LIVE“Versatile System“, questo è l’acronimo da cui nasce la parola Versys che dà il nome alla crossover Kawasaki. La Versys 650 appartiene alla piattaforma “piccola” di Kawasaki, quella che ha il fulcro nel motore bicilindrico in linea da 649 cc nato nel 2005 con la prima ER-6n e poi arrivato nel 2008 sulla Versys. Una moto di rottura per la Casa di Akashi e che ha fatto discutere non poco per l’estetica ma ha anche convinto con i fatti un sacco di motociclisti, grazie alle indubbie qualità dinamiche e di praticità. Non a caso con solo un restyling sulle spalle è ancora oggi la terza Kawasaki più venduta in Italia. Quello che arriva nel 2015 è però ben più che un restyling. L’evoluzione della nuova Versys va oltre il nuovo look (peraltro dotato di maggiore appeal) voluto da Kawasaki per aumentare la grinta del modello e creare un family feeling più spinto con gli altri modelli carenati di Akashi. Sulla Versys i tecnici giapponesi sono intervenuti un po’ a tutti i livelli, tenendo quello che c’era di buono nel progetto e migliorando quello che c’era da migliorare, seguendo soprattutto le richieste dei possessori dei modelli precedenti, che alla Versys non chiedevano solo versatilità ma anche un’attitudine al turismo più spiccata.Accontentati. Ad Akashi hanno lavorato per rendere la Versys una piccola globetrotter, aumentando la capacità del serbatoio (ora di 21 litri in luogo dei precedenti 19) e la protezione dall’aria con un nuovo parabrezza più largo del 70% rispetto al precedente e regolabile senza scatti per una escursione di 60 mm. Ma, soprattutto, hanno lavorato per predisporre la Versys 650 2015 all’utilizzo di borse laterali integrate (che sfruttano il sistema one-key e si aprono con la stessa chiave di accensione), ora perfettamente integrate nella linea della moto e installabili senza l’ausilio di telai supplementari grazie agli attacchi previsti direttamente nel codone. Modifica che ha richiesto l’irrobustimento del telaietto posteriore. Motore e ciclistica si evolvono in parallelo.Il bicilindrico in linea guadagna, infatti, 5 cv, passando da 64 a 69 cv. Migliorano anche la coppia, che passa da 61 Nm a 6.800 giri a 64 Nm a 7.000 giri, e i consumi diminuiti del 2%; durante la prova abbiamo rilevato una percorrenza di 4.7 litri per 100 km. Il motore è fissato al telaio con nuovi supporti anteriori su silent block che dovrebbero ulteriormente attutire le vibrazioni.Anche la ciclistica è stata rivista: nuova la forcella Showa con steli di 41 mm di diametro con regolazioni separate (precarico a sinistra, idraulica – solo in ritorno – a destra) che conferma l’escursione della precedente, ma allunga i foderi di 25 mm migliorando quindi la rigidità. Nuovo anche il monoammortizzatore, che guadagna la regolazione remota del precarico tramite pomello. Cambia anche l’impianto frenante, con una nuova pompa, l’ABS Bosch di ultima generazione siglato 9.1 MB e pinze Nissin (prima erano Tokico) che al retrotreno frenano un disco maggiorato a 250 mm. Tutti interventi che fanno capire bene la strada intrapresa dalla nuova Kawasaki Versys, che vuole sì restare un mezzo versatile per l’utilizzo quotidiano ma anche essere una fedele compagna di viaggio in grado di trasformarsi, attingendo eventualmente al ricco catalogo di accessori, in un una vera e propria tourer, la cui unica rinuncia è quella al cavalletto centrale, che non si può montare a causa dello scarico basso. I prezzi partono da 7.490 euro per la versione che potremmo definire “base”. Kawasaki ha previsto due allestimenti, Tourer+ e Grand Tourer, in listino rispettivamente a 8.770 euro e 9.290 euro: tra borse, faretti, paramani e presa a 12 v trasformano la Versys in una autentica viaggiatrice.RIDEIn un momento in cui tutto il mondo sembra “drogato” da cavalli e centimetri cubi (che però spesso sono anche sinonimo di peso elevato), la crossover Kawasaki si erge a paladina delle vere medie