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Prova Kawasaki Z750R

Arriva la nuova R e la Kawasaki aguzza gli artigli. Nuove sospensioni più rigorose e tanti nuovi particolari per ribadire la leadership del segmento.

LIVE

Per tre anni, dal 2007 al 2009, la Kawasaki Z750 è stata la moto più venduta in Italia, un modello cui la casa di Akashi deve moltissimo, e che più che un best seller è diventato quasi un fenomeno di costume. I “zetisti”, così si chiamano gli appassionati di questo modello, si riuniscono in forum si ritrovano e modificano le loro Z750 trasformandole in autentiche special. La Z è, insomma, una moto capace di scatenare le fantasie dei preparatori. E proprio da queste “fantasie” nasce l’idea della Kawasaki Z750R che della Z750 rappresenta un’evoluzione in senso sportivo e prende spunto proprio dai giudizi dei clienti e dalle loro special. Un’evoluzione decisamente riuscita, che riesce a mantenere sulla breccia un modello di successo, ancora molto apprezzato dal punto di vista del design, e che grazie a questi aggiornamenti riesce a rintuzzare gli attacchi di una concorrenza sempre più aggressiva.

La Z750R non sostituisce in gamma la Z750 “normale”, ma la affianca per offrire ai clienti più sportivi qualcosa in più a livello di prestazioni di guida. Una volta tanto però non parla di prestazioni motoristiche perché il sempre valido 4 cilindri on linea da 750 cc e 106 cv non ha subito alcuna modifica. Kawasaki è, infatti, intervenuta solo a livello ciclistico, cambiano, infatti, forcella e monoammortizzatore, rivisti per offrire un assetto più rigido e sportivo; cambiano anche i freni: l’impianto anteriore deriva interamente da quello della Z1000 con pinze radiali a 4 pistoncini, una nuova pompa anch’essa radiale e, per la prima volta su una moto giapponese, tubi freno in treccia metallica. Anche il forcellone è nuovo e realizzato in alluminio, più leggero, offrendo oltre a migliori prestazioni dinamiche anche un colpo d’occhio decisamente più appagante.

E a proposito di colpo d’occhio, la Z750R cambia in molti particolari (cruscotto, parafango anteriore, cupolino, pedane di pilota e passeggero derivate da quelle delle sportive) che la rendono decisamente più “ricca”. Nulla da dire, infatti, sul livello di finiture che è davvero alto, la Kawasaki Z750R è una moto fatta molto bene che offre un’ottima qualità percepita e non è cosa da poco.

RIDE

Qualità che ritroviamo anche nella guida, una volta in sella e percorsi i primi chilometri si capisce come le novità introdotte su questa Kawasaki abbiano modificato il carattere dinamico della Z750R; sospensioni più rigide e controllate nella loro corsa assicurano un maggiore rigore ciclistico in ogni situazione, la Z è più precisa e appagante da guidare e quando si alza il ritmo è in grado di reggere il confronto anche con moto più sportive.

Ovvio che la maggiore sportività abbia come contropartita un confort minore, sullo sconnesso qualche risposta brusca c’è, ma si accetta volentieri in cambio di una guida più appagante. Dove la Z non brilla è semmai nella maneggevolezza, non è mai stata un fuscello e non lo è nemmeno in questa versione R che nei cambi di direzione più repentini accusa una certa inerzia e richiede un impegno fisico maggiore rispetto alle concorrenti più leggere che sono più svelte, ma anche meno “solide”.

Il quattro cilindri fa la sua parte con un’erogazione pulita e anche piuttosto vigorosa anche se un po’ smussata da una rapportatura finale piuttosto lunga. Detto questo il motore della Z conquista per la sua elasticità e per l’ampio arco di giri utilizzabile che va da meno di 2000 fino ai 12.000 del limitatore. Anche la frenata merita la lode, il nuovo impianto offre grande potenza e una risposta alla leva mai così precisa su una moto giapponese, un impianto davvero a punto anche quando dotato di ABS “accessorio” che ormai riteniamo indispensabile.

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