A tre gare dalla fine si può affermare, senza timore di essere smentiti, che il Team Honda è la squadra più forte del mondo. Ha moto favolose guidate dalla coppia più veloce ed equilibrata del pianeta: Marquez, il debuttante; Pedrosa, il veterano della HRC, con ben otto anni di militanza nello squadrone jap.
Oggi sembra tutto piuttosto scontato, ma ricordate cosa si diceva esattamente un anno fa? Marc, col passaggio alla MotoGP e continuando con quello stile di guida oltre ogni limite ereditato dalla Moto2, avrebbe faticato a terminare le gare. Ci si aspettava un botto dopo l’altro.
Per Dani il trattamento non fu molto più delicato: addirittura qualcuno ritenne scandaloso che venisse preferito a Valentino Rossi, che lasciava la Ducati in cerca di alternative. Il tempo per Pedrosa sembrava scaduto: tante occasioni, zero titoli. Ma l’ingegner Nakamoto (vice presidente Honda) e Livio Suppo (team manager) ritennero che in quel momento non ci fosse pilota più forte di lui disponibile sul mercato. Ne erano convinti, nonostante Pedrosa fosse uscito ulteriormente ridimensionato da un Casey Stoner pronto a lasciare la Honda. In realtà, forse mai all’interno di questo team si è vista un’accoppiata così equilibrata, oltre che forte, soprattutto considerando i risultati e la costanza di una stagione.
Pensate che su 15 gare disputate fino a oggi, in 8 occasioni i due compagni di squadra sono arrivati sotto alla bandiera a scacchi separati da meno di 3 secondi e mezzo, con una media totale per ogni gara conclusa da entrambi di 3,41 secondi. E’ un dato pazzesco, se consideriamo che a Rossi e Lorenzo, in quasi un anno di gare, è capitato solo in Malesia di arrivare così vicini l’uno all’altro, a 3,7 secondi. Questo significa mettere tecnicamente il segno pari fra i due, al di là delle posizioni in classifica, come non si era mai visto prima. Considerata, infatti, la media per gara, il gap fra i due yamahisti cresce addirittura a 12,8 secondi, a dimostrazione che la Casa di Iwata ha avuto spesso un solo pilota su cui puntare. Parafrasando la nota pubblicità di gelati “due riders buoni is megl che one”, con due piloti equivalenti le chances raddoppiano e l’imprevedibilità delle gare può disegnare giochi di squadra involontari, oltre ovviamente a tenere conto di un possibile aiuto “ufficiale” al momento del bisogno.
Ad esempio a Sepang Pedrosa ha avuto modo di allontanarsi dal gruppo, sfruttando il botta-risposta fra Lorenzo e Marquez che, così facendo, si rallentavano. Dani avrebbe vinto ugualmente, ma così si è tolto prima dall’impiccio. E comunque non si sa mai cosa può succedere quando ti trovi in mezzo a due anime calde più della Malesia, come Jorge e Marc, che vogliono attaccare briga con te… Il passo della Honda numero 26 è stato strepitoso, con 15 giri sul 2’01”, prima di salire in 02”, contro gli 8 passaggi soltanto della M1 numero 99 prima che arrivasse la crisi degli pneumatici. Una crisi che sia Lorenzo che Rossi hanno avvertito tantissimo nell’ultimo settore (composto da due tornanti che immettono sui due lunghi rettilinei), dove si evidenzia, dall’analisi dei tempi, scarsissima costanza. Come dire che le due Yamaha tendono ad arrivare vicine al traguardo più quando ci sono problemi in comune che quando sono competitive, come invece accade alle due Honda. Un quadro che rafforza la tesi di chi crede che la M1 sia a un livello inferiore rispetto alla RC213V e che Rossi, oggi, non riesca a fare la differenza come Lorenzo.