Fine febbraio: auto, coda, auricolari. Arriva la telefonata: “Cék ‘sto fine settimana sei impegnato?” Mentre cerco maldestramente di rovistare nell’agenda, prima di dire sì o no mi viene comunicato l’incarico. “Niente, ci sarebbe da fare una gara di hill climbing. Vai tu?”. Come mia stramaledetta abitudine, rispondo va bene, prima ancora di capire di cosa si tratti. Dopodichè realizzo che non so esattamente cosa sia l’hill climbing: cioè, ho una vaga idea, da alcuni video visti su Youtube, di terribili arrampicate su monti con moto e macchine appositamente trasformati e che sembrano dragster. In pratica, una gara di accelerazione a tempo su forti pendenze montane. “Ecco, proprio quello, però in questo caso è sulla neve”, mi dicono. E io: “Ma si scivola, sulla neve, mica è la terra che bastano una manciata di tasselli… e poi con una Harley: la più leggera pesa 240 chili! “Infatti, proprio per questo – mi rassicurano dalla redazione di RED – vengono montati dei chiodi sulle gomme. E poi tu arrivi dal cross e quindi dovresti essere a tuo agio”. Dovrei, appunto. Speriamo.La manifestazione si chiama Harley & Snow (7-8 marzo 2015) e si svolge in Alto Adige. Questa è la terza edizione ed è aperta a tutti i tipi e marchi di moto. Ok, si fa. Partenza, con Andreas, l’operatore video di Red-Live, su per i monti sopra Bolzano, fino a Ridanna. Il sabato ci sono le prove libere e le operazioni preliminari, la domenica la gara. In mezzo alle due performance, c’è una serata che (non) ve la raccomando. Avete presente la classica notte da atleta consigliata prima di una gara? Ecco, l’opposto, con il carico di briscola. L’essere astemio mi salva dal peggio, ma mi ritrovo comunque in una gigantesca baita nel bel mezzo del caos del sabato sera, in una zona dove non ci vanno propriamente leggeri con l’alcol. Tre quarti e mezzo degli iscritti alla gara è totalmente in preda a birra e fumi vari. Andreas può andare a ruota libera, a me non viene neppure la tentazione. Per non parlare del cibo: l’antitesi della dieta dello sportivo. Penso che l’indomani si presenteranno al massimo in 5 degli oltre 120 iscritti alla gara. Pensiero sbagliato, non sarà così. Neppure uno mancherà all’appello, insieme a un sacco di gente, accompagnatori, parenti, fidanzate, e il pubblico delle grandi occasioni. Tutto bellissimo, in una cornice ambientale perfetta, con il cielo limpido e il sole caldo, per un fine settimana dalle temperature primaverili.Domenica mattina tutti sotto la rampa di gara alle 9. Grazie alla disponibilità di Daniel Geppert della concessionaria Harley-Davidson Bolzano (con la collaborazione di quella di Innsbruck), ho a disposizione una Harley Street 750 adattata per l’occasione: nulla di radicale (a parte la trasmissione a catena) ma bellissima, veramente, al punto di farmi apparire diversamente questo modello che, onestamente, all’inizio avevamo sottovalutato un po’ tutti. Più che altro questa realizzazione chiarisce il potenziale stilistico che può avere anche una moto in origine non appariscente. Basta darle una configurazione racing, con pochi ma sapienti ritocchi, e cambia faccia. In questo caso il trucco e parrucco è stato realizzato in modo magistrale dai tecnici/preparatori delle suddette concessionarie (vedi gallery).Gara1. Parto con il pettorale #9, la neve è ancora bella compatta e sento già, dirigendomi verso lo start, che le mie gomme aggrappano bene. Parto in seconda, come nel motocross, per evitare di scavare e affondare nella neve col retrotreno: prendo subito buona velocità e prima della grande pendenza butto dentro la terza. Fila tutto liscio e mi riferiscono che ho staccato il miglior tempo della categoria Harley. In cima un marshall mi viene subito incontro con una bottiglia di acqua