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MotoGP Silverstone, tutto nell’ultimo giro

Max Temporali analizza l'ultimo giro di Silverstone, quello dove Lorenzo ha fatto la differenza. Un mix di astuzia, tattica e velocità.

A Brno, pista dalle caratteristiche simili a quelle di Silverstone, con curvoni lunghi e pieghe che durano un’eternità, Marquez aveva parlato della sua Honda, moto perfetta, con un solo, piccolo gap rispetto alla Yamaha individuabile nella velocità di percorrenza in curva. Quella percorrenza che sulla pista inglese ha strizzato l’occhio a Lorenzo nel momento del bisogno. Silverstone è una pista di quasi 6 km di lunghezza, con quattro rettilinei, più o meno lunghi, dove il motore conta eccome, anche in una categoria come la MotoGP.

La Honda di Marquez, con o senza scia, è sempre stata più veloce della Yamaha di Lorenzo; nelle ultime tornate la differenza era addirittura di 8-10 km/h e da qui ha preso spunto la strategia del campione del mondo. Dopo 19 giri a cannone, Jorge non ha mai subìto la pressione provocata da Marc e Dani e non ha nemmeno sforato una sola volta le traiettorie ideali, Lorenzo è stato il distillato della precisione di guida, fenomenale. 

Ma, dopo una gara tiratissima ad ogni istante, questi che ti combinano all’ultimo giro ? Firmano il record nel primo settore, con la replica di Marc anche nel secondo tratto. Lorenzo sapeva di dover esagerare al T3, per uscire forte dall’ultima curva a sinistra, da seconda, che immetteva sull’ultimo, importante rettilineo in cui la differenza di velocità fra le due moto avrebbe condizionato il risultato finale.

E tant’è, record  anche lì, perché il pilota maiorchino, oltre a sfruttare il massimo della trazione per accelerare prima sul dritto, ha provato a mettere fra sé e gli avversari un po’ di spazio per evitare il trenino e le scie in accelerazione; le Honda l’avrebbero bruciato nel cambio quarta-quinta marcia. C’è riuscito, ma il sorpasso di Marc era fondato, anche stavolta, sulla forzatura in ingresso curva, esattamente come a Brno.

La Honda permette il “taglio”, la spigolatura nella fase staccata-ingresso. La Yamaha no, per essere veloci va guidata tonda, si frena con meno violenza e si ritarda la chiusura alla corda. Ha un telaio che “cerca” l’aderenza, che fonda la sua guida sulla velocità di percorrenza. Honda, al contrario, richiede uno stile più simile alle quattro ruote, dove è importante ridurre lo spazio fra il momento in cui si lasciano i freni e quello in cui si apre il gas. Ecco perché Lorenzo non ha potuto chiudere la porta in staccata spigolando la traiettoria, ed ecco invece il motivo per cui Marquez si è tuffato dentro di taglio, con un cambio di linea rapido che rende bene l'idea di quanto sia reattiva quella moto. La manovra però non è stata perfetta: dopo quella curva a sinistra di ritorno da seconda marcia, con un angolo di quasi 180°, seguiva una sorta di ferro di cavallo a destra.

E’ supponibile che Marc sia entrato forte nella prima, andando un filo oltre la linea corretta e ritardando quindi il cambio di direzione che l’ha portato a entrare nel destra leggermente veloce, finendo quindi per aprire una porta di mezzo metro per un istante infinitesimale. E’ lì che Jorge si è fatto trovare pronto e, incollato alla corda interna e gomito a terra, ha sfruttato il potenziale della sua M1, accelerando e disegnando quel tratto con maggiore velocità di percorrenza. Poi via ancora con Marc di traverso all’ultimo curvone da 220 all’ora, sotto il controllo di una formidabile elettronica Honda che, anziché tagliare di netto sulle perdite di grip, interveniva con una progressione mai vista sulle MotoGP che permettono fantastiche derapate, al confronto di un Lorenzo infilato nel binario in cui il controllo di trazione gli vietava quella piacevole e armonica patinata. Due moto tecnicamente all’opposto, ma dove la M1 continua a mostrare una evidente inferiorità tecnica. Con un cambio seamless e una decina di cavalli in più allora potremmo parlare di equilibrio. Ma per fortuna il motociclismo rimane uno sport dove il pilota fa e farà sempre la differenza. 

Max Temporali, voce tecnica di Mediaset del Mondiale MotoGP si è aggiunto all'elenco dei contributor di RED. Sarà lui a raccontarci le gare “viste da dentro”, a darci la sua opinione, a raccontarci i piloti, a “frugare” nei segreti del paddock vissuto in prima persona da uno che ha corso (e vinto) e che ora racconta le moto dietro al microfono. Dopo la SBK vivremo anche la MotoGP a modo nostro, raccontata da chi è a stretto contratto con i protagonisti

Stefano Cordara

 

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