Non c’è nulla di più profondamente radicato nell’immaginario collettivo. Nulla di tanto desiderato. Nulla di così suggestivo. La California. Los Angeles e la sua distesa senza fine di case basse, quartieri che si dilatano l’uno dopo l’altro, immobili e infiniti. Le autostrade a otto corsie, con un traffico da tangenziale italiana ancora più intenso eppure più ordinato. Auto sportive guidate da donne bellissime. Malibu. I surfisti. Le spiagge che si affacciano sull’Oceano. Come nei film. Tutto uguale, fotogramma per fotogramma. Nel luogo del mito le luci della ribalta sono difficili da conquistare: la Moto Guzzi California l’ha fatto, consacrandosi come icona su due ruote nella nazione in cui esistevano soltanto le Harley-Davidson.Custom oppure Touring, la California è realmente un’icona, il modello della Casa di Mandello più amato e celebre. La sua più recente versione, lanciata poco meno di due anni fa all’EICMA 2012, è riuscita nell’impresa di rivoluzionare estetica e tecnica riscoprendo il fascino della prima California. Per farne una moto davvero all’avanguardia, nello stile e nella dotazione. Custom (leggi la prova) e Touring (qui la prova) condividono il bicilindrico a V da 1.380 cc, che segna il record di cilindrata nell’ambito della produzione motociclistica europea. Il montaggio elastico nel telaio migliora il già elevato comfort di marcia, specialmente della più paciosa (e pesante) versione Touring. Ma è la raffinata elettronica di gestione, oltre alla ciclistica efficacissima, a fare la differenza: il Ride-by-Wire multimappa offre tre modalità d’erogazione, caratterizzate da nomi italiani molto evocativi, cioè Turismo, Veloce e Pioggia. I 96 cv di potenza sono gestiti dal controllo di trazione MGCT su tre livelli, disinseribile. L’interasse è tipicamente custom (1.685 mm), come l’angolo del cannotto di sterzo aperto (28°) e l’avancorsa di 155 mm: nonostante questo la California è persino reattiva, addirittura rapida nei cambi di direzione, almeno rispetto alle concorrenti. L’abbiamo potuto sperimentare lungo le curve che, abbandonate le autostrade che seguono a debita distanza il profilo della costa californiana, si spingono tra le montagne vedereggiatni della Santa Monica Mountains National Recreation Area. L’asfalto della Mulholland Drive, non meno mitica di tutto ciò che ci circonda, è liscio come in Italia non sarebbe mai. Il traffico, dietro le spalle, diventa un ricordo lontano, che si spegne come l’eco di motori in lontananza. La strada sale tra le montagne, tra panorami di grande impatto e curve da percorrere in appoggio. La Custom, più leggera e pronta, concede immediata confidenza, tanto che bastano poche curve per esplorarne il limite di inclinazione, rappresentato dalle protezioni in teflon poste sotto le larghe pedane e non certo dalle prestazioni della ciclistica.Il panorama dalle alture di Malibu: a perdita d’occhio si snodano le 27 miglia della costa più famosa al mondo. Ville che si affacciano sulla spiaggia e sulle onde ribelli dell’Oceano Pacifico. Vento che scuote le palme.“Malibu – La vita è troppo breve per vivere altrove”. Ed è davvero così, mentre la nostra Moto Guzzi con un filo di gas ci accompagna lungo la Pacific Coast Highway. Vibrazioni appena avvertibili, gas da dosare senza patemi, con la certezza di una pronta risposta in accelerazione qualora servisse divincolarsi tra le auto. La bicilindrica italiana è una custom atipica, che nonostante rispetti gli stilemi della categoria conquista soprattuto per il piacere di guida.Incontri californiani – Miguel GalluzziMiguel Galluzzi è di casa in California: non soltanto perché dirige il Piaggio Advanced Design Center di Pasadena, città universitaria alle spalle di Los Angeles. Ma perché qui ha studiato, sviluppando la sua sensibilità artistica. Qui è tornato, per ricominciare a osservare la strada e i motociclismi, cercando ispirazione per lo sviluppo dei nuovi modelli del Gruppo Piaggio. Galluzzi si affaccia sulla strada principale di Pasadena, letteralmente. Si mette alla finestra e vede sfrecciare auto e moto. Biciclette. “Un trend che abbiamo osservato è che i ragazzi vanno molto in bicicletta. La generazione dei millenials non vede più l’auto come un’esigenza, quindi in molti casi i ragazzi non fanno nemmeno la patente”. Galluzzi, che incontriamo in un contesto molto informale, come fosse una chiacchierata tra amici, si sofferma sulle nuove tendenze: “Sono arrivato qui dall’Europa un po’ scoraggiato, perché pensavo che la voglia di moto tra i giovani fosse quasi estinta. Invece ho scoperto che i ragazzi tra i 20 e i 30 anni vanno in moto, e tanto! Comprano modelli degli anni Ottanta, spendono 500 dollari per l’acquisto e altri 1.500 per la personalizzazione. Tutto questo nelle statistiche di vendita non esiste, non compare. Passano le generazioni ma il gusto della moto rimane. La V7, ad esempio, è la prima Moto Guzzi dopo molti anni che viene comprata dai trentenni: perché è divertente, è facile, è bella”. Galluzzi ha le idee molto chiare: “Le moto devono cambiare. Il Gruppo Piaggio ha vari marchi per poter assecondare la componente romantica e quella pratica del motociclismo, e della vita. Cerchiamo nel passato i valori su cui costruire: ma tutto questo non è soltanto rètro, bensì tradizione”. Visionario o pragmatico? La sua storia parla per lui: dalla Ducati Monster alle Moto Guzzi V7 e California. E il futuro? A un passo.