cilindrate, con la voglia di dimostrare che bastano 650 cc per trovare equilibrio e soddisfazioni nella guida al giusto prezzo (di acquisto e mantenimento).Il successo di moto come la Versys – in classifica tra le più vendute di modelli così ce ne è più di uno – è dovuto soprattutto alla capacità di accontentare l’utenza praticamente in ogni situazione. Sono moto che spessp non eccellono in nulla, che non hanno una scheda tecnica da primato, ma mescolano al meglio molti ingredienti e proprio per questo hanno la capacità di far bene un po’ tutto, dal turismo al commuting alle quattro pieghe domenicali sul proprio passo preferito.Il mix di sospensioni lunghe, manubrio largo e ruote da 17”, in effetti, non è solo questione di moda ma sembra essere al momento una delle migliori ricette per quelle che ormai (soprattutto nel caso delle Versys) più che crossover possono essere definite le sport touring dell’era moderna.La Versys accoglie il pilota a bordo in modo molto confortevole e rilassato; le braccia assumono un’angolazione corretta e la postura è ottimale anche per affrontare viaggi di un certo impegno; ora ancora di più vista la ricollocazione delle pedane, più basse di 15 mm e avanzate di 20 mm, che rendono la piega delle ginocchia ancora più naturale. Tra le cose positive da segnalare ci sono entrambe le leve regolabili nella distanza (una rarità persino su moto ben più costose, anche se la frizione per essere una 650 è un po’ legnosa nell’azionamento) e il nuovo parabrezza regolabile in modo continuo. Di meno bello alcuni particolari un po’ posticci, come gli interruttori per le manopole riscaldate (peraltro di diametro superiore alla media), per i faretti o l’indicatore della marcia inserita (tutti optional, comunque) decisamente non all’altezza della qualità della moto. In questo campo, nell’integrazione di tutti i comandi nei blocchetti elettrici, i giapponesi hanno ancora da lavorare. Un peccato perché la qualità percepita sulla Versys è eccellente: plastiche, verniciature, accoppiamenti, materiali sono di alto livello, soprattutto considerando la fascia di prezzo della moto.Una volta a bordo ci si accorge subito di una sella con un’imbottitura azzeccatissima, caratterizzata da una conformazione snella nella parte centrale che garantisce di poter poggiare bene i piedi a terra in ogni situazione, pur con un’altezza da terra di 840 mm. La Versys ha sempre avuto il suo punto di forza nella guida: chi l’ha acquistata è nella maggior parte dei casi molto soddisfatto proprio per la sua capacità di essere facile, poliedrica e divertente. Agilissima nei cambi di direzione, leggera (216 kg in ordine di marcia per la versione ABS), facile come una mountain bike, capace anche di viaggiare: è una moto che davvero tiene fede al nome che porta.La nuova edizione della Versys non perde nessuna delle caratteristiche positive del progetto, aggiungendo una robusta iniezione di benessere a bordo. Benessere che si ritrova nel minor tasso di vibrazioni trasmesse dal motore (e la diminuzione è sensibile), oltre che nel funzionamento delle sospensioni. Mi piacevano anche prima, a dire il vero, ma ora secondo me hanno raggiunto il perfetto compromesso tra comfort e sostegno. La forcella è scorrevole soprattutto nella prima parte di escursione, in cui filtra qualsiasi tipo di asperità. Poi, però, nella seconda parte di escursione, quella che lavora quando si è in piega o in frenata diventa più sostenuta. Lo stesso si dica per il monoammortizzatore, migliorato sia nella scorrevolezza si nell’idraulica. Sulla moto in prova erano montate le borse laterali, con il risultato di avere la percezione di una moto un po’ “seduta”, percezione subito sparita dopo che ho aumentato un po’ il precarico molla (due giri del comodo pomello) per ridare un po’ di carico all’avantreno.La facilità di guida e l’assoluta agilità erano e sono rimasti due dei punti di forza della Versys, che si è