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Kawasaki 1000: un cuore, tre anime

Può un motore essere così generoso da avere tre anime? Kawasaki dice sì e lo dimostra con il suo poderoso quattro cilindri in linea 1043 cc, declinato su tre modelli, differenti per spirito e indole: Z1000, Z1000SX, Versys 1000

1 (motore) x 3 (moto) x 4 (cilindri)Piattaforma: questo termine ormai familiare nel mondo delle auto è sempre più utilizzato anche per le due ruote. Finiti i tempi in cui i colossi giapponesi potevano permettersi di costruire un motore per ciascun modello, oggi occorre razionalizzare. Un motore e un telaio diventano la base tecnica per più modelli, a volte anche molto diversi. Possibile? Sì, se la piattaforma è studiata con intelligenza un cuore solo può dare origine a moto dalle anime molto differenti. In questo caso parliamo di Kawasaki: il cuore è il 4 cilindri in linea da 1.043 cc, le anime quella rabbiosa della Z1000 (12.290 euro), turistico/sportiva della Z1000SX (12.890/13.275 euro secondo l’allestimento) e globetrotter della Versys 1000 (12.290/13.680/14.280 euro). Il motore è proposto in due allestimenti di potenza (120 cv a 9.000 giri per la Versys, 142 cv a 10.000 giri per le altre due).Facciamo le presentazioniLa sportiva tritacurve, la versatile per il turismo, la giramondo ad alte prestazioni. Eccoci qui: il sottoscritto @AlbyCek Cecotti, in compagnia di Mauro (Negri, ex pilota di motocross e motard) e Marco (Bencini, ex pilota di velocità). Ed ecco le tre belle Kawa, messe alla frusta nella splendida cornice del monte Mottarone, sopra Varese.Il trasferimentoLe prime carte e l’indole di ogni moto si scoprono già al momento della partenza dalla redazione. Per chi sale sulla Z1000 in una nitida mattina di primavera l’impatto è forte già nel traffico, data la difficoltà di contenere l’esuberanza del motore: la naked, infatti, è l’unica del trio ad avere la mappatura elettronica fissa a potenza piena. E ha un caratterino da non sottovalutare. Motore prontissimo e rapporti corti trasformano l’acceleratore in un grilletto. Appena lo tocchi la moto parte a cannone. Esuberante!KawasakiUnCuoreTreAnime-042Affrontando l’autostrada emerge la totale assenza di protezione aerodinamica: i chilometri della Milano-Varese sono pochi e ce li mangiamo in mezz’oretta scarsa, ma collo e spalle ne risentono. Chi guida la Z1000 arriva alla prima sosta già provato. Con le altre due è un’altra storia, dato che sono carenate: sulla SX si sta meglio se ci si accuccia piegando braccia e schiena, mentre sulla Versys si può stare anche più rilassati, quasi eretti, senza risentire più di tanto della pressione dell’aria. Nella parte alta il plexiglas della Versys tende a deformare la visuale: il problema è risolvibile regolando l’altezza in modo opportuno, o sopra o sotto lo sguardo. Così, giunti al primo coffee break, i due mototuristi deridono l’affaticato collega in sella alla naked.Si riparte: ho la Z1000SX con valigie e sono meno agile rispetto alla Z naked. La mia sport touring ha un’impostazione di guida ottimale per la guida sul misto: sportiva ma non estrema, perciò efficace e non troppo affaticante. C’è la possibilità di configurare il motore: scelgo la mappatura intermedia per avere miglior fluidità in uscita dai tornanti; meno stressante, anche se ugualmente divertente. A godersi il tratto misto c’è il terzo componente del gruppo, che con la Versys tuttofare affronta il percorso tortuoso in salita con facilità, mantenendo un ottimo passo: non ha i cavalli delle altre due ma la potenza non le manca di certo. La millona a manubrio alto è in vantaggio quando si presentano le prime imperfezioni del manto stradale, frequenti in montagna, grazie alla maggior escursione delle sospensioni e al ponte di comando largo come su una maxi motard. Ciò permette un controllo efficace in ogni situazione. Anche la SX si conferma piuttosto comoda, seppur leggermente meno intuitiva e rigorosa nel seguire la traiettoria impostata.La Z è nel suo regno ma è anche svelta e reattiva. Non offre il supporto dell’elettronica  – del resto in Kawasaki ritengono che la Z1000 debba restare una moto “maschia” – e per questo richiede un po’ di mestiere per andar forte, dando il meglio quando il fondo stradale è levigato.  