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Prova Magni Italia, lasciatemi cantare

Prova esclusiva della Magni Italia, ultimo gioiello tutto tricolore dedicato da Giovanni Magni al padre Arturo, protagonista del leggendario reparto corse MV Agusta dei record iridati per un quarto di secolo. Il motore? Di oggi, MV Agusta, manco a dirlo... 

Fatta in casa

C’è chi le moto se le fa praticamente in casa. Ma ha ancora senso, oggi? Sì, specialmente se vengono pensate, realizzate, messe a punto con cura certosina e, più che altro, con una ragione. Sia essa storica, stilistica o di cuore. Se ci sono questi ingredienti insieme, magari conditi con un blasone pieno di gloria, il piatto perfetto è servito. Come quando si parla di Magni e motori MV Agusta di oggi… vestiti come ieri, anzi l’altro ieri.

Ora fate una cosa: se non lo conoscete, cercate su Google Arturo Magni per rendervi conto di cosa abbia rappresentato questo nome per MV Agusta, dove arrivò nel 1950 (provenienza Gilera) per rivestire l’incarico di direttore del reparto corse fino al 1976, anno di chiusura della stessa sezione racing.

Magni Italia

Una sorta di mago tecnico, organizzativo e di intuizioni, l’Arturo nazionale, per il suo contributo attivo ai 37 titoli mondiali marca e 38 iridi piloti. Oltre un quarto di secolo di ineguagliabile esperienza, che poi ha riversato nell’azienda da lui avviata nel 1977 per costruire le sue moto. Attività impostata da subito facendo traspirare il profondo legame con il marchio MV Agusta, ma non solo, con la storia motociclistica italiana (Moto Guzzi compresa).

La vita motoristica di Arturo, mancato nel 2015 a novant’anni, prosegue grazie a passione e capacità trasmesse con successo al figlio Giovanni, che dalla sua sede di Samarate – il succitato garage di casa, allestito come un’officina di oggetti preziosi – continua a produrre gioielli su due ruote. Modelli con impronta neoclassica fatti praticamente a mano e con il massimo rispetto della storia. La produzione Magni, più o meno recente, è roba per veri appassionati, anche se essendo moto artigianali sono un po’ elitarie, ma nulla al confronto del mondo auto sportive e di lusso.

Magni Italia

In queste ultime settimane è stata lanciata su tutti i media una nuova creatura con cognome Magni, battezzata Italia e dedicata da Giovanni al padre Arturo a cinque anni dalla sua scomparsa. Hanno parlato tutti della bellezza di questa Magni Italia, ma noi di Red abbiamo avuto il privilegio esclusivo di provarla davvero, per le colline varesine, in una indimenticabile giornata in… rosso. 

Linea e impostazione di guida sono allo stesso tempo racing e classiche. La Magni Italia ha design ricalcato dalle moto anni Sessanta e Settanta ed è rossa, colore simbolo delle vittorie del motorsport a due e quattro ruote italiane nel mondo. Non solo il design richiama il passato: anche il telaio tubolare a doppia culla aperta in tubi d’acciaio è realizzato nell’officina Magni, come il forcellone in lamiera scatolata acciaio 25CrMo4 con saldature TIG.
Il comparto ciclistico è costituito con componenti di produzione nazionale contemporanea e ha un forte impatto esteriore old style. Ma il cuore no, quello non ha niente a che vedere con il vintage. Il motore MV Agusta Brutale tre cilindri 800 cc è fra i più performanti e all’avanguardia al mondo nella sua categoria. La dotazione elettronica è quella originale MV, con scelta mappe, controllo trazione, quick shift e tutto il resto.

Magni Italia

La scelta della semicarenatura, anziché il vestito lungo, è una peculiarità che Arturo ha voluto in tanti suoi modelli, per lasciare in vista la struttura meccanica del motore, creando quell’irresistibile contrasto fra amarcord e hi-tech. L’impianto frenante è costituito da dischi flottanti da 320 mm con pinze a 4 pistoncini, abbinati al singolo posteriore da 230 mm, tutto firmato Brembo. Altro pezzo forte è la romantica forcella che ricorda quelle da GP anni Settanta: è una oleodinamica convenzionale da 43 mm realizzata appositamente da Oram, come pure la bella coppia di ammortizzatori posteriori; entrambi i reparti sono dotati di regolazioni esterne separate del freno in estensione, compressione e precarico molla.

La scelta della semicarenatura, anziché il vestito lungo, è una peculiarità che Arturo ha voluto in tanti suoi modelli per lasciare in vista la struttura meccanica del motore, creando quell’irresistibile contrasto fra amarcord e hi-tech.

Degne di nota le piastre sterzo in lega di alluminio ricavate dal pieno con lavorazioni a CNC. Le ruote, entrambe da 18”, sono rigorosamente a raggi, marca JoNich Wheels, progettate per l’utilizzo di pneumatici tubeless ed equipaggiate con pneumatici Metzeler Racetec RR K1: 110/80 e 160/60 le misure. Persino le manopole sono ispirate al passato, ma prodotte oggi da Ariete – Sandro Mentasti. Il peso della moto è indicativamente 160 kg. (Per altre foto e dettagli visitate il sito ufficiale).

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