Mileage. Adoro gli inglesi che hanno sempre una parola giusta (e con il suono giusto) per ogni definizione. La traduzione italiana “chilometraggio” o “percorrenza” di sicuro non rende giustiza al termine. Ma mileage è anche la parola magica che ultimamente sentiamo più spesso uscire dalla bocca di chi costruisce pneumatici. Eh già, i tempi sono cambiati la percezione di un prodotto pure, soprattutto in Italia. Se una volta le performance assolute erano l’unico metro di paragone (ho visto con i miei occhi moto granturismo con gomme in mescola) oggi anche il motociclista italiano si è accorto che magari certi prodotti estremi su strada alla fine non danno tutti questi vantaggi, e che, magari, cambiare un treno di gomme all’anno costa meno che cambiarne tre.
Un buon aiuto è arrivato anche dai nuovi prodotti, che sono andati di pari passo con l’evoluzione delle moto. Gli pneumatici “turistici” duri come il marmo, capaci di percorrere decine di migliaia di km (ne ho usati molti in passato…) ma con un grip diciamo così non perfetto, hanno lasciato spazio a prodotti “sport touring” molto più evoluti capaci di soddisfare nella guida e con un grip di altissimo livello (soprattutto sul bagnato). Paradossalmente, però, su questo tipo di pneumatici i costruttori sono riusciti ad ottenere risultati impressionanti anche dal punto di vista della durata, tanto da promettere percorrenze con aumenti percentuali di quasi il 30%. Già: grip, bella guida e durata, tre cose che sembrano fare a cazzotti tra loro e oltretutto sono difficilmente verificabili sul campo. A meno di non organizzare una prova speciale.
Se infatti a tutte le presentazioni di pneumatici possiamo verificare direttamente le prime due voci dell’elenco (grip e bella guida), sulla terza pesa sempre un grosso punto interrogativo. Impossibile infatti verificare il “mileage” con una prova di un giorno. A meno che… a meno che non si sia in prossimità dell’estate e non ci sia una moto in partenza per un lungo viaggio in Norvegia. Lo spunto ci arriva quando riceviamo le nuove Bridgestone T30 in redazione. Non ci sarà un evento per presentare queste gomme, di cui abbiamo scelto solo la misura (120/70 e 180/55) per poterle montare sulla BMW F 800 GT fresca di arrivo sul mercato. Le T30 affiancano in gamma (nella direzione più turistica) le S20 e rimpiazzano le BT23 che erano già un ottimo prodotto. Secondo Bridgestone migliorano grip e maneggevolezza senza perdere in feeling di guida e sul bagnato. Sono nuovi mescole, intagli e rigidità delle carcasse e le intenzioni dei progettisti sono state quelle di migliorare quello che in inglese si chiama “contact patch” ovvero l’area di impronta.
LA MAPPA DEL VIAGGIO
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Tecnicamente tutto chiaro, ma nella vita reale come si traducono tutte queste cose. Durante il rapido test rapido con la F 800 GT (tenuto peraltro nel giugno più piovoso della storia) il T30 ci aveva molto ben impressionato. La sensazione è stata quella di una gomma molto stabile, “tonda” in grado di offrire realmente un ottimo feeling di avantreno e, soprattutto, portatrice sana di grip sul bagnato. Proprio la guida sul bagnato, in generale, è il punto forte di tutti gli ultimi pneumatici arrivati sul mercato che in queste condizioni fanno davvero impressione. Il T30 non fa differenza, anzi spicca per insensibilità all’acqua planing e grande feeling sui fondi difficili che abbiamo trovato durante quasi tutto il periodo di test. Nonostante la GT bavarese non sia una moto strapotente (ma in grado comunque di concedersi alla guida sportiva), però abbiamo notato una cosa: dopo quasi 800 km di prova anteriore e posteriore sembravano ancora nuovi. Un buon motivo per approfondire quanto può essere lunga la vita degli nuovi pneumatici Sport Touring giapponese. Per questo abbiamo “spostato” le Bridgestone T30 dalla F 800 GT che avevamo in prova a alla F 800 S (che della GT è la progenitrice) del nostro lettore (oltre che amico) Arrigo Magnaghi, in partenza per un tour in Norvegia con tanto di carico al seguito. Da li in poi le T30 hanno viaggiato per quasi tre settimane su tutti i fondi possibili, dalle velocissime autobahn dove si passano spesso i 200 all’ora alle tortuose (e granulose) curve norvegesi. Poi Svezia, Finlandia, di nuovo Germania. Un viaggio bellissimo per chi lo compie, un tour de force per gli pneumatici che lavorano sempre a pieno carico e, a tratti, ad alta velocità. Arrigo non è un tester, ma un normale utilizzatore (potete contattarlo qui, sul suo profilo facebook) e dopo tanti km in sella le sue impressioni hanno finito per coincidere con le nostre. Soprattutto, per lui la sorpresa è arrivata sul bagnato situazione in cui il feeling era ai massimi livelli. Come è andata, quindi, con il famoso “mileage”? Il risultato del test lo potete vedere nelle foto qui sotto. Dopo la maratona nel punto più consumato del pneumatico anteriore sono rimasti ancora 3,7 mm di battistrada, mentre gli intagli del posteriore misuravano ancora 3,10 mm al centro e 4,5 mm ai lati. Ovviamente la tanta autostrada tedesca ha fatto il suo, ma diremmo che il T30 ha passato la prova.
ECCO LE FOTO SCATTATE AL BATTISTRADA DURANTE IL VIAGGIO