La nuda compressa
Poco più di un anno fa ad Akashi hanno deciso di dotare quella che secondo loro è la moto da “macho” per eccellenza di un compressore centrifugo e… Beh, il risultato ve lo abbiamo già raccontato e nel caso ve lo foste perso ecco la nostra prova “americana” della Kawasaki Z H2. Ma la Z H2 è stata protagonista anche della nostra comparativa maxi naked dove ha messo in mostra tutta la sua prepotenza in accelerazione. I limiti emersi nel confronto? Sospensioni un po’ troppo semplici e impianto frenante non sempre all’altezza delle rivali più sportive.
Ma tu guarda, manco ci avessero ascoltato giusto un anno dopo mettono sul mercato la Kawasaki Z H2 SE, equipaggiata con il sistema di sospensioni semiattive KECS (Showa) e con un rinvigorito impianto frenante con pinze Brembo Stylema.
Dove eravamo rimasti?
La Z H2 SE in prova ha affascinato molte persone ai semafori. Le dimensioni sono indubbiamente importanti; le sovrastrutture come quella dell’air scope non donano un aspetto esile e aggraziato alla maxi naked ma parte del suo appeal deriva proprio dal fatto di essere lontanissima dagli attuali canoni di design, e ancor più lontana dalla competizione per “la moto più leggera del mondo”.
Forse parte del suo appeal deriva proprio dal fatto di essere lontanissima dagli attuali canoni di design del segmento a cui appartiene, e ancor più lontana dalla competizione per “la moto più leggera del mondo”
L’idea di essere decisamente sostanziosa è pienamente confermata dalla bilancia, che vede l’ago fermarsi a quota 240 kg (in ordine di marcia). Impressioni e dati sulla carta però possono ingannare: una volta partiti, la supercharged Kawasaki fa sì che quel numero diventi (quasi) un ricordo lontano. Non stiamo parlando di una 125 e nemmeno di una leggera naked europea. Ci sono situazioni di guida, come ad esempio i cambi di direzione, in cui il peso importante sull’avantreno si fa sentire, ma questo non fa certo della Z H2 una moto fisica e impegnativa nella guida stradale, anzi. Va detto anche che se si vuole una naked capace di accelerare così, l’avantreno deve stare giù, piantato, altrimenti tanto varrebbe non montare la ruota davanti…
Motore: capitolo a parte
Non posso trattenermi dal dedicare qualche riga al motore della Kawasaki Z H2 SE, che dal mio punto di vista gode di due vantaggi non indifferenti. Il primo lo raccontano i numeri: 200 CV e 137 Nm, con una erogazione che non lascia spazio all’indifferenza.
Il secondo vantaggio è sicuramente meno tecnico ma non secondario. Il compressore centrifugo della Z H2 la fa rientrare di diritto fra le moto (di serie) più “esagerate” al mondo, oltre a regalare un sound impagabile. Confermiamo quindi – come abbiamo fatto nella comparativa dello scorso anno – la validità di questo motore, che nonostante la potenza è sfruttabilissimo in ogni condizione.
Un missile terra-terra
Nessuna naked offre una sensazione di possenza e accelerazione come la Z H2 SE. Dar fondo al gas e tenere aperto con la ruota che si solleva a due spanne da terra anche in terza è roba da cuori forti. Quello che i tecnici Kawasaki sono riusciti a tirar fuori da questo quattro cilindri di “soli” 998 cc è straordinario. Non è la moto più agile del mondo ma ripaga con tanta stabilità e una capacità di accelerare (anche sopra i 200 all’ora) davvero esaltanti. Insomma questa è una grande moto stradale, che non promette il record sul giro in pista, ma tanto gusto a ogni uscita e un sorriso ben stampato in faccia a ogni colpo di gas.
Spazio alle novità
Le novità presenti sulla Kawasaki Z H2 SE sono le sospensioni semiattive e l’impianto frenante con pinze anteriori Brembo Stylema al posto delle M4.32 della standard. Il nuovo impianto si è dimostrato decisamente all’altezza dell’ammiraglia della famiglia “Z” anche se l’ABS è forse un po’ troppo premuroso nei suoi interventi. Sospensioni: il plus offerto rispetto alle sospensioni meccaniche del modello “base” è evidente, soprattutto per quanto riguarda il monoammortizzatore, decisamente migliore rispetto all’unità meccanica montata sulla versione base. Le tre mappature disponibili Soft, Normal e Hard, ben spaziate fra loro e che permettono di “cambiare veste” alla Z H2 SE secondo le proprie esigenze, ottenendo una moto ben più coerente di assetto rispetto a quella con le sospensioni meccaniche.
Con le mappature Soft e Normal si ha fra le mani una moto estremamente comoda anche se la taratura della forcella mi è sembrata un po’ morbida in inserimento in curva e quando si affrontano con decisione tratti sconnessi. Discorso opposto per la mappatura Hard, che restituisce una sensazione di maggior sostegno nella guida sportiva, rendendo la moto più stabile e precisa. Il prezzo da pagare in questo caso è la scarsa capacità di assorbimento delle asperità da parte del monoammortizzatore.
Innamorati? Sappiate che dovrete mettere in conto una spesa di 21.040 euro per la versione SE e di 22.490 euro per la versione Performance dotata di unghia monoposto, paraserbatoio, cupolino maggiorato e scarico Akrapovic in titanio.