L’attesa è stata premiata: dopo mesi scanditi da anticipazioni, anteprime riservate e video teaser, lo Scrambler è stato svelato. Ed è valsa la pena aspettare, perché sarà probabilmente questo modello a conquistare lo scettro del più ammirato ai saloni autunnali. Il merito va ripartito tra il design originale e ben riuscito, l’attenzione ai dettagli, la disponibilità di tre versioni efficacemente caratterizzate e le suggestioni che accompagnano i remake. Va detto, e lo fa direttamente Ducati nel comunicato di lancio, che lo Scrambler non è una moto vintage: a Borgo Panigale ci tengono a sottolineare come si tratti di una moto assolutamente contemporanea, esito di un ideale processo di sviluppo del modello che uscì di produzione nell’ormai lontano 1975.Che la creazione dello Scrambler sia esito di un processo del tutto fuori dagli schemi è dimostrato dal fatto che all’interno dell’azienda il team di progetto ha goduto di spazi riservati, luoghi di evasione fisica e concettuale, isole delimitate fisicamente ma non mentalmente, con la squadra libera di spaziare nell’esplorazione di nuovi confini. Una situazione che potrebbe apparire folcroristica e che invece ha permesso di sintetizzare in un unico oggetto momenti creativi così diversi, nel tempo e nello spazio. I richiami al design del passato sono numerosi e fortissimi: il serbatoio a goccia ne è un esempio. Ma tutto è stato interpretato o piuttosto evoluto per essere attuale, per essere bello oggi. Perché questa non è una operazione nostalgia. Scrambler sarà il nome di un vero e proprio marchio, che avrà autonoma rilevanza nell’ambito della produzione Ducati.Come su ogni Ducati è il bicilindrico a dominare la scena: derivato dall’unità che ha equipaggiato Monster 796 e Hypermotard 796, ha alesaggio di 88 mm e corsa di 66 (cilindrata di 803 cc), singolo corpo farfallato da 50 mm di diametro e due iniettori. Gli alberi a camme specifici con incrocio di 11° (soluzione gia´utilizzata da Ducati per il motore Testastretta) definiscono un profilo d’erogazione particolarmente dolce, senza rinunciare a prestazioni che si annunciano comunque interessanti, considerati i dati di potenza (75 cv a 8250 giri/min) e coppia (68 Nm a 5750 giri/min). La frizione APTC multidisco in bagno d’olio è azionata tramite comando a cavo e dispone del dispositivo anti-saltellamento. Il peso a secco è di 170 kg, che diventano 186 in ordine di marcia.Il telaio non poteva che essere a traliccio in tubi di acciaio, con struttura definita “a doppia trave superiore”. Le quote delineano una moto versatile: 1.445 mm di interasse, cannotto di sterzo inclinato di 24° e avancorsa di 112 mm. L’escursione delle ruote offerta dalle sospensioni (forcella a steli rovesciati di 41 mm non regolabile e mono personalizzabile nel precarico della molla, entrambi Kayaba) è di 150 mm, mentre le ruote con cerchi in alluminio e disegno a dieci razze montano pneumatici specifici Pirelli MT60 RS dal disegno leggermente tassellato (110/80 ZR18 anteriore e 180/55 ZR17 posteriore). Assolutamente moderno anche l’impianto frenante, con ABS a due canali e disco anteriore da 330 mm di diametro, 5 di spessore e pinza freno Brembo monoblocco a 4 pistoncini con attacco radiale.I gruppi ottici grazie allo sviluppo della tecnologia LED hanno un ruolo sempre più significativo nel design: lo Scrambler non fa eccezione. All’avantreno la sorgente LED con guidaluce disegna con luce bianca la circonferenza del faro, mentre la lampada anabbagliante è posta dietro il logo Ducati a vista; dietro, una lente opaca diffonde la luce dei LED, ottenendo una uniforme distribuzione luminosa. Se per i comandi al manubrio non ci sono novità rispetto all’attuale produzione Ducati, non altrettanto si può dire per la strumentazione: costituita da un solo elemento di forma perfettamente rotonda, è interamente digitale e ospita anche il contagiri.I modelli Scrambler saranno quattro: l’Icon, in colorazione “62 Yellow” (telaio nero e sella nera) o “Rosso Ducati” (telaio nero e sella nera) rappresenta l’interpretazione “pura”, e in un certo senso essenziale. Ad affiancarlo, però, ci sono altri tre modelli: lo Scrambler Urban Enduro è proposto in colorazione “Wild Green” con telaio nero e sella marrone, monta cerchi a raggi in alluminio, paracoppa, parafango anteriore alto, traversino al manubrio e griglia di protezione del faro anteriore. Il Full Throttle in colorazione “Deep Black” con telaio nero e sella nera è pensato per gli smanettoni urbani, che potranno contare sul bel Termignoni basso sdoppiato, sul manubrio specifico e sul parafango anteriore sportivo. Infine lo Scrambler Classic propone un’estetica ispirata agli anni Settanta, con cerchi a raggi, logo dedicato, sella specifica e parafanghi in lamiera.L’unico prezzo comunicato finora si riferisce alla Icon, che costerà 8.240 euro f.c.