spostata sì verso un utilizzo più turistico, ma mantiene comunque il lato “fun” che le è sempre appartenuto. Perché la seiemmezzo Kawasaki ha una ciclistica sana e un assetto centrato per almeno il 90% delle situazioni di guida. Non ha una valanga di cavalli da gestire, ma si usano tutti: l’erogazione è sempre morbida (anche grazie a una demoltiplicazione evidente dell’acceleratore a causa della una corsa un po’ troppo lunga), ma alla fine è una moto molto efficace e divertente da condurre.L’assetto deliberato da Kawasaki di fatto non mostra il fianco a critiche: la Versys è comoda ma non flaccida, assorbe ma non dondola. I trasferimenti di carico dovuti alle escursioni generose sono comunque ben controllati da un’idraulica che funziona molto bene e tiene botta, almeno fino a che non si inizia a viaggiare a ritmi molto elevati. Solo allora conviene mettere mano ai registri della forcella per cercare un po’ di sostegno in più. In ogni caso non è certo la guida sincopata, fatta di staccate all’ultimo metro, quella più adatta. Se lasciata scorrere mollando i freni presto – anche perché le Dunlop D222 hanno un certo effetto “stand up” se si insiste a tenere i freni in mano inserendo la moto in curva – e gestendo la percorrenza con il freno posteriore (molto più efficace che in precedenza) si ottiene il massimo dell’efficacia e ci si diverte pure.Gli interventi sul motore (i cavalli in più arrivano grazie a nuove mappature e a uno scarico rivisto nei passaggi interni) si fanno sentire soprattutto ai bassi e medi regimi. Ora il twin Kawasaki offre una curva di coppia un po’ più sostanziosa ai regimi che contano nella guida su strada. Elasticissimo, scende a 2.500 giri in sesta per riprendere senza problemi. La parte in cui è migliorato di più è quella dai 3000 ai 7000 giri, dove il nuovo bicilindrico risponde più convinto che in passato alle sollecitazioni dell’acceleratore. Poi, più in alto, l’erogazione si stempera un po’ e per arrivare ai 10.500 giri del limitatore occorre proprio volerlo. Meglio non insistere, quindi, ma passare al rapporto superiore, tanto la disponibilità di coppia non è male e la Versys esce comunque bene dalle curve.Le prestazioni sono più che adeguate al genere di moto, che ha come concorrenti dirette la Suzuki V-Strom 650 e la Honda NC750X. Il bello è che sono sempre facilmente sfruttabili: la Versys 650 è la classica moto che non mette mai in apprensione, che ti senti in mano dopo pochi metri, una delle moto più facili in assoluto da guidare. Qualità che salendo con cilindrata e cavalli non è sempre facile trovare.Anche la protezione dall’aria non è assolutamente male: il nuovo cupolino lavora molto meglio del suo predecessore e ha il vantaggio di poter essere regolato. In ogni caso toglie efficacemente l’aria dal busto e dalla parte bassa del casco senza causare alcuna turbolenza; gli specchi retrovisori danno una mano alle spalle, che comunque in velocità avvertono un po’ la pressione dell’aria. Nel complesso, comunque, la situazione è più che buona anche per chi vuole usare la moto per viaggi impegnativi. Personalmente ho trovato la miglior soluzione con il cupolino regolato a metà dell’escursione. Le novità dell’impianto frenante si traducono in una frenata più efficace, che richiede minor sforzo alla leva. Passato l’effetto “spugna” dei precedenti comandi (anche perché i tubi sono più piccoli) si ha un punto di pressione più definito, una buona modulabiltà e un attacco senza dubbio più deciso. Spiace solo per la leva, che anche nella posizione più vicina resta comunque lontana per chi ha le mani piccole come il sottoscritto.L’evoluzione di un progetto ben riuscito ha portato la Versys 650 alla definitiva maturazione. Resta da capire quanto il pubblico, ammaliato dalle nuove 800, sarà in grado di comprendere come una moto come la Kawasaki (anche conti alla mano) possa soddisfare molti più motociclisti di quel che si pensa.