Marco Albizzati, autore di questo testo, ha 50 anni appena compiuti, lavora in MV Agusta ma ha iniziato la sua esperienza di collaudatore in Cagiva.
Per descrivere in modo tecnico ciò che succede quando guidiamo una motocicletta si dovrebbe entrare nell’analisi delle leggi fisiche che agiscono sul corpo. Tuttavia più che le ragioni tecniche qui ci interessano le sensazioni. Quando nasce un bimbo la difficoltà che incontra nel primo anno di vita per stare in piedi non è legata solo allo sviluppo della struttura ossea e muscolare, ma soprattutto all’equilibrio e quindi allo spostamento del baricentro. Cerchiamo ora di capire la relazione della parola con l’utilizzo della motocicletta. Per farlo prendiamo in considerazione due esempi opposti: sciare e guidare un’automobile.
In condizioni particolari (terreno nevoso e in discesa), sciare è forse il modo più semplice per aumentare la velocità di spostamento utilizzando attrezzature meccaniche. Per sciare dotiamo il nostro corpo di due protesi meccanicamente molto semplici: gli sci. E constatiamo che per modificare lo spostamento e aumentare la velocità utilizziamo il bilanciamento del nostro baricentro. In realtà è proprio un sapiente controllo del baricentro a differenziare un buon sciatore da uno alle prime armi. La qualità del mezzo meccanico (gli sci) ha solo un'importanza marginale. Possiamo dire che le sensazioni che avvertiamo sciando sono dovute per il 95% al corretto uso del nostro peso e solo per il 5% all’attrezzatura meccanica. Da questa equazione è abbastanza chiara la grande “sensazione di libertà” che si avverte sciando.
Passiamo ora a una condizione di equilibrio opposta: guidare un’automobile. In questo caso la situazione cambia: l'obiettivo non è più il controllo del baricentro del nostro corpo ma di quello del mezzo stesso. Il nostro peso è ininfluente per lo spostamento in relazione alle leggi fisiche. Tutte le altre emozioni e sensazioni provocate dall’aumento della velocità (concentrazione, paura, gioia) non cambiano. Ma qui la parola “libertà” non esiste, la “sensazione di libertà” viene annullata. Staticamente la motocicletta non ha equilibrio e non lo acquista neppure sommando il nostro peso. Anzi, è il nostro peso a subire quello del mezzo facendoci perdere l’equilibrio. Per guidare una motocicletta è quindi necessario sviluppare la capacità di gestire una magica alchimia, legata alla dinamicità nei confronti dell’equilibrio. Una fusione dei pesi di mezzo e pilota governata dal bilanciamento degli stessi per velocizzare lo spostamento: capite bene quanto è profonda la “sensazione di libertà” guidando una motocicletta. Ovviamente queste belle emozioni sono tanto più intense quanto più la motocicletta che guidiamo è ben costruita. Una moto anche solo lievemente sbilanciata richiede uno sforzo innaturale da parte del pilota, che deve sopperire tramite un analogo e contrario sbilanciamento del proprio baricentro corporeo. Entrando nel tecnico ci sarebbe veramente un’infinità di elementi per capire quanto è importante lo studio del corretto bilanciamento del baricentro in dinamica di una moto.
Sicuramente questa analisi della “sensazione di libertà“ si limita a presentare un certo punto di vista, nonostante la suggestione della frase induca a un pensiero illimitato. Le sensazioni che si provano guidando una motocicletta sono molteplici: più si aumenta la velocità più sono profonde, più ci si sente vicino alla perfezione della magica equazione che ci fa sentire vivi. E allora quando la benzina scoppia nel cilindro noi tutti diventiamo cavalieri della fisica applicata.