Ovvio che nei cambi di direzione stretti e ovunque ci sia da scaricare potenza la Z1000 sia una saetta e riesca a rifilare qualche metro di distacco alle altre due. Quello che esprime la Z è un divertimento puro, non filtrato da nulla che non siano gomme e sospensioni.Lunch time. Fuori dal rifugio le moto schierate: la Z1000 è nel mirino degli sguardi dei passanti, perché obiettivamente è la più affascinante, ma attrae parecchio anche la sorella carenata, forse per via del colore racing che su una sport tourer fa un certo effetto. La Versys è meno protagonista ma alcuni osservatori interessati al genere maxi enduro sono incuriositi dalla cura di bellezza a cui è stata sottoposta rispetto al precedente modello, meno equilibrato nei tratti. Colpisce, poi, la scelta di un quattro in linea di origine sportiva su un modello da turismo tuttoterreno.Come consuetudine al giro di boa della giornata ci scambiamo un paio di volte le moto. Sui tornanti è una giostra per tutti, anche in discesa, ma ora che guido la Z1000 sperimento, rispetto alle due cugine, l’irresistibile cattiveria propria di una sportiva senza compromessi che fa della Z1000 una funambolica Stunt-Bike. Sensazione confermata dalla rapportatura finale più corta, che rende la Z imbattibile in ripresa ma un po’ “impiccata” nei trasferimenti, oltre che fin troppo reattiva. La risposta della sospensione posteriore della naked è secca, come evidenziano i terribili dossi deputati a rallentare il traffico. Notiamo tutti come la frizione delle due Z tenda lievemente a strappare nello stacco a freddo, mentre quella della Versys è dolce come un budino. Pur con cuore (e parte dell’ossatura, visto che il telaio è lo stesso) uguale, le tre moto si comportano in modo completamente diverso.La possibilità di regolare i controlli elettronici delle due turistiche le rende senza dubbio più versatili e comode, soprattutto in caso di impiego con passeggero, in ambiente urbano o con il maltempo. A tal proposito, come prevedibile, sulla Z1000 “il secondo” non è propriamente a suo agio e non può contare su appigli, mentre sulla SX chi sta dietro si ritrova le pedane molto vicino alle valigie laterali e il contatto con i talloni è costante. Sulla Versys, con il bauletto di notevoli dimensioni che funge anche da poggiaschiena, chi sta dietro viaggia come un pascià.In definitivaUna cosa è certa: chi pensava con le due sportive di avere la meglio sulla Versys nel misto non aveva fatto bene i conti. Forte dell’erogazione addolcita, la crossover Kawasaki è quasi impossibile da staccare e, anzi, in certi contesti appare addirittura in vantaggio, oltre a mettere a disposizione una superiore capacità di carico e la possibilità di affrontare strade di ogni tipo, anche sterrate. E poi non è stancante, anche dopo ore e ore di guida. L’unico limite che ha evidenziato è un lieve ondeggiamento alle alte velocità, dovuto al baricentro più alto e alle sospensioni dalla maggior escursione. La Z1000SX è simile alla base di partenza Z ma meno veloce in inserimento di curva e nei cambi di direzione, dove denota peso, geometria e assetto più indicati per il misto veloce piuttosto che ai tornanti che abbiamo incontrato sul Mottarone.In quel contesto la nuda ha emozionato più di tutte, anche se in certi momenti è risultata fin troppo aggressiva, ricordando perfino qualche naked estrema italiana. Di fatto non appena la SX accede ai tratti autostradali e ai raccordi con curve ad alta velocità risulta la più precisa ed equilibrata e anche con le valigie cariche non si scompone mai: un treno Freccia Verde, potremmo definirlo. Emozioni della Z a parte nel classico giro moto alla fine è la Versys a risultare la più ambita.

 

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