Panna in mano, mi porge un bicchiere di plastica e lo riempie. Slaccio il casco, lo afferro e butto giù a imbuto il liquido trasparente che… mi accorgo ben presto non essere acqua, bensì… grappa locale. Io, palato e gola ustionati; lui, maniche di camicia rimboccate ai gomiti, zigomi rosso ciliegia e cappello da alpino, sorride fraterno dandomi una pacca sulla spalla che ancora un po’ butta in terra me e la mia blue Street. La gara, comunque, è brevissima, dura intorno ai 10 secondi, per chi non ha intoppi e riesce a non affondare. Le altre moto in gara, suddivise per categorie, sono quasi tutte molto estreme: forcelloni chilometrici, ruote big size allestite nei più curiosi modi per trovare l’aderenza: palette, bulloni, catene e chi più ne ha ne metta. La fantasia da queste parti non ha limiti.Intervallo, il sole ora picchia duro, la neve cede. Nulla di male, il problema sarà per tutti i piloti, penso. Pranzo con toast e acqua naturale tenendo lontani wurstel e birra e mi presento al via di gara2 bello carico, pronto a confermare la prestazione: mi comunicano che per regolamento l’ordine di partenza verrà invertito, perciò parto quasi in fondo. Quando è il mio turno capisco che non sarà una passeggiata come la mattina: ora la pista è una specie di palude bianca zeppa di solchi e buche profonde, dove si fatica anche a camminare. Inoltre le insidie si vedono all’ultimo secondo, perché con la neve la percezione delle profondità è sempre difficoltosa. Me ne frego, motivo in più per scattare a tutto gas: devo cercare di guadagnare la massima velocità prima della grande pendenza. Così avviene fino a quando incrocio un profondo solco lasciato precedentemente da una specie di trattore dragster a due ruote, che devia violentemente la mia traiettoria verso la staccionata destra. So che chiudere il gas mi costerebbe la gara, così provo a tenere spalancato, cercando di virare: la sensazione è di pilotare un motoscafo in corsa. Non basta, perché subito dopo trovo sulla mia linea anche una grossa buca causata dalla caduta di un altro concorrente che mi costringe, per evitarla, a “pelare” un attimo l’acceleratore. In un attimo la ruota posteriore inizia a sprofondare nella neve, ma non mollo e punto dritto alla cima, tra due sbandate, e tre zampate, sulla pista che sembra un campo di battaglia imbiancato dopo una gara di MXGP. Pago caro il calo di velocità precedente e, anche se solo per una manciata di metri, non arrivo in cima e mi areno proprio prima dell’ultima pendenza. Gara finita, la mia bella Harleyna affonda e si appoggia sul lato. La prestazione della seconda manche verrà perciò calcolata in base ai metri percorsi e non al tempo impiegato.All’inizio della seconda manche un paio di concorrenti di classe, partiti fra i primi e con pneumatici più “aggressivi”, erano riusciti ad arrivare in cima e quindi so di dover rinunciare alla vittoria. Poco male, mi sono divertito lo stesso: la classifica finale mi vede al terzo posto di categoria. L’esperienza mi è piaciuta per vari motivi: lo spirito dei concorrenti, il contesto e l’allegria della manifestazione, piena di altri motivi di intrattenimento: musica live, spettacoli aerei e terrestri, veicoli da paura presenti in ogni angolo. Una bella festa anche solo per esserci senza gareggiare, e quindi da consigliare a tutti, famiglie comprese. Unico aspetto di disagio e riflessione? La consapevolezza che, quando si viene in queste zone, pur in Italia, la lingua nazionale viene parlata, a stento, veramente da una piccola parte degli abitanti. Come dire, sentirsi stranieri in patria. Arriverderci, forse, alla quarta edizione di Harley & Snow, nel 2016. Grazie ad Harley Italia per l’invito e alle concessionarie di Bolzano e Innsbruck per il supporto.