avuto se va bene una moto all’anno (per i più fortunati): sono lontane le 60-80 moto che normalmente prova (seriamente e non per un giro dell'isolato) un tester “Pro” nell’arco di una stagione. Ecco qualche consiglio per sfruttare al meglio l’opportunità di trasformarsi in tester e capire veramente le moto che stiamo provando.

OCCHIO ALL’ASSUEFAZIONE Proprio perché siamo assuefatti a guidare la “nostra” moto, il nostro corpo è abituato al principio di “azione-reazione” della moto medesima. Spingo così fa così, mi sposto e mi segue. Tiro la leva del freno in un certo modo e si ferma proprio come voglio. Salire su una moto completamente differente, per di più per una prova molto breve, “sballa i valori”: potremmo scambiare la reattività per nervosismo, la stabilità d'avantreno o la “rotondità di guida” per peso. 

REGOLA 1) MEGLIO NON ESAGERARE Non generalizzo, non mi piace, ma devo ammettere che noi motociclisti siamo portati ad esagerare. Siamo sportivi dentro, è nel nostro DNA. Spesso in un Demo ci si lascia andare e si è portati a guidare “sopra le righe”, magari a ritmi che normalmente non ci appartengono. Così non capiamo niente, siamo più concentrati a guidare che a “studiare” il mezzo. Meglio tenere un'andatura più consona e cercare di concentrarsi sulle reazioni della moto. Ogni moto è a suo modo “viva”, ha una sua personalità e si guida a modo suo.

REGOLA 2) CONTESTUALIZZARE LA MOTO Ogni moto ha una missione che dobbiamo cercare di capire. E la cosa è meno facile che in passato. Anni fa i segmenti erano divisi da confini netti che oggi si sono fatti molto più sfumati. Oggi abbiamo naked ultrasportive, sport touring con motori esagerati, power cruiser che fanno anche le pieghe, crossover che fanno tutto. Il mercato è pieno di modelli “trasversali”, difficili da collocare. Cercare di capire cosa vuole (o meglio vorrebbe) fare quella moto è un buon punto di partenza per poi giudicare se lo fa bene o meno. Un esempio? Mi sono sentito dire: “Ho provato la Diavel ma non piega niente rispetto alla mia 1098…”.

REGOLA 3) IL PERCORSO E’ ADATTO? Questo concetto si riallaccia a quello precedente. Non sempre abbiamo la fortuna di guidare la moto sul percorso in cui può offrire il meglio. Inutile dire che una grossa tourer non sarà a proprio agio in città, mentre una naked lanciata a palla in tangenziale non sarà il massimo del comfort. Una maxi enduro con pneumatici stradali non sarà esaltante in mulattiera. La cosa è quasi impossibile da mettere in pratica, ma se avete la possibilità di scegliere il percorso (e ne avete il tempo) sarebbe meglio provare le moto su un vostro percorso tipo, dove ci sia di tutto un po’.

REGOLA 4) COSA HO GUIDATO FINO A OGGI? È di sicuro una delle voci più importanti: ossia, da cosa scendo? Scendiamo da una moto che guidiamo da mesi, forse da anni. Per questo siamo assuefatti alle sue reazioni, ci siamo abituati magari anche al suo “consumarsi” con il tempo. Una moto nuova reagirà in modo diverso, spesso molto diverso, per cui potremmo trovarla pesante e lenta, oppure così maneggevole da pensarla nervosa. Questo spesso accade perché siamo abituati ad applicare una certa forza per avere una certa reazione della moto, che sicuramente sulla moto in prova non sarà la stessa. Il discorso vale sia per un test stradale sia per una test in pista; nel caso di una prova in circuito le reazioni sono anche maggiori. Occorre capire come muoversi in sella, come agire perché questa moto renda al meglio. Un po’ di esempi estremi: se fino a 5 minuti prima ho guidato una 600 e salgo su un 1200 come potrò trovarlo se non potentissimo ma lento e impacciato? Se scendo da un bicilindrico e salgo su un 4 cilindri è inutile attendersi che “strappi” le braccia ai bassi regimi perché il 4 cilindri non è così. Lo stesso vale a parti invertite: se scendo da un 4 cilindri e salgo su un bicilindrico troverò quasi certamente troppe vibrazioni e pochi giri. Ma queste (nei limiti) sono caratteristiche, non difetti.

REGOLA 5) POSSO ADATTARMELA? Con l’arrivo dell’elettronica il modo di utilizzare le moto è radicalmente cambiato. Abbiamo a disposizione infiniti settaggi per tutto: motore, traction control, ABS, ciclistica e anche posizione di guida. Abbiamo poco tempo e troppe cose da provare e spesso prendiamo in mano una moto da cui è appena sceso un altro “provatore”, che magari ha pasticciato con le regolazioni che poi restano in memoria. Una volta serviva un cacciavite, oggi basta un click. Per cui siate curiosi: una buona regola è far perdere tempo alla persona che vi consegna la moto (dovrebbero farlo loro ma non sempre succede) per farvi spiegare tutte le possibilità di regolazione – anche quelle di sella, manubrio, pedane, perché magari la posizione di guida si regola e in quel momento non è la migliore per noi – e farsi riportare tutti i settaggi in posizione standard prima di partire. Poi, nel corso della prova, potremo “giocare” con le regolazioni per scoprire che magari, la mappa Sport ci piace meno della Touring e che il traction ci piace a livello più alto. Partire senza sapere i settaggi che stiamo utilizzando potrebbe farci provare una moto molto diversa da quella che ci piacerebbe guidare. Teniamone conto.